Efficacia dello sbiancamento dentale post-trattamento endodontico rigenerativo 

Le procedure endodontiche rigenerative sono un campo in continua espansione in ambito odontoiatrico. Il loro obiettivo è quello di rigenerare le strutture radicolari danneggiate, la dentina e il complesso pulpo-dentinale. Questa tecnica è utilizzata generalmente nei denti permanenti immaturi che presentano necrosi pulpare in alternativa all’apecificazione.

Nonostante essa garantisca dei buoni risultati, una delle conseguenze che si possono verificare è lo scolorimento dell’elemento dentale. Le potenziali cause possono essere riconducibili all’utilizzo di medicamenti intracanalari o sostanze utilizzate come barriera durante la procedura. 

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Il dente con croma alterato può risultare non estetico soprattutto se è localizzato anteriormente, parliamo dunque di elementi incisivi o canini. 

Le opzioni più utilizzate per ovviare a questo problema sono l’applicazione di faccette sugli elementi discromici o la procedure di sbiancamento interno. 

L’opzione ideale sarebbe la seconda tenendo conto che per l’applicazione delle veneers sarebbe necessario rimuovere, anche se in minima porzione, la struttura dentale. 

Per la fase di sbiancamento vengono utilizzati dei prodotti che contengono una esigua percentuale di perossido di idrogeno.

Recentemente un team di ricerca ha eseguito una revisione sistematica della letteratura per valutare se lo sbiancamento dei denti in seguito a trattamento endodontico rigenerativo risultasse efficace. Inoltre è stato valutato quale tipo di tecniche di sbiancamento risultassero ottimali in questi casi e quanto tempo fosse necessario lasciare agire il prodotto per ottenere un croma corretto. 

Dopo aver analizzato più di 1400 pubblicazioni sono stati valutati congrui con i criteri di inclusione 15 studi di cui 6 in vitro e 9 in vivo. In quest’ultimi lo sbiancamento era stato eseguito a seguito di apecificazione o pulpotomia parziale. 

Sono stati utilizzati come agenti sbiancanti perossido di idrogeno, perborato di sodio o perossido di carbammide, anche in combinazione tra loro. 

La maggior parte degli studi in vitro ha valutato l’effetto dello scolorimento dei denti causato dalle paste disinfettanti. Si è notato come l’utilizzo di tripla pasta antibiotica con minociclina riducesse la decolorazione coronale rispetto ad altri prodotti disinfettanti. 

Sbiancamenti efficaci sono stati riscontrati quando si è utilizzato il perossido di idrogeno al 35%, il perborato di sodio e il perossido di carbammide al 37%.

Negli studi in vivo su 26 denti trattati 17 sono stati sbiancati con successo, in 6 casi si è verificato un miglioramento della tonalità mentre in 3 casi lo sbiancamento non è stato sufficiente. 

Non è possibile dire con certezza quale agente sbiancante dovrebbe essere raccomandato a causa dell’elevata variabilità degli studi valutati. 

Difatti questa revisione ci permette di affermare che lo sbiancamento dei denti diventati discromici dopo il trattamento endodontico rigenerativo è possibile. Lo sbiancamento interno è stato quello più utilizzato e ha portato dei risultati incoraggianti. 

Esiste inoltre un’ampia varietà per quanto riguarda la durata della terapia sbiancante per il tipo di elemento dentale, il grado di discromia e l’agente utilizzato per riportare il dente al croma originale. 

Saranno necessari ulteriori ricerche per ottenere delle linee guida precise che definiscano la tecnica di sbiancamento ideale, il materiale e la durata per ogni caso.

Riferimenti bibliografici a proposito dello sbiancamento

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33467092/

Efficacia dello sbiancamento dentale post-trattamento endodontico rigenerativo  - Ultima modifica: 2022-09-11T11:57:53+00:00 da redazione
Efficacia dello sbiancamento dentale post-trattamento endodontico rigenerativo  - Ultima modifica: 2022-09-11T11:57:53+00:00 da redazione

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