Mario Molina, 71 anni, novarese, medico, psicanalista, specializzato in Odontoiatria e Protesi Dentale. Nel 1965 ha iniziato a occuparsi di problemi occlusali. Dal 1974 è responsabile del reparto di Gnatologia presso l’Istituto Stomatologico di Milano.
«Occlusion is dentistry». Sì, per Mario Molina la Gnatologia è l’Odontoiatria. Lo ha scritto anche in uno dei suoi libri. L’ultimo, «Il dolore oro e cranio-facciale», e non è il solo, lo ha realizzato insieme ad alcuni suoi collaboratori dell’Istituto Stomatologico di Milano, dove opera dal 1974. Il suo interesse per la gnatologia risale alla metà degli anni ‘60. Nel 1969 inizia la sua esperienza come docente ai corsi di aggiornamento in ambito occlusale, dove si occupa, con particolare attenzione, del «molaggio selettivo» e dell’«anatomia occlusale». Dal 1970 al 1974 frequenta i corsi dell’Università del Kentucky, presso il Centro Internazionale per l’Aggiornamento Odontostomatologico a Fossano, con periodi di studio presso l’Università di Lexington (USA), dove diviene poi insegnante. Dal 1979 al 1985 è docente alla Scuola di Specialità in Chirurgia Maxillo-facciale per l’insegnamento della patologia dell’articolazione temporo-mandibolare. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo «Modelli di studio dell’anatomia occlusale», «Concetti fondamentali di gnatologia moderna», «Disturbi dell’articolazione temporo mandibolare» e «Disturbi del sistema muscolo-scheletrico masticatorio».
Professor Molina, dal 1965 si interessa di problemi occlusali e dal 1969 tiene corsi di gnatologia. Cosa l’ha indotta a quei tempi a studiare prima e insegnare poi una materia così nuova a complessa?
La Gnatologia negli anni ‘60 era totalmente sconosciuta. Ho iniziato a studiarla dopo la laurea e la specializzazione, frequentando corsi in Italia e all’estero, soprattutto in America. La passione è nata per ragioni culturali, ma anche perché ho subito compreso che dietro al mistero di questa branca dell’odontoiatria si nascondevano importanti problemi e la possibilità di trattare particolari disturbi che non si sarebbero potuti curare altrimenti. Sulla Gnatologia e sui problemi occlusali ho scritto diversi libri. Li ho preferiti alle piccole monografie, perché nel libro si può esprimere in modo più articolato il pensiero scientifico: dall’eziologia del disturbo, alla diagnosi, sino alla terapia. Dal 1969 tengo corsi di formazione, attualmente tutti i week-end: un ritmo, forse, lo riconosco, troppo serrato per chi intende continuare a scrivere altri contributi in questa disciplina.
Dopo quarant’anni la Gnatologia dovrebbe far parte del bagaglio culturale e professionale di ogni odontoiatra, anche di coloro che non si occupano di pazienti disfunzionali: sembra però che le cose non stiano così.
Perché gli odontoiatri non studiano questa materia? Forse perché è molto complessa o perché esistono troppe scuole di pensiero, spesso discordanti fra loro, che confondono le idee a chi si vuole avvicinare a questa affascinante materia?
In effetti, ci sono molte teorie, anzi troppe, così come esistono troppe tecniche. Alcune appaiono estremamente difficili. Il giovane, posto di fronte ad apparecchiature complesse e molto costose, è scoraggiato, prova un senso di inferiorità e per questo non si avvicina allo studio di questa affascinante disciplina. La gnatologia, al contrario, non è poi così difficile. Certo, è importante seguire le scuole più accreditate. Un obiettivo, d’altronde, lo si può raggiungere in vari modi: io, per esempio, ho scelto la strada della Gnatologia classica, quella del Nord America e del Nord Europa. Rispetto agli esordi, ha subito qualche piccola trasformazione che ne ha semplificato i paradigmi. E’ una tecnica che permette di curare i pazienti, senza creare effetti collaterali importanti, spesso invece causati dall’applicazione di altre metodiche. La gnatologia classica è basata soprattutto sull’impiego della mano del medico. Le altre tecniche presuppongono invece l’utilizzo di apparecchiature che a volte risolvono i problemi, ma che spesso ne generano anche di nuovi. La Gnatologia classica ha il vantaggio di essere efficace e senza rischi per il paziente.
