Il restauro estetico degli incisivi centrali con faccette adesive: quale scelta?

Soluzioni indirette no-prep: i punti critici nelle aree delicate

Il secondo parere sul caso clinico presentato da Francesco De Angeli è quello di Camillo D’Arcangelo.

D’Arcangelo:
“Le tecniche indirette completamente additive richiedono un estremo grado di perizia sia da parte del clinico che da parte del tecnico, per cui, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, risultano meno adatte al neofita rispetto alle tecniche che prevedono una pur limitata preparazione degli elementi”

«La restaurativa adesiva», spiega Camillo D’Arcangelo, «si è evoluta in maniera considerevole nel corso degli ultimi anni. Questa evoluzione è legata in parte alla continua introduzione di materiali innovativi e sempre più performanti sia dal punto di vista estetico che funzionale, in parte a un inesorabile processo di affinamento e perfezionamento delle procedure cliniche e odontotecniche. Il caso proposto da Francesco è stato ben gestito in maniera parzialmente additiva, soddisfacendo a pieno le richieste estetiche del paziente a fronte di un costo biologico estremamente limitato in termini di tessuto dentale sano sacrificato». In epoca attuale, tuttavia, ricorda D’Arcangelo, è presente un comprensibile trend verso l’approccio ultraconservativo e dunque nella direzione di soluzioni completamente additive, o no-prep. «Queste soluzioni», spiega, «offrono il vantaggio (non trascurabile) di preservare il 100% del tessuto residuo, facilitano tutte le procedure cliniche che precedono la presa dell’impronta e sono spesso accolte con grande favore dal paziente, il quale finisce per essere fortemente motivato dalla consapevolezza di mantenere intatto ciò che resta dei propri denti». A fronte di questi innegabili vantaggi, tutto ciò che segue la presa dell’impronta tende invece a essere sensibilmente più complicato. «C’è bisogno della massima perizia da parte dell’odontotecnico per gestire spessori ceramici estremamente esigui», dice D’Arcangelo, «garantendo l’estetica ed evitando sovracontorni. In fase di cementazione, inoltre, il riposizionamento può non essere semplice, in assenza di una finishing line, ed è fondamentale gestire adeguatamente la fluidità del cemento e la pressione sui manufatti per evitarne la frattura. In riferimento alla domanda di Francesco, inoltre, bisogna tener presente che l’adozione di soluzioni indirette no-prep non è adatta indistintamente a ogni situazione clinica: bisogna valutare accuratamente se l’aumento di volume inevitabilmente connesso con un approccio solo additivo sia compatibile con l’estetica finale che si vuole ottenere; è necessario inoltre poter individuare sulla macrotessitura del substrato dentale originario la presenza di opportune zone di massima convessità, magari contigue ad aree di depressione, a livello delle quali il tecnico avrà la possibilità di portare a chiudere la ceramica in spessori sottilissimi, ma ovviamente non nulli. Nel caso proposto, la visione preoperatoria occlusale sembra indicare che un minimo di preparazione interprossimale sarebbe stata in ogni caso necessaria per eliminare dei sottosquadri in quella zona. Inoltre, la limitata possibilità di estendere la lunghezza degli elementi, sottolineata da Francesco a seguito della valutazione preliminare delle dinamiche occlusali, suggerisce che la pur limitata riduzione occlusale praticata abbia verosimilmente facilitato in questo caso la gestione dell’estetica incisale, contribuendo a incrementare opportunamente la resistenza dei manufatti in quest’area particolarmente delicata».

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Fig. 6 – L’immagine intraorale mostra la soddisfacente integrazione estetica dei restauri nell’ambito di un sestante anteriore la cui estetica appare adeguatamente migliorata rispetto alla condizione iniziale

In ultima analisi, sottolinea D’Arcangelo, le tecniche indirette completamente additive o no-prep rappresentano senza dubbio lo strumento più raffinato per risolvere in maniera ultraconservativa le problematiche estetiche di forma e/o dimensione. «Richiedono però, per le ragioni che abbiamo provato ad accennare», precisa l’esperto, «un estremo grado di perizia sia da parte del clinico che da parte del tecnico, per cui, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, risultano meno adatte al neofita rispetto alle tecniche che prevedono una pur limitata preparazione degli elementi. L’esperienza del tecnico e del clinico sono fondamentali per valutare opportunamente la reale fattibilità dell’approccio no-prep, che potrebbe, in assenza di particolari requisiti, non risultare praticabile con successo».

Il restauro estetico degli incisivi centrali con faccette adesive: quale scelta? - Ultima modifica: 2018-02-26T11:11:37+00:00 da Redazione

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