In ambito ortodontico il trattamento di irregolarità come la presenza di un grosso spazio edentulo con importante riassorbimento osseo costituisce senza dubbio un quadro clinico complesso. Tale condizione risulta particolarmente complessa nel giovane, laddove insorga a seguito dell’esfoliazione di un elemento deciduo in assenza del corrispettivo permanente. La condizione può seguire alla perdita di un elemento per cause odontogene, caso evidentemente non auspicabile. La perdita di un molare permanente può portare a inclinazione, rotazione e lingualizzazione degli elementi adiacenti. È possibile anche un coinvolgimento del parodonto, con un appiattimento del profilo gengivale e anche formazione di pseudotasche in corrispondenza dei siti dentali soggetti a inclinazione (il tessuto osseo tende a seguire l’approfondimento della giunzione smalto-cemento).
Chiusura dello spazio con ortodonzia e implantologia
Un esempio di approccio ortodontico prevede in prima fase l’uprighting, di modo da riportare i margini in posizione ideale, e in seguito l’eventuale chiusura dello spazio, ristabilendo i contatti occlusali e predisponendo alla riabilitazione protesica. Quest’ultima risulta in realtà sistematicamente problematica nelle edentulie singole inveterate, soprattutto a livello della mandibola, dotata di corticali spesse e, nel contempo, suscettibile al riassorbimento osseo. Quella ortodontica può essere in questo senso una soluzione volta a evitare o ridimensionare le esigenze di bone augmentation che un trattamento implantare richiederebbe. Ciò nonostante, molti ortodontisti scelgono di non applicare tale opzione terapeutica su spazi edentuli ampi, in virtù delle possibili complicanze: deiscenza, parallelismo radicolare imperfetto, chiusura incompleta dello spazio, possibile prolungamento dei tempi, recidiva.
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Considerando nello specifico un approccio terapeutico che preveda effettivamente una riabilitazione di tipo impianto-protesico, alcuni Autori hanno proposto forme di spostamento ortodontico a termine, con il fine di creare una volumetria ossea adeguata nella selle edentula da trattare. Lo stesso elemento viene in seguito riportato nella posizione normale in arcata. Sembra che la condizione maggiormente favorevole a un piano terapeutico di questo tipo sia l’agenesia dell’incisivo laterale. Con una diagnosi sufficientemente precoce, infatti, è pensabile guidare l’eruzione del canino in sede incisiva laterale. Lo stesso elemento viene successivamente condotto alla sua sede naturale, trascinandosi comunque un volume osseo adeguato anche sull’aspetto mesiale (che risulta essere un punto di tensione). La sede rimasta edentula, a sua volta, presenterà una volumetria ossea ottimale e stabile per un periodo attestabile sui 4 anni. Uno studio che ha considerato 128 agenesie in 80 ha quantificato infatti il riassorbimento in 0.4 mm in altezza e nel 2% in termini di spessore. Il sito potrà essere pertanto impiegato per posizionare un impianto a fine crescita. Un protocollo analogo è stato proposto anche nel trattamento di agenesie del secondo premolare: in questo caso, però, è il primo premolare ad essere mesializzato.