Gli ultrasuoni nel ritrattamento canalare

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Il tema dell’utilizzo degli ultrasuoni nel ritrattamento canalare ortogrado è stato analizzato ampiamente in un testo, pubblicato su queste stesse pagine alcuni anni fa, a cura del dott. Fabio Gorni e della dottoressa Francesca Cerutti. Questa breve trattazione vuole fornire un sunto di tale pubblicazione, aggiungendo alcuni elementi comparsi in letteratura più recentemente.

I sistemi a ultrasuoni possono essere magnetostrittivi o piezoelettrici, questi ultimi più comunemente impiegati in ambito endodontico, in quanto fanno vibrare linearmente la punta. Il design di una punta ultrasonica favorisce la visibilità rispetto al comune manipolo rotante e pertanto il suo utilizzo risulta perfettamente abbinabile a quello del microscopio operatorio e al relativo sistema di illuminazione.

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La strumentazione ultrasonica, anche in virtù della varietà di inserti disponibili sul mercato, si presta ad essere impiegata in diversi quadri clinici indicati per ritrattamento e anche in diverse fasi di una stessa procedura.

L’accesso allo spazio camerale, ad esempio, risulta spesso complicato per via dell’anatomia sovvertita dal precedente intervento o per la presenza di ostruzioni (materiale da otturazione canalare, calcificazioni o altro ancora). Passando da una punta diamantata più grande a un inserto sottile, si potranno esporre gli orifizi dei canali precedentemente trattati o involontariamente tralasciati (si pensi al canale MB2 nel primo molare superiore).

Lo studio di Kasam e colleghi, apparso a metà 2016 sul Journal of Clinical and Diagnostic Research, ha confrontato l’efficacia di diversi metodi di rimozione del materiale da otturazione canalare. La valutazione in vitro ha individuato differenze significative in favore della punta a ultrasuoni, confrontata con due sistemi manuali e uno rotante, in quanto a residui di guttaperca e cemento endodontico, estrusione di materiale oltre apice, il tutto a tempi operatori più favorevoli.

Oltre a guttaperca e cemento endodontico, le punte saranno utili in caso di presenza, nel tratto coronale, di perni endocanalari e, più apicalmente, di strumenti endodontici separati.

In presenza di una perforazione, può essere necessario regolarizzarne la superficie, al fine di renderla ritentiva in vista del posizionamento del biomateriale da otturazione. Una punta ultrasonica può essere una buona soluzione in un caso in cui sia tanto importante l’atraumaticità.

Gli ultrasuoni hanno anche un secondo gruppo di applicazioni da ricordare: quella in fase di irrigazione del canale in corso di ritrattamento. I lavori di Jain (2015) e Latheef (2016) dimostrano l’efficacia dell’irrigazione passiva con ultrasuoni nella detersione dentinale: potendo portare la punta dello strumento fino a due millimetri dall’apice, la vibrazione induce la formazione di un potente circolo che rimuove i residui dalle pareti. Inoltre, il calore prodotto ha la capacità di attivare l’ipoclorito di sodio.

Riferimenti bibliografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4963757/pdf/jcdr-10-ZC06.pdf

https://www-ncbi-nlm-nih-gov.pros.lib.unimi.it:2050/pmc/articles/PMC4484146/pdf/jcdr-9-ZC11.pdf

http://www.ispcd.org/userfiles/rishabh/V8I7/V8I7A2.pdf

Gli ultrasuoni nel ritrattamento canalare - Ultima modifica: 2018-11-20T06:42:06+00:00 da redazione

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