Cementazione della corona su impianto dentale

Parlando di restauri protesici sostenuti da soluzioni implantari, è oramai accertato che questi forniscano prestazioni funzionali e garanzie estetiche paragonabili a quelle del dente naturale, la cui preservazione rimane sempre e comunque la prima scelta terapeutica. Da ciò deriva anche l’assunto – sostenuto dalle evidenze scientifiche – secondo cui l’unità implanto-protesica meriti le stesse cure del dente naturale protesizzato. L’impianto o, meglio, i tessuti ad esso adiacenti possono essere soggetti a problematiche cliniche che ricalcano quelle del dente. Il mantenimento del restauro inizia con la finalizzazione protesica ma viene demandato quasi del tutto agli sforzi del paziente nel mantenere la corretta igiene orale. Richiami e visite di controllo costituiscono momenti in cui il clinico e le figure professionali di cui questi si avvale (in primis, l’igienista) rafforzeranno tale mandato, apportando eventualmente delle correzioni. La prima e fondamentale forma di prevenzione delle complicanze a lungo termine è costituita da tutte quelle misure volte a facilitare la detersione dei tessuti perimplantari. La scelta della tipologia di cementazione può influenzare in una certa misura questo aspetto. L’opzione più immediata è quella che deriva direttamente dalla protesi tradizionale, corona cementata su moncone: quello naturale sarà sostituito dall’abutment implantare. L’alternativa è una semplice conseguenza della struttura della stessa fixture implantare, ed è costituita dalla corona avvitata su impianto. Si faccia l’esempio più semplice, ovvero la corona singola su impianto: la tecnica cementata viene largamente impiegata per la cementazione del manufatto protesico definitivo, ma utilizza comunemente un cemento provvisorio.

Questo non potrà assicurare in tutti i casi la stessa tenuta di un prodotto definitivo, ma dall’altra parte andrà a facilitare l’accesso alla componentistica implantare, altrimenti molto difficoltoso e, per certi versi, “pericoloso”. Bisogna inoltre prestare attenzione alle quantità di cemento utilizzato, effettuando in ogni caso una revisione clinica della mucosa perimplantare: un accumulo di cemento sottogengiva costituisce uno dei fattori di rischio per la perimplantite. Al sondaggio può essere utile abbinare l’indagine radiografica, che trova già impiego qualora ci si voglia accertare del corretto accoppiamento fra corona e abutment. In alternativa, come anticipato, la corona viene avvitata all’abutment, a sua volta fissato all’impianto (o, in alcuni casi, in soluzione unica con esso). Ciò comporta evidentemente il mancato utilizzo di un cemento e pare particolarmente indicato nei casi in cui sia necessario rimuovere frequentemente la corona, ovvero durante la provvisorizzazione. Per quanto riguarda le corone definitive, la presenta di una vite passante può portare a delle implicazioni estetiche. La ricerca nell’ambito odontotecnico e dei materiali si sta sforzando ad ovviare a tale problematica.

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Cementazione della corona su impianto dentale - Ultima modifica: 2016-11-04T07:29:07+00:00 da redazione

1 commento

  1. Gentile Dottore, cortesemente le domando; la soluzione più adottata in caso di ponti fissati su impianti è quella del cemento o quella della vite? Glielo domando ai fini della stabilità del tutto e anche ai fini della pulizia della zona. Grazie per la sua risposta.

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