La fluoroprofilassi viene considerata, come illustrato anche in un precedente articolo dedicato al razionale della conservativa in odontoiatria , la “terapia medica” della patologia cariosa. Ha un’importanza fondamentale, soprattutto nel paziente in crescita; il corretto management della terapia attiene alla giusta cooperazione fra il genitore e l’odontoiatra di riferimento, e consta di poche, semplici, ma fondamentali raccomandazioni.
Il testo delle Raccomandazioni cliniche in odontostomatologia, pubblicato nel gennaio 2014 dal Dipartimento della sanità pubblica e dell’innovazione del Ministero della Salute, la definisce addirittura come “la pietra miliare della prevenzione della carie”.
Il fluoro, quando messo a contatto con il substrato dentario, manifesta infatti diverse azioni positive:
- rinforza direttamente la struttura minerale, modificandone l’organizzazione biochimica: induce infatti la trasformazione dell’idrossiapatite in fluoroapatite
- favorisce la rimineralizzazione degli spot soggetti a demineralizzazione localizzata
- ha un’azione antibatterica, rivolta soprattutto sullo Streptococcus mutans, del quale rende più difficoltosa l’adesione.
Volendosi esprimere nel linguaggio dell’odontoiatria di comunità, la fluoroprofilassi ha un impatto positivo su di uno dei 5 indici del Cariogram, precisamente sulla suscettibilità.
Utilizzo di vernici al fluoro
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La somministrazione di fluoruri può avvenire attraverso due differenti vie: sistemica e topica. Le indicazioni terapeutiche e i dosaggi qui riportati sono quelli disponibili sulle Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva, a sempre a cura del Ministero.
La somministrazione sistemica è illustrata nelle Raccomandazioni 2 e 3 (forza A, grado di evidenza I): la fluoroprofilassi è consigliata per tutti i soggetti in età evolutiva che vivono in aree con acqua a basso contenuto di fluoro (< 0,6 ppm). La raccomandazione interessa principalmente i bambini fino ai 3-6 anni, ed è estesa a quasi tutto il territorio nazionale (eccezion fatta per le aree vulcaniche), anche per via del largo consumo di acque minerali, che hanno nella maggior parte dei casi un contenuto inferiore.
Tra i 6 mesi e i 3 anni di età, la somministrazione sistemica è l’unica consigliata, mentre l’uso di dentifrici contenenti fluoro può esporre al rischio di sovradosaggio. I dosaggi sono compresi fra 0.25 e 0.50 mg/die.
In base ai dati attualmente in nostro possesso, non esiste indicazione alla somministrazione di fluoro per via sistemica in gravidanza.
Per quanto riguarda la somministrazione topica, la via preferenziale è quella domiciliare, che utilizza dentifrici contenenti fluoro.
Nella fase di passaggio dai 3 ai 6 anni, è indicato l’uso quotidiano (2 volte al giorno) di una pasta dentifricia a basso contenuto di fluoro (500 ppm). Dai 6 anni in poi, l’uso di una pasta contenente almeno 1000 ppm può costituire l’unica forma di somministrazione, come illustrato nella Raccomandazione 4.
Applicazione in una giovane paziente di vernice al fluoro
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Scusate leggo ora questo articolo ma mi sembra che ci siano delle inesattezze rispetto alle ultime linee guida emanate dal Ministero della salute. Infatti la somministrazione di fluoro per via sistemica è stata declassata a grado di evidenza VI e forza della raccomandazione C ed è consigliata solo nei casi di oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio o in quelli ad alto rischio. Quindi non è assolutamente l’unica consigliata come scritto nell’articolo. Anche perchè in letteratura sono presenti vari studi che dimostrano l’efficacia degli integratori di fluoro in dentatura permanente mentre nella dentatura decidua non è ancora stato chiarito. Mentre dai 6 mesi ai 6 anni ora si predilige la somministrazione topica attraverso l’uso di un dentifricio contenente 1000 ppm di fluoro due volte al giorno in dose pea size (forza A grado I) Cosi come dopo i 6 anni di età. Naturalmente sempre considerando le altri possibili fonti di fluoro e il rischio singolo legato a ogni paziente, motivo per cui non si può generalizzare. Poi non bisogna sottovalutare il controllo dell’assunzione dei carboidrati,l’applicazione professionale di gel e vernici e le misure aggiuntive per i soggetti ad alto rischio (tutte raccomandazioni di forza A e grado I) Credo che l’argomento abbia bisogno di chiarezza in ogni sede dal momento che è stato sempre oggetto di controversie e rischia di generare confusione sia tra gli addetti ai lavori che tra i pazienti. Anche perché siete un sito di divulgazione scientifica e ci sono centinaia di professionisti che vi leggono. Meglio se leggono cose corrette, giusto?