Nonostante possano condurre a sequele anche piuttosto gravi per il paziente, le patologie cistiche si caratterizzano per l’andamento asintomatico della loro crescita. Sono frequentemente scoperte in maniera casuale durante l’osservazione di una radiografia panoramica o endorale. Facendo l’esempio della comune cisti radicolare, questa è rappresentata come un’area di radiotrasparenza litica a carico delle basi ossee e, nel caso specifico, in corrispondenza di un apice dentario. Ha forma solitamente uniloculare, omogenea e a margini netti. Presenta un orletto di radiopacità, adducibile non certo alla presenza dell’epitelio, ma alla risposta reattiva da parte di cellule osteoblastiche.
Una cisti dei mascellari tende a manifestare dei sintomi nel momento in cui vi si sovrapponga un’infezione batterica: in tal caso, potrà essere osservato un corollario di sintomi comprendenti dolore, calore pulsazione, febbre, suppurazione.
L’esame clinico, consistente in ispezione, palpazione ed eventualmente aspirazione, permette la formulazione di una diagnosi presunta estremamente verosimile a partire dal sospetto clinico iniziale. È bene ricordare comunque che la formulazione di una diagnosi definitiva è possibile solo dopo l’esame istologico del reperto operatorio; è possibile in tal senso l’esecuzione di biopsie incisionali.
Nel caso dell’osservazione radiografica, sarà necessario tenere in considerazione diversi elementi, come ad esempio l’aspetto e la posizione della lesione osteolitica. L’agoaspirazione viene condotta solitamente nel caso di lesioni di particolare entità volumetrica, principalmente per motivi di diagnosi differenziale: serve, ad esempio, a riconoscere o escludere patologie su base vascolare (ivi comprese le pseudocisti emorragica e aneurismatica), che possono rappresentare vere emergenze chirurgiche senza la dovuta preparazione.
Sempre dal punto di vista radiografico, prima di intervenire chirurgicamente, si decide frequentemente si studiare al meglio forma e posizione della lesione cistica, soprattutto quando questa, all’esame preliminare, risulta in prossimità di strutture anatomiche nobili.
Trattamento di cisti dei mascellari
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Il trattamento delle lesioni cistiche dei mascellari è sempre chirurgico, tranne che nel caso delle cisti radicolari che, in alcuni casi, possono regredire dopo trattamento endodontico. Alcuni studi sostengono che le cisti che rispondono a tale terapia non presentino a monte la patogenesi tipica della cisti, ma siano un allargamento dello spazio apicale che va poi incontro a epitelizzazione.
La terapia di prima scelta è l’enucleazione in toto della lesione attraverso un singolo intervento chirurgico, definito cistectomia.
Nel momento in cui questa non risulti possibile – principalmente in ragione delle dimensioni della cisti o della sua vicinanza a strutture anatomiche – si può decidere di procedere con un approccio del tutto diverso, introdotto storicamente da Partsch nel 1892. l’intervento, chiamato cistotomia o, più frequentemente, marsupializzazione, consiste nella creazione di una comunicazione oro–cistica, da mantenere pervia e medicare, volta all’abbattimento della pressione endocistica (con conseguente arresto dell’attività osteoclastica), al drenaggio del contenuto e, quindi, alla riduzione del volume della lesione. Negli ultimi anni, in questi casi si è affermata la tecnica combinata, che prevede la marsupializzazione e, solamente dopo la riduzione della cisti, la sua enucleazione.
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