Scelte cliniche razionali ed elevata manualità, gli elementi fondamentali per una corretta odontoiatria

È nato a Torino nel 1950 Roberto Scotti, professore ordinario di Protesi Dentaria presso l’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. La sua vocazione originaria, in realtà, confessa, era un’altra: l’architettura. Tuttavia, nel 1969, quando conseguì la maturità scientifica presso il liceo statale «Albert Einstein», nella sua città natale, come peraltro in molti altri atenei italiani, gli effetti del «Sessantotto» erano forti e non irrilevanti per chi avesse voluto frequentare un corso di laurea e apprendere con profitto le nozioni necessarie a una professione tecnico-scientifica. Così, abbandonò l’idea di diventare architetto e si indirizzò verso la medicina, con la prospettiva di percorrere poi la strada dell’odontoiatria, una disciplina non troppo coinvolgente dal punto di vista emotivo, spiega, ma di suo interesse anche per gli aspetti pratici e creativi dai quali era particolarmente attratto.

Così, per tutto il corso di laurea in Medicina e Chirurgia, frequenta la Clinica Odontoiatrica di Torino. Ma soprattutto segue un programma didattico restaurativo-protesico, sotto la guida del giovane Dottor Preti, da non molto rientrato da Zurigo dove aveva ultimato il suo iter formativo e aveva appreso particolari metodologie operative in ambito protesico di cui Scotti poté beneficiare. La formazione pratica la sviluppa prevalentemente in laboratorio, dove apprende le nozioni relative a tutte le fasi protesiche di laboratorio. Realizzando i vari manufatti, comprende il significato e l’importanza dell’odontotecnica nel lavoro di riabilitazione protesica attuato dall’odontoiatra.

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Dopo la Laurea in Medicina e Chirurgia, conseguita nel 1975 con una tesi di tema Odontoiatrico, nel 1978 consegue la Specializzazione in Odontoiatria e Protesi dentaria presso la scuola di Specializzazione in Odontostomatologia, diretta dal professor Remo Modica. Naturale risulta la sua permanenza in Clinica Universitaria dove, come medico frequentatore, perfeziona la formazione clinica. Collabora quindi all’attività didattica e di ricerca nell’ambito della Protesi Totale prima, e della Cattedra di Protesi Dentaria poