Trattamento endodontico: il gold standard per gli irriganti 

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Il successo del trattamento endodontico passa necessariamente da una corretta disinfezione chemiomeccanica per eliminare il tessuto pulpare, i residui dentinali e, in particolare, i microrganismi che sono la causa dell’infezione endodontica. 

Per fare ciò la strumentazione endodontica deve essere sempre associata all’utilizzo di irriganti canalari. Senza la fase di irrigazione i residui di dentina si accumulerebbero determinando una ridotta efficacia dei file. 

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Gli effetti degli irriganti sono sostanzialmente 3, ossia la dissoluzione dei tessuti organici e inorganici, la lubrificazione del canale e l’efficacia contro i microrganismi. 

La strumentazione canalare risulta fondamentale per permettere agli irrigati di agire lungo tutto il canale radicolare sino all’apice. In questo modo questi saranno in grado di disinfettare anche le aree impossibili da raggiungere per gli strumenti come i dotti laterali, i delta apicali o l’istmo. 

Difatti la letteratura ci indica come in media una porzione tra il 35 e il 53% della parete canalare non viene strumentata, quindi l’unico modo per eliminare i batteri in quelle zone è avvalersi della preparazione chimica con irriganti. 

Vengono introdotti nel canale mediante una siringa e si consiglia di eseguire movimenti in senso corono-apicale affinché riescano a raggiungere l’intera lunghezza canalare. 

Altre tecniche prevedono l’utilizzo della pressione negativa, l’attivazione sonora o il laser. 

Gli agenti irriganti attualmente più utilizzati sono l’ipoclorito di sodio (NaOCl), la clorexidina (CHX) e l’acido etildiamminotetracetico (EDTA). Nessuno di questi irriganti rappresenta la soluzione ideale perché tutti presentano vantaggi e svantaggi, per questo motivo è consigliato il loro utilizzo in combinazione. 

Il dott. Prada e coll. hanno effettuato una revisione della letteratura per confrontare l’efficacia dell’azione dei vecchi e nuovi irriganti sul microbiota endodontico e valutare la capacità di eradicazione del biofilm. 

Nella ricerca sono stati valutati come congrui, con i criteri di inclusione ed esclusione, 48 articoli. 

Gli studi comparavano l’azione singola degli irriganti canalari soprammenzionati e le conclusioni a cui gli autori sono giunti è che il gold standard in termini di efficacia antimicrobica immediata fosse l’ipoclorito di sodio. Le differenze tra le varie pubblicazioni erano statisticamente significative ma non vi era unanimità sulla concentrazione ideale da utilizzare, questa infatti oscilla tra lo 0.5 e il 6%. 

Il secondo irrigante con maggior efficacia è risultato essere la clorexidina al 2% che, in termini di efficienza a lungo termine, è superiore a tuti gli altri prodotti. 

Inoltre il metodo di attivazione che si è dimostrato maggiormente efficace è stato quello ad ultrasuoni.

Infine si è giunti alla conclusione che il protocollo di irrigazione più efficace ed adeguato consista nell’utilizzo di NaOCl al 2.5% attivato con ultrasuoni seguito da un lavaggio finale con acido maleico al 7% oppure cetrimide allo 0.2% combinato con clorexidina al 2%.

Riferimenti bibliografici a proposito di trattamento endodontico

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30805124/

Trattamento endodontico: il gold standard per gli irriganti  - Ultima modifica: 2022-08-27T12:11:56+00:00 da redazione
Trattamento endodontico: il gold standard per gli irriganti  - Ultima modifica: 2022-08-27T12:11:56+00:00 da redazione

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