Il microbioma orale: fattore diagnostico e prognostico del carcinoma orale

Se identificati, biomarcatori diagnostici e prognostici precoci presenti nel microbiota orale possono essere considerati potenziali “firme” distintive per la diagnosi del carcinoma orale. È questa una opzione in valutazione per anticipare il rilevamento di questa classe di neoplasie che, a fronte dei progressi nell’approccio terapeutico, restano ancora a prognosi sfavorevole, spesso correlata a una diagnosi tardiva, dunque in stadio avanzato. La proposta è suggerita da uno studio condotto da ricercatori indiani e americani, pubblicato su Technology in Cancer Research & Treatment.

Lo standard del trattamento delle neoplasie orali è rappresentato dalla chirurgia, in gran parte dei casi demolitiva, seguita da trattamenti chemio e/o radioterapici, singoli e/o combinati, tuttavia non sufficientemente efficaci per contrastare la malattia: vi è evidenza che il tasso di sopravvivenza a cinque anni rimane al di sotto del 50% e con la possibilità, frequente, di sviluppo di tumori secondari e/o ricorrenti. Ricerche recenti sembrano dimostrare un ruolo trigger dei batteri nel favorire l’insorgenza della patologia orale.

La popolazione batterica: una chiave distintiva. Oltre 700 specie batteriche differenti  convivono nella cavità orale, in quantità e qualità variabili in funzione della composizione della saliva e dell’habitat ospitante (il cavo orale, appunto). Quest’ultimo è infatti influenzato da fattori  quali ad esempio l’uso/abuso di tabacco, alcol, ma anche la masticazione delle noce di betel, e in ambito clinico, da alcune specifiche patologie, ad esempio l’HPV (Human Papilloma Virus) orale: tutti potenziali trigger per lo sviluppo del cancro orale, ma anche variabili sostanziali che alterano, appunto, il microbioma orale. Ceppi batterici patogeni e commensali collaborano sinergicamente e in modo significativo allo sviluppo di cancro orale, in misura e modalità differenti; nello specifico alcune specie batteriche sono in grado di promuovere uno stato di infiammazione cronica alla base del processo di cancerogenesi orale. Vi è evidenza che alcuni prodotti batterici e i rispettivi metaboliti possano, ad esempio, indurre alterazioni genetiche permanenti nelle cellule epiteliali dell'ospite tali da favorire la proliferazione e/o la sopravvivenza delle cellule epiteliali. Tra queste si annoverano Porphyromonas gingivalis e Fusobacterium nucleatum che inducono la produzione di citochine infiammatorie, la proliferazione cellulare e l'inibizione dell'apoptosi come anche l’invasione cellulare e/o la migrazione attraverso alterazioni genomiche della cellula ospite.

Le nuove tecnologie. Le tecnologie metagenomiche oggi aiutano a identificare il microbioma correlato al cancro orale, i genomi, le proprietà di virulenza e la possibile interazione con l'immunità dell'ospite. Si tratta di una batteria di informazioni preziose, stante che alcune recenti ricerche hanno messo in evidenza che le comunità microbiche commensali orali possono essere un potenziale strumento diagnostico per predire il carcinoma a cellule squamose orale. Ovvero un elemento su cui poter intervenire in maniera proattiva, preventiva, protettiva, terapeutica. Con queste finalità e per poter sviluppare approcci terapeutici precisi ed efficaci, potrebbe essere necessaria l'identificazione di microbiomi orali specifici, ovvero di biomarcatori diagnostici e prognostici precoci per il cancro orale. Aspetto su cui la scienza sta ancora indagando, con premesse interessanti.

Fonte

Chattopadhyay I, Verma M, Panda M. Role of Oral Microbiome Signatures in Diagnosis and Prognosis of Oral Cancer. Technol Cancer Res Treat 2019 Aug 1. doi: 10.1177/1533033819867354

Il microbioma orale: fattore diagnostico e prognostico del carcinoma orale - Ultima modifica: 2022-08-29T17:46:01+00:00 da Paola Brambilla
Il microbioma orale: fattore diagnostico e prognostico del carcinoma orale - Ultima modifica: 2022-08-29T17:46:01+00:00 da Paola Brambilla

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