Per le sue proprietà biologiche, tra le quali la spiccata attività antimicrobica, questa molecola ossidante costituisce un potenziale utile alleato in diverse applicazioni.
L’ozono (O3) è una forma triatomica dell’ossigeno, dotata di un peso molecolare di 47,98 g/mol. Termodinamicamente, si tratta di una molecola instabile, 1,6 volte più densa e 10 volte più idrosolubile dell’ossigeno. Ha un’emivita di 40 minuti a 20°C, il che lo rende difficile da immagazzinare. Pur non essendo una molecola radicale (durante la produzione vi sono passaggi che prevedono la formazione di radicali), è il terzo ossidante più potente dopo il fluoro e il persolfato. Tali caratteristiche gli conferiscono un potenziale biologico importante: usato come agente antimicrobico contro batteri, virus, funghi e protozoi, è infatti 1,5 volte più efficace del cloruro.
La storia dell’impiego dell’ozono in campo medico inizia praticamente con la medicina contemporanea: scoperto da Schönbein nel 1839, la prima applicazione medica risale al 1870, a opera di Lender. A meno di un secolo dalla scoperta, trovava impiego nel trattamento di più di cento patologie differenti, e l’odontoiatra svizzero Fisch riferiva di impiegarlo regolarmente nella propria pratica. L’ozono può essere applicato ai tessuti orali in tre forme: come gas (miscelato all’ossigeno), come acqua ozonizzata o anche come olio d’oliva ozonizzato, forma di delivery ideale.
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