Uno studio in una ex cascina

L’individuazione dell’unità immobiliare in cui progettare lo studio dovrebbe essere fatta non prima di aver chiarito in modo analitico una serie di fattori, che porteranno a scelte molto differenti in termini di dimensione e tipologia di immobile: la scelta dei locali non può dunque prescindere da un’analisi approfondita delle motivazioni e dei risultati che si intendono conseguire. Uno dei primi argomenti da considerare riguarda la tipologia di studio che si intende avviare. Lo studio monoprofessionale e il poliambulatorio, per esempio, hanno infatti dei requisiti non solo gestionali ma anche architettonici, che potrebbero indirizzare le scelte in direzioni sicuramente differenti. La tipologia di pazienti che si intende curare poi potrà richiedere una location dello studio da valutare molto bene, e non solo in termini di raggiungibilità coi mezzi propri o pubblici.

L’analisi delle funzioni esercitate e le dotazioni impiantistiche infine sono delle variabili estremamente importanti da focalizzare a livello preliminare. Una volta chiariti questi tre primi argomenti si potrà avere una idea più precisa della dimensione dei locali che vi saranno necessari. Mi capita, infatti, di imbattermi in professionisti che mi chiedono di sviluppare planimetrie preliminari su immobili estremamente differenti per tipologia e contesto cittadino. In questi casi, prima di procedere alla progettazione, consiglio il medico di approfondire maggiormente le motivazioni dell’apertura del nuovo studio, e sovente, dopo aver ragionato insieme in modo più dettagliato, certe location vengono scartate direttamente.

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Un esempio pratico

Nel caso presentato in questo articolo la scelta è stata dettata dal motivo che di solito condiziona maggiormente: la vicinanza con il precedente studio. In questo caso, poi, si trattava di una cascina da ristrutturare completamente, per cui l’intero piano terreno poteva essere adibito a studio, senza vincoli strutturali o impiantistici che potessero condizionare la fruibilità degli spazi. La conformazione stretta e lunga dell’immobile offriva la caratteristica di possedere ampie finestrature su entrambi i lati: ciò ha portato a realizzare ambienti estremamente luminosi, pur trattandosi di un piano terreno. Unico fatto negativo era la geometria della pianta, rettangolare stretta e lunga, che ha obbligato a realizzare un corridoio centrale rettilineo di 18 metri. Per minimizzare l’effetto di tale lunghezza è stata collocata sul lato sinistro di tale ambiente una armadieria in legno, destinata a contenere il deposito dei materiali di consumo, oltre alla quadristica elettrica e di gestione. Tale armadio è stato poi sormontato da una gola di luce. Sul lato opposto le pareti interamente a vetro acidato trasmettono una luminosità che falsa la percezione della lunghezza del corridoio. L’aver portato poi la finitura del legno naturale all’interno della zona clinica ha creato un piacevole effetto che ha smorzato l’eccessivo tecnicismo estetico conferito dall’acciaio e dal vetro, trasmettendo agli ambienti una sensazione di maggior comfort per gli operatori e di minor soggezione per i pazienti.

La dotazione dei locali

Fin dall’arrivo all’immobile si nota la caratterizzazione dello studio: ci imbattiamo in un portoncino di acciaio e vetro acidato che contrasta con il color rosso dell’intonaco e con il tetto ligneo a coppi tradizionali. All’interno l’ambiente è ampio, con un’area di attesa aperta sull’ingresso, dotata di comodi divanetti in pelle nera, gres porcellanato a effetto cemento a piastrelloni a pavimento, e un banco reception rosso vivo. Tutte le finiture, così come gli arredi delle segreterie e degli uffici privati, sono in legno di rovere rigato, le pareti sono trattate a smalto opaco. Nella zona clinica invece è stata scelta una pavimentazione in piastrelle costituite da un agglomerato di quarzo e resine, con aggiunta di frammenti di specchio: tale materiale, oltre a essere brillante e durevole, può essere posato praticamente senza fuga, evitando così quella creazione di rigature annerite che contraddistinguono le pavimentazioni ceramiche chiare dopo un certo periodo di utilizzo.

Questa tipologia di ceramica è stata scelta in quanto, dato che era stato prevista la realizzazione di un impianto di riscaldamento a pannelli, tali piastrelle erano state testate in precedenza in un’analoga ristrutturazione e il sistema di posa senza fuga non aveva generato controindicazioni dovute agli sbalzi termici e alle dilatazioni proprie del materiale. La continuità fisica tra le piastrelle, scelte nella misura di 60 x 60 cm, oltre a non arrecare disturbo al rotolamento delle ruote delle seggioline e dei servomobili, consente di pulire più a fondo gli ambienti. Le pareti delle sale operative sono state trattate a smalto opaco e i piani di lavoro sono stati realizzati in corian, uno dei materiali che garantisce la maggior igienizzabilità, essendo assolutamente inesistenti le fessure di giunta tra piano, lavello e alzatina. Sempre nell’ottica della miglior sanificazione degli ambienti sono stati scelti solo mobili su ruote, estraibili per la disinfezione quotidiane delle sale. Gli arredi del locale di sterilizzazione sono stati realizzati da un artigiano interamente in acciaio inox.

Completano la dotazione dello studio una sala rx, predisposta per l’installazione di un apparecchio ortopantomografo, un locale ritocchi e un locale break, destinato alla pausa pranzo delle assistenti. Da ultimo, grazie alla ristrutturazione, è stato possibile realizzare in un locale interrato, adiacente all’edificio, una ampia sala motori, contenente, oltre al compressore, all’aspiratore chirurgico, all’addolcitore e ai filtri dell’acqua, anche l’impianto di riscaldamento e condizionamento. In questo modo tutta la manutenzione tecnica viene concentrata in un unico luogo, con la conseguente razionalizzazione dei tempi e delle scadenze di intervento.

Uno studio in una ex cascina - Ultima modifica: 2009-03-18T15:29:37+00:00 da fabiomaggioni

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