Nella cura dei pazienti disfunzionali con disturbi cranio mandibolari la parte più complessa riguarderebbe la gestione degli aspetti psico-sociali della vita del paziente e la gestione del dolore. È d’accordo?
Nei disturbi tempo mandibolari esiste una componente organica decisiva che potrebbe essere la mal occlusione e una componente psicologica che è l’adattamento del paziente al suo stato disfunzionale. Alcune persone si adattano a ogni situazione, altre a nessuna. La componente psicologica è molto importante, altrettanto quanto quella organica, anche se non dobbiamo dimenticare che il paziente non è un visionario. È una questione di sensibilità: in alcuni soggetti anche minimi problemi organici possono trasformarsi in enormi problemi di dolore. Può accadere che un’eccessiva concentrazione del paziente sull’organo possa dare origine al disturbo psicosomatico. La mia formazione di psicanalista mi ha aiutato molto nel trattare questa tipologia di disturbo. Mediamente il 50% dei pazienti soffre di un problema esclusivamente organico, il 25% manifesta una componente anche psicologica. Infine, un paziente su quattro presenta sintomi solo su basi psicologiche.
Per quanto riguarda la gestione del dolore, Lei e i suoi collaboratori del reparto di Gnatologia dell’ISI avete recentemente pubblicato un libro dal titolo «Il dolore oro e cranio-facciale».
Ci espone brevemente i concetti fondamentali che ogni odontoiatra dovrebbe avere sempre presenti riguardo all’argomento?
Con grande vanto posso dire di avere scritto, insieme ai miei collaboratori dell’Istituto Stomatologico di Milano, un libro meraviglioso sul dolore oro e cranio-facciale. È un testo fondamentale per un odontoiatra perché tutti i dentisti dovrebbero diventare esperti nella diagnosi e nella terapia del dolore. Purtroppo nei disturbi temporo mandibolari i dolori si embricano, si sovrappongono. Alcuni di essi hanno origine organica, altri psicologica. Tra quelli organici poi, spesso si innescano emicranie e nevralgie che vengono confuse con altro. Per questo, chi si occupa di disturbi cranio mandibolari deve conoscere tutti i dolori del viso perché a volte curare il disturbo cranio mandibolare non significa risolvere il problema. Dobbiamo saperlo altrimenti rischiamo di eseguire terapie costose e per di più inutili. Ma anche il dentista generico dovrebbe avere una buona base di gnatologia e di psicologia. Dovrebbe conoscere i dolori oro e cranio facciali, come si manifestano, oltre che possedere anche le nozioni base per la terapia. Non dimentichiamo che il dolore per il paziente rappresenta il problema principale.
Riguardo agli aspetti psico-sociali secondo lei quali competenze dovrebbe acquisire ogni odontoiatra come bagaglio culturale minimo?
Un corso base di gnatologia dovrebbero seguirlo tutti per evitare gli errori più eclatanti. Le cure sbagliate possono creare grossi problemi. Basti pensare che metà dei problemi organici riscontrati nei pazienti ha origine iatrogena.
Per finire, ci espone un suo breve pensiero sul futuro della Gnatologia?
La mia speranza è che venga insegnata correttamente agli studenti. Questo ci permetterebbe già di risolvere il 90% dei problemi. È bene poi che la gnatologia segua la strada della semplificazione totale. È una disciplina poco sponsorizzata perché fondata più su basi scientifiche che su aspetti commerciali. Mi auguro che possa diffondersi in modo sempre più capillare tra i dentisti che forse un po’ ne trascurano i concetti fondamentali, ritenuti, a torto, distanti dalle problematiche tipicamente odontoiatriche.
Quali vantaggi può trarre dunque il professionista che si avvicina alla gnatologia?
La persona seria e intelligente che intende lavorare bene, senza promettere cure miracolistiche, studia la gnatologia classica, fondata su basi scientifiche ormai consolidate. Sono regole elementari che attraverso la manualità e l’esperienza permettono di risolvere i problemi occlusali. Il dentista dovrebbe possedere quel bagaglio di conoscenze sufficienti a rispondere alle richieste estetiche dei pazienti, oggi sempre più elevate, ma al tempo stesso, necessario ad assicurare una perfetta funzionalità. Per questo la Gnatologia in un certo senso coincide con l’Odontoiatria: contiene in sé quella saggezza e quella semplicità necessarie per curare davvero senza far del male ai pazienti.