L’osteonecrosi dei mascellari, complicanza classicamente correlata all’impiego dei bifosfonati, in realtà a diversi farmaci agenti sul metabolismo osseo (più correttamente, infatti, si parla di medication-related osteonecrosis of the jaw, MRONJ) è una patologia tra le più temute in odontoiatria, anche per via del fatto che si tratta di una condizione iatrogena. Il primo fondamentale approccio a tale problematica è, in realtà, la prevenzione, attuata attraverso protocolli di profilassi antibiotica.
Nel momento in cui, tuttavia, la complicanza venga a manifestarsi, diventa fondamentale che questa venga approcciata in maniera efficace. Ciò richiede competenze specialistiche e mezzi diagnostico-terapeutici all’avanguardia, tanto più che si tratta di una patologia relativamente nuova.
Negli ultimi anni, la SPECT-CT si è affermata come opzione nell’approccio a condizioni quali osteomielite cronica, osteoradionecrosi e, appunto, osteonecrosi dei mascellari da farmaci.
La SPECT (acronimo per Single Photon Emission Computed Tomography, tomografia ad emissione di fotone singolo) è una metodica che prevede la ricerca, all’interno dell’organismo, di un radionuclide che decade per emissione di positroni, la cui presenza è rilevata da una gamma-camera. Ha delle similitudini con la più nota scintigrafia; essendo basata sulla radiazione gamma, fa parte di quella specialità medica, parallela alla radiologia, che è la medicina nucleare. La tecnica SPECT-CT prevede l’associazione dell’indagine SPECT con la tomografia computerizzata.
Recentemente, uno studio pubblicato su Dentomaxillofacial Radiology ha valutato, appunto, l’impiego della SPECT-CT sulla MRONJ, considerando, in particolare, la relazione fra tipologia di paziente e valore di captazione standardizzato massimo (maximum standardized uptake value, SUVmax).
Il lavoro ha incluso un totale di 48 pazienti, la maggior parte dei quali (38) di sesso femminile, di età compresa fra 55 e 92 anni (75 di media). 34 di questi, erano pazienti trattati con farmaci antiriassorbitivi per osteoporosi, gli altri per metastasi: 14 da tumore polmonare, 6 da tumore della mammella e 2 da tumore del retto.
I risultati dell’analisi attestano come le aree osteonecrotiche dei pazienti con MRONJ da bifosfonati mostrino delle differenze significative di SUVmax, in primo luogo, a seconda della patologia di base (18,69 ± 8,57 nei pazienti con osteoporosi contro 12,28 ± 4,32 in quelli con metastasi ossee).
Differenze significative sono state riconosciute anche sulla base del farmaco antiriassorbitivo che ha determinato la patologia (confrontando, ad esempio, denosumab con minodronato).
Più interessante, forse, la possibilità di impiegare l’incremento dello stesso parametro (SUVmax) per lo staging dell’osteonecrosi.
In conclusione, lo studio ha ben descritto i principali impieghi della SPECT/CT nella valutazione della MRONJ.