È stato già detto che la classificazione delle lesioni cistiche si basa sull’origine del relativo tessuto epiteliale. Nella prima parte della trattazione, ci si è concentrati maggiormente sulle cisti odontogene ed è stata accennata l’esistenza di lesioni definite, invece, pseudocisti.
Ragionando in termini generali, esiste una seconda grande famiglia di cisti “vere” (dotate cioè dei caratteri fondamentali per essere definite tali), le quali originano da un epitelio che non è quello tipico dell’odontogenesi. Si parlerà allora semplicemente di cisti non odontogene: l’epitelio in questione potrà essere di tipo ghiandolare o provenire dalle vicine vie aeree superiori, dalla cute ecc.
Rimozione di lesioni cistiche
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Le cisti odontogene, poi, possono essere distinte ulteriormente in disembriogenetiche e infiammatorie, sulla base del timing eziopatogenico con cui è stata innescata la proliferazione epiteliale. Esiste poi una terza categoria – costituita in realtà da un’unica specie istologica – che segue i meccanismi di crescita tipici delle patologie tumorali ed è, per questo, definita neoplastica.
Per inquadrare al meglio l’argomento, in ogni caso, è consigliabile rifarsi alla classificazione fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel 1992 Kramer, Pindborg e Shear introdussero la moderna classificazione delle neoformazioni dei mascellari. Una prima modifica fu apportata 10 anni dopo. L’aggiornamento su cui ci si basa attualmente, tuttavia, è datato 2005: basandosi sempre sui criteri di definizione, eziologia e patogenesi, sono state apportate modifiche significative riguardanti la terminologia, l’appartenenza di una cisti ad un certo sottogruppo, e sul relativo comportamento clinico e proliferativo (benignità o malignità). La novità più significativa, in tal senso, fu proprio l’introduzione delle cisti odontogene neoplastiche, rappresentate dal tumore odontogeno cheratocistico (KCOT), che sostituiva la nomenclatura “cheratocisti”, erroneamente ancora oggi piuttosto comune.
La classificazione viene qui di sotto riportata.
Cisti di origine disembriogenetica:
- odontogena
- cisti gengivale del lattante (perle di Epstein)
- cisti gengivale dell’adulto
- cisti dentigera o follicolare
- cisti eruttiva
- cisti parodontale laterale
- cisti ghiandolare odontogena (sialo-odontogena)
- non odontogena
- cisti del canale naso-palatino (del canale incisivo)
- cisti nasolabiale
Cisti di origine infiammatoria (tutte odontogene):
- cisti radicolare
- cisti residua
- cisti paradentale laterale
Cisti neoplastiche:
- tumore odontogeno cheratocistico (KCOT)
Pseudocisti:
- cisti ossea solitaria (traumatica, emorragica)
- cisti aneurismatica
- cisti o lacuna di Stafne
Alcune di esse hanno carattere francamente benigno, come ad esempio la cisti gengivale del lattante. Il KCOT – ex-cheratocisti – fa da contraltare per il suo comportamento potenzialmente aggressivo e per la tendenza alla recidiva.
La cisti radicolare rappresenta da sola il 50% delle lesioni cistiche odontogene: questo istotipo è collegato alla patologia endodontica e, quindi, alla pregressa formazione di un granuloma apicale.