Standard e prospettive nell’incappucciamento pulpare

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L’accresciuta conoscenza della biologia e della composizione della polpa dentaria ha favorito una modificazione in senso conservativo dell’approccio alla patologia dentale.

Classicamente, l’esposizione della polpa comporta infiammazione e necrosi: l’incappucciamento diretto permette di salvaguardarne la vitalità.

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Concettualmente, il razionale attuale con cui viene condotto il procedimento consiste nella stimolazione chimica del tessuto e nella facilitazione della formazione di dentina riparativa. Al di là degli studi istologici, la procedura ha beneficiato indiscutibilmente dell’evoluzione dei materiali. Questo breve articolo, in riferimento al lavoro più sistematico recentemente pubblicato dal gruppo di Morotomi (Japanese Dental Science Review), considera i materiali attualmente disponibili e le prospettive di sviluppo delle procedure.

L’idrossido di calcio è tradizionalmente considerato il gold standard dell’incappucciamento diretto per il suo elevato pH, da cui derivano buone caratteristiche antibatteriche e per la capacità di favorire la mineralizzazione. Per quanto riguarda questo materiale, oggi sono preferibili i prodotti two-paste (base e acceleratore).

Miglioramenti negli anni della metodica dell’incappucciamento pulpare

Un primo fondamentale sviluppo è coinciso con l’introduzione del mineral trioxide aggregate (MTA). La sua attività antibatterica viene mediata dal rilascio di idrossido di calcio, rispetto al quale questo presenta una migliore capacità sigillante, minore solubilità e resistenza fisica più elevata. Il processo di dentinogenesi, inoltre, si esprime più efficacemente e al costo di una reazione infiammatoria più contenuta da parte del tessuto vitale. Complessivamente, l’uso del MTA comporta un tasso di successo più elevato rispetto all’idrossido di calcio. Questo materiale non è comunque immune da difetti, su tutti il tempo di indurimento prolungato e la necessità di un microambiente umido durante tale procedimento.

Negli anni sono state introdotte diverse modifiche alla formulazione originale del MTA (si parla complessivamente di improved MTA): l’aggiunta di cloruro di calcio riduce i tempi di indurimento e favorisce la biocompatibilità e la sostituzione della componente detta cemento di Portland con puro silicato tricalcico migliora le caratteristiche fisico-meccaniche. Sono stati anche proposti prodotti fotopolimerizzabili resinosi, a loro volta con caratteriche chimico-fisiche migliori ma potenzialmente più aggressivi in termini di citotossicità.

Un ulteriore passaggio che potrebbe rappresentare lo standard per il prossimo immediato futuro consiste nell’impiego delle bioceramiche, o meglio dei vetri bioattivi. Questi materiali uniscono il potenziale remineralizzante con la piena tollerabilità da parte dei tessuti nativi.

Guardando sempre a una prospettiva futura, è auspicabile un cambio del razionale clinico: i materiali da incappucciamento diretto dovrebbero infatti poter indurre direttamente, a contatto con la polpa, il fisiologico processo di dentinogenesi. La risposta in questo senso potrebbe consistere nell’impiego di fattori di crescita, regolatori dell’attività odontoblastica, come le proteine ossee morfogenetiche (BMP) o quelli derivati dai fibroblasti (FGF). In più, potrebbe diventare utile impiegare altri mediatori, con particolare interesse per le heat shock protein (HSP), nella regolazione dell’infiammazione.

Riferimenti bilbiografici

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1882761618300073

 

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Standard e prospettive nell’incappucciamento pulpare - Ultima modifica: 2019-02-06T07:30:25+00:00 da redazione

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