Efficacia dell’approccio minimamente invasivo nel risparmio di dentina in endodonzia

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L’approccio minimamente invasivo rappresenta un trend importante in tutte le discipline mediche di stampo chirurgico. Diffusione dei sistemi di ingrandimento, eccezionale flessibilità raggiunta dagli strumenti rotanti di ultima misurazione, nuove sistematiche di attivazione dell’irrigazione e, in determinati casi, possibilità di pianificare i trattamenti attraverso la diagnostica tridimensionale (CBCT) a campo (FOV) ridotto.

Tutte queste innovazioni rendono possibile, in teoria, il ricorso sistematico ad accessi endodontici minimamente invasivi, secondo il razionale della conservative endodontic cavity. Il concetto prevede il deroofing parziale della camera pulpare e la conservazione della quota più consistente possibile di dentina pericervicale. Alcuni autori riferiscono perplessità riguardo alla possibilità di coniugare tale approccio con strumentazione e irrigazione canalari efficacemente eseguite.

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Lo studio di Lin e He, recentemente pubblicato sul Journal of Endodontics, ha impiegato un nuovo modello digitale al fine di confrontare 3 diversi accessi endodontici. 21 molari superiori e 15 superiori sono stati sottoposti a scansione 3D mediante TC cone beam e convertiti a file STL su cui simulare le preparazioni cavitarie.

In prima analisi, è stata valutando la quantità di tessuto occlusale e cervicale che, in teoria, ciascun approccio richiede di sacrificare.

Accesso camerale minimamente invasivo

Le 3 modalità di accesso, determinate digitalmente secondo reperi anatomici ricavati dallo studio di Eaton, apparso nel 2015 sulla stessa testata, sono le seguenti:

  • straight-line: richiede la rimozione di tutti cornetti pulpari, di modo che nessuno strumento vada incontro a flessione prima di aver incontrato la prima curvatura canalare;
  • straight-line modificato: accesso determinato a partire da una linea tangente il margine esterno della prima curvatura canalare;
  • minimamente invasivo: accesso determinato a partire da una linea tangente il margine esterno dell’orifizio canalare, dunque ancora più apicale rispetto al precedente.

L’accesso coronale risulterà via via svasato passando dalla prima all’ultima tecnica, con un progressivo restringimento dell’accesso sul piano occlusale.

Secondariamente, gli autori hanno anche valutato di quanto gli accessi determinati nei diversi modelli si discostassero dalla fossa centrale, che rappresenta il punto di inizio indicativo per una procedura clinica.

Passare dalla tecnica straight-line, alla straight-line modificata, alla minimamente invasiva ha comportato una progressiva riduzione significativa della quota di dentina cervicale rimossa. In altre parole, l’accesso a un canale richiede, passando da una tecnica all’altra, il sacrificio di quantità effettive di dentina sempre più ridotte.

Allo stesso tempo, in tutti i modelli sperimentali è stata rilevata una deviazione dalla fossa centrale non superiore al millimetro. Ciò significa che la stessa fossa centrale costituisce un punto di partenza adatto a ciascuna delle tre tecniche.

Riferimenti bibliografici
Efficacia dell’approccio minimamente invasivo nel risparmio di dentina in endodonzia - Ultima modifica: 2020-04-01T08:15:23+00:00 da redazione
Efficacia dell’approccio minimamente invasivo nel risparmio di dentina in endodonzia - Ultima modifica: 2020-04-01T08:15:23+00:00 da redazione

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