Il restauro adesivo come terapia nei casi di riassorbimento cervicale esterno (EICR)

L’importanza di eseguire un attento sondaggio parodontale, nell’ambito della visita odontoiatrica, gioca un ruolo preponderante, non solo nella diagnosi della malattia parodontale stessa, ma anche per intercettare precocemente lesioni talvolta asintomatiche a carico dei tessuti duri del dente, come il riassorbimento cervicale esterno (EICR).

Riccardo Aiuto
Consegue la laurea in Odontoiatria e protesi dentaria all’Universidad Europea de Valencia nel 2015. Presso lo stesso ateneo riceve l’incarico di “ Profesor Ayudante”  per l’insegnamento di Odontoiatria restaurativa.
è dottorando di ricerca presso l’Università di Valencia. Nel 2016 riceve la nomina di cultore della materia di Protesi dentaria presso l’Università degli Studi di Milano. Odontoiatra presso l’Istituto Stomatologico Italiano, è anche autore di pubblicazioni scientifiche e relatore a congressi internazionali nelle sessioni per assistenti alla poltrona odontoiatrica. Esercita la libera professione a Milano.

Dino Re
Nel 1984 si è laureato in Medicina e chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano, dove si è specializzato in Odontostomatologia nel 1987, in Ortognatodonzia nel 1991, per poi divenire ricercatore nel 1996. Autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e relatore a corsi e congressi in campo nazionale e internazionale, la sua attività di ricerca riguarda prevalentemente l’odontoiatria restauratrice, la protesi, l’endodonzia e la traumatologia dentale. Socio dell’AAE (American Association of Endodontists), dell’ESE (European Society of Endodontic), dell’IADR (International Association of Dental Research) e dell’IADT (International Association of Dental Traumatology), è socio attivo della SIDOC (Società Italiana di Odontoiatria Conservatrice) e della SIE (Società Italiana di Endodonzia), nonché attuale presidente della Società Italiana di Traumatologia Dentale (SITD). Professore aggregato presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegna Protesi dentaria, è condirettore scientifico de “ Il Dentista Moderno”  e, dal 2011, direttore del Reparto universitario di Riabilitazione orale dell’Istituto Stomatologico Italiano di Milano.

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Oltre al sondaggio parodontale, anche le indagini radiologiche tradizionali permettono di repertare occasionalmente un processo di riassorbimento cervicale esterno (EICR). Si tratta di un’insidiosa condizione patologica caratterizzata dalla progressiva perdita di tessuto dentale, con un possibile interessamento pulpare, che minaccia la prognosi dell’elemento colpito. L’eziologia, dibattuta in letteratura scientifica, annovera stati infiammatori e cause di natura fisica o chimica. Una volta appurato il sospetto clinico, la CBCT (Cone Beam Computed Tomography, tomografia computerizzata Cone Beam) è utile per classificare la lesione in base alle dimensioni e per guidare l’odontoiatra nella scelta terapeutica più appropriata.

Il caso

Il caso clinico descritto è quello riportato da Riccardo Aiuto, giovane odontoiatra di Milano. Riguarda un paziente maschio di 38 anni, con anamnesi priva di patologie sistemiche di rilievo, visitato presso il Reparto Universitario dell’Istituto Stomatologico Italiano.
«Il paziente», spiega Aiuto, «riferisce la comparsa di sintomatologia algica in zona 1.1 durante lo spazzolamento. All’esame obiettivo, si registra un sondaggio vestibolare associato a sanguinamento a carico dell’elemento 1.1, che presenta inoltre un restauro pregresso di V classe (Figura 1).

1. Sondaggio iniziale

I test eseguiti rivelano assenza di vitalità pulpare. Il sospetto diagnostico di EICR, visti i segni patognomonici della lesione descritta, è confermato dall’analisi delle immagini radiologiche (CBCT), che suggeriscono il grado 2 della classificazione di Heithersay (Figura 2). Un’indagine anamnestica dettagliata rivela la natura idiopatica della patologia. Vista l’età del paziente e l’elevata valenza estetica dell’elemento, si opta per un approccio minimamente invasivo con tecniche adesive».

2. CBCT

Il piano di trattamento, che prevede il restauro in resina composita, grazie all’esposizione chirurgica del difetto, e la successiva terapia canalare, è stato portato a termine in collaborazione con i colleghi del Reparto, coordinati dal dottor Gianluca Fumei, il quale ha eseguito la fase relativa alla chirurgia.

«Durante la prima seduta, previa anestesia per infiltrazione», spiega Aiuto, «si disegna un lembo d’accesso a tutto spessore. Una volta scollato il lembo e individuata la lesione, si procede con l’asportazione del tessuto di granulazione presente e con il perfezionamento della cavità, servendosi di una fresa a rosetta montata su manipolo dritto, rimuovendo tutto il tessuto patologico, ma preservando l’endodonto. Prima di proseguire con le procedure adesive, si provvede a effettuare un accurato controllo dell’emostasi e a introdurre un filo retrattore. L’evidente impossibilità di posizionare la diga di gomma obbliga a ricorrere alla diga liquida per evitare contaminazioni del campo operatorio. Le fasi successive rispettano i passaggi di una comune otturazione estetica:

  • mordenzatura della dentina con acido ortofosforico al 37% per 15 secondi;
  • applicazione del sistema adesivo e fotopolimerizzazione per 40 secondi (Figura 3);
  • inserimento di un composito flowable sul fondo della cavità e successiva stratificazione.

Il restauro termina con una minuziosa fase di rifinitura e lucidatura, fondamentale per la guarigione dei tessuti molli. L’intervento si conclude con la fase di sutura; prima di congedare il paziente, vengono illustrate le norme di comportamento da adottare nel post-operatorio».

3. Rifacimento del restauro di V classe pregresso

Al successivo appuntamento, si controlla la guarigione dei tessuti molli, si rimuovono i punti di sutura e si procede con la terapia canalare, seguita dalla realizzazione di un post space per la cementazione di un perno in fibra di vetro. «Questa scelta», dice Aiuto, «è dettata dalla pericolosa scarsità di tessuto residuo a livello cervicale. Su richiesta del paziente, si procede inoltre al rifacimento del restauro pregresso sul medesimo elemento dentario (Figura 4). Si esegue una radiografia endorale di controllo a fine trattamento (Figura 5). Tutte le fasi cliniche vengono eseguite con l’impiego del microscopio operatorio. Il paziente viene richiamato periodicamente con visite di controllo programmate a 1, 3 e 6 mesi; il follow-up a 1 anno evidenzia una restitutio ad integrum dei tessuti parodontali, avvallata dall’assenza di sanguinamento al sondaggio, e la completa remissione della sintomatologia (Figura 6)».

4. Isolamento con diga liquida e applicazione del sistema adesivo

La predicibilità della terapia nei casi di EICR dipende inevitabilmente dalla quantità di tessuto dentale residuo sano. «Per il corretto impiego dei materiali, oltre a conoscerne le caratteristiche e le indicazioni», ricorda Aiuto, «è altresì necessaria una particolare attenzione nella gestione degli stessi durante le manovre chirurgiche. Un restauro adesivo correttamente eseguito permette di ripristinare la morfologia dell’elemento dentario, garantendo un risultato estetico soddisfacente».

Il dubbio

«Come giungere a una corretta diagnosi di riassorbimento radicolare esterno? Quando impiegare le procedure adesive al posto del più tradizionale MTA per il restauro morfo-funzionale dell’elemento dentario affetto da EICR?».
Sottopongo il dubbio al mio mentore, il professor Dino Re, ricercatore e clinico notoriamente esperto di endodonzia e odontoiatria restaurativa.

Il restauro adesivo come terapia nei casi di riassorbimento cervicale esterno (EICR) - Ultima modifica: 2018-02-05T15:17:36+00:00 da Pierluigi Altea

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