In virtù della difficoltà di ancoraggio, l’intrusione è considerata il più complesso tra i movimenti ortodontici. Gli apparecchi impiegati per indurre tale movimento sono molteplici: trazione extraorale associata a J-hook, archi di utilità, archi a 3 pezzi, archi NiTi Reverse Curve. L’aspetto comune a questi sistemi consiste nella tendenza all’estrusione dei denti posteriori e inclinazione vestibolare degli anteriori.
A questi si sono successivamente aggiunti i diversi dispositivi di ancoraggio temporanei, che forniscono un sostegno sulle basi ossee e che, secondo alcuni autori, sarebbero in tal senso superiori, nel movimento intrusivo, rispetto ai sistemi precedentemente considerati.
A questo proposito, un gruppo di lavoro arabo, recentemente, si è proposto di confrontare l'efficacia, a livello dentale e scheletrico, dei dispositivi di ancoraggio temporanei con metodiche ortodontiche classiche. Il lavoro è stato da poco pubblicato su Clinical, Cosmetic and Investigational Dentistry.
Il modello adottato è stato quello della revisione sistematica. I criteri hanno previsto l’inclusione di studi umani di tipo clinico randomizzato o di coorte, condotti su pazienti ortodontici adulti. I piani di cure dovevano prevedere movimenti intrusivi, senza restrizioni riguardanti le condizioni malocclusive di partenza.
Gli autori hanno scelto di non includere pubblicazioni antecedenti l’anno 2000. La ricerca coinvolto le banche dati Pubmed, Cochrane, Scopus, Lilacs e ScienceDirect e, ha inizialmente coinvolto un totale di quasi 1500 pubblicazioni, al netto dei doppioni.
A partire da questo ampio pool iniziale, sono stati selezionati 70 record e, da questi, 14. Alla fine, solamente 2 trial clinici randomizzati sono risultati sovrapponibili ai rigidi criteri di inclusione, che richiedevano necessariamente la valutazione radiografica dell’età ossea nella determinazione dell’arresto della fase di crescita. Non è stato, pertanto, possibile effettuare una meta-analisi e il livello dell’evidenza è stato giudicato medio-basso.
Il primo dei due lavori ha confrontato le mini-viti con l’arco di utilità. Il secondo ha, invece, confrontato l’ancoraggio su impianti con la trazione ad archi separati J-hook.
I risultati attestano una tendenza verso l’aspettativa iniziale degli autori, ovvero la maggiore efficacia dei dispositivi di ancoraggio temporanei nell’intrudere gli incisivi superiori, migliorando la relazione con il labbro, il tutto in tempi mediamente più brevi, rispetto alle tecniche tradizionali.
Le evidenze sono invece insufficienti per quanto riguarda l’intrusione di incisivi inferiori e a livello dei settori posteriori.
Per quanto promettenti, anche le indicazioni relative agli elementi superiori devono essere lette con cautela. Allo stato attuale delle conoscenze, pertanto, i dispositivi di ancoraggio temporanei si pongono come alternativa ma non possono essere indicati preferenzialmente, rispetto all’ancoraggio tradizionale, nel movimento ortodontico di intrusione. I risultati invitano alla prosecuzione delle ricerche, tramite la messa in atto di studi prospettici di elevata qualità.
Riferimenti bibliografici a proposito dell'ancoraggio ortodontico
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33469382/