Una odontoiatra dalla visione olistica

Antonella Polimeni

È Antonella Polimeni, romana, medico di formazione, Professore Ordinario, Direttore del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche della I Facoltà di Medicina e Chirurgia di Sapienza Università di Roma e Direttore dell’U.O. di Odontoiatria Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma.

Il percorso di Antonella Polimeni nasce con l’idea di intraprendere la carriera universitaria. Era molto affascinata, racconta, dal mondo della ricerca: per questo durante la laurea in Medicina ha frequentato laboratori che si occupavano proprio di ricerca di base. La tesi in endocrinologia e gli studi sullo sviluppo l’hanno indirizzata verso l’età evolutiva. Si era appassionata agli aspetti legati alla crescita cranio-maxillo-facciale, così si chiese: «Perché non tentare questa specialità?». Per chi come lei aveva intenzione di rimanere in ambito universitario, l’Odontoiatria era un fiore nascente. Così, con la prima Specialità in Odontostomatologia iniziò a frequentare l’allora Istituto di Clinica Odontoiatrica della Sapienza. Finito il percorso di specializzazione, le fu affidato il suo primo incarico all’Università di Roma Tor Vergata. Ha conseguito poi la seconda Specializzazione in Ortognatodonzia e successivamente il perfezionamento in Alimentazione in età pediatrica. Rientrata in Sapienza, ha dunque percorso gli altri due scalini della carriera universitaria: è divenuta prima Professore Associato e infine Professore Ordinario.

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Professoressa Polimeni, è stato difficile, come donna, intraprendere la carriera universitaria?

Il problema genere, dal mio punto di vista, va letto nell’ambito di un concetto di pari opportunità. Una donna ha più difficoltà di un uomo nella carriera, nel mondo del lavoro senza un supporto; il problema è riuscire a conciliare la vita familiare con la vita lavorativa. La mia famiglia, i miei genitori e mio marito mi hanno sempre incoraggiata, supportata e «sopportata» nelle scelte. In questo senso ho potuto godere davvero di pari opportunità. Purtroppo nel nostro Paese la carenza dei servizi alla famiglia può tradursi in un problema reale, soprattutto per le donne. Credo che la questione del nostro svantaggio nel mondo del lavoro sia soprattutto in questi termini.

Sono più gli uomini o le donne a iscriversi al Corso di laurea in Odontoiatria?

La situazione non è ancora come in Medicina, dove ormai gli studenti iscritti al corso di laurea sono più donne che uomini. Il Corso di Laurea in Odontoiatria si sta avvicinando alle percentuali «gender» dei Corsi di Laurea in Medicina, anche se ancora prevalgono gli iscritti di sesso maschile.

Come è iniziata la sua passione per l’area pediatrica?

In Sapienza, l’Odontoiatria Pediatrica è stata sempre un imprinting di Scuola. Occuparmi quindi dell’età evolutiva sia negli aspetti dell’odontoiatria in generale, sia nell’ambito dell’odontoiatria intercettiva è stato seguire il filone della Scuola.

Presto vedrà la luce proprio la nuova Scuola di specializzazione in Odontoiatria pediatrica: una conquista importante per l’odontoiatria…

Tutti i docenti di Odontoiatria pediatrica con la Società Italiana di Odontoiatria Infantile si sono impegnati per l’istituzione di questa Specialità che, ci auguriamo, possa veder la luce il prossimo anno. Teniamo le dita incrociate; siamo in attesa che gli organi tecnici del Ministero dell’Università e del Ministero della Salute approvino i requisiti e gli standard strutturali per procedere all’istituzione operativa della Scuola.

Cos’è per lei la prevenzione? Un concetto centrale per l’odontoiatria, forse ancor di più per l’area pediatrica… 

Intercettare un problema allo stato nascente significa avere più possibilità di risolverlo. Meglio ancora è evitare che il problema si presenti, eliminando i fattori di rischio. Il Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali ha recentemente pubblicato, con la presentazione del Prof. E.Gherlone in qualità di Referente per l’Area Odontoiatrica – Commissione Programmazione – del Ministero stesso, le «Linee Guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva», frutto dell’attività di un gruppo di lavoro multidisciplinare coordinato dalla Prof.ssa Laura Strohmenger al quale ho avuto l’onore di partecipare.

Da menzionare inoltre è il Progetto «Alfabetizzazione alla salute orale», attivo dal 2005, coordinato dalla Società Italiana di Ortodonzia in collaborazione con la Società di Odontoiatria Infantile, il cui scopo è coinvolgere i pediatri di base tramite le loro Società e Associazioni di riferimento, attraverso corsi di aggiornamento programmati sull’intero territorio nazionale. L’interfaccia tra l’odontoiatra, che si occupa di età evolutiva e l’utente è il pediatra che è il sanitario responsabile della salute del bambino. L’intercettamento delle problematiche più comuni, come la carie della dentatura decidua presente soprattutto nelle classi sociali medio-basse e nelle comunità migranti, che ormai fanno parte integrante del nostro tessuto sociale, in particolare nelle aree urbane, rende fondamentale questa collaborazione. Inviare all’attenzione dell’odontoiatra anche i bambini più piccoli equivale a tenere sotto controllo i fattori di rischio. La cura degli elementi cariati in prima infanzia rappresenta la prima azione di prevenzione ortodontica.

Ma i bambini non sono già sufficientemente indirizzati dai genitori? 

I genitori hanno sempre una grande attenzione per la salute dei figli, anche nel nostro ambito, ma c’è ancora molto da fare per sensibilizzarli al problema. Oggi sono ancora troppi i bambini con elementi decidui cariati per abitudini sbagliate: il succhietto col miele o l’utilizzo del biberon caricato con sostanze zuccherate da consumare durante la notte. Per questo il ruolo del pediatra è davvero fondamentale.

Si dice che oggi l’odontoiatria, soprattutto quella generalista, si debba aprire alle altre discipline. Lei, per esempio, lo ha fatto, occupandosi anche di alimentazione del bambino…

Sono stata portata ad approfondire aspetti che appartengono al settore strettamente pediatrico per avere una visione olistica del paziente. La salute orale è condizionata anche dalle abitudini alimentari che iniziano a prendere forma proprio a partire dai primi anni di vita del bambino.

Tra i professionisti italiani, a suo avviso, c’è sufficiente consapevolezza sull’importanza di sensibilizzare i pazienti, attraverso il coinvolgimento dei genitori, ad adottare corretti stili di vita?

Le nuove generazioni di odontoiatri che hanno scelto questa professione per ragioni vocazionali sono motivati in maniera diversa rispetto a un tempo, quando ci si avvicinava all’odontoiatria prevalentemente per ragioni di opportunità professionale. Le nuove generazioni sono piuttosto attente. È comunque sempre compito e responsabilità delle Scuole universitarie sensibilizzare gli studenti secondo questo orientamento.

Qual è la situazione generale della nostra Università?

Siamo preoccupati per l’andamento dell’economia generale e per le conseguenze che la manovra adottata dal governo potrà avere nel medio-lungo periodo sul sistema universitario e per i giovani che rappresentano il futuro e che, quindi, sono un patrimonio inestimabile. Tuttavia, credo che, in questo difficilissimo momento, l’Università debba essere propositiva nei confronti degli organi di governo e avanzare soluzioni che in ogni caso vadano nella direzione del miglioramento della qualità della didattica, della ricerca scientifica e dell’assistenza.

Rispetto al problema dell’odontoiatria pubblica, qual è lo scenario italiano e quali le previsioni per il futuro?

L’odontoiatria pubblica è stata e continua a essere il fanalino di coda della sanità italiana. Solo l’8% del bisogno di salute orale è soddisfatto da strutture pubbliche. Siamo in attesa di conoscere l’orientamento sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Non è paradossale che all’interno della cultura scientifica dominante, dove la parola prevenzione occupa un posto di rilievo, la prevenzione della salute orale sia messa in disparte?

È un paradosso che dura da anni. Finora non c’è stata un’attenzione sufficiente al problema. Ultimamente c’è stato un accordo tra il Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali, ANDI e OCI per promuovere una forma di odontoiatria sociale. Un’iniziativa lodevole non certo però risolutiva del problema che andrebbe affrontato a livello di sistema.

Qual è il suo auspicio per la categoria dei liberi professionisti?

Il pubblico percepisce la professione del dentista, diversamente da quella del medico, quale «attività meno altruistica». Sappiamo che questo non è vero. Per questo, le Istituzioni pubbliche, le Università e le Associazioni devono lavorare in sinergia per promuovere la professionalità dell’odontoiatra quale figura indispensabile per la salute dei cittadini.

Per concludere, quali sono i suoi progetti futuri?

Per quanto riguarda la nostra realtà in Sapienza, gli impegni futuri riguardano: per il Dipartimento, la ristrutturazione e l’ottimizzazione degli spazi assistenziali, per ciò che attiene all’attività dell’U.O. di Odontontoiatria Pediatrica, la creazione di una sua appendice all’interno del Dipartimento di Pediatria per poter offrire ai bambini ricoverati un’assistenza odontoiatrica che non si limiti alla consulenza di routine. Vorremmo attuare per i bambini ospedalizzati specifici programmi di educazione e protocolli di prevenzione orientati per patologia. Come Professore Universitario poi, mi auguro di vedere nascere la nuova Scuola di Specializzazione in Odontoiatria Pediatrica di cui Sapienza è stata tra i promotori.

Una odontoiatra dalla visione olistica - Ultima modifica: 2008-12-18T11:20:55+00:00 da elisabettadolzan

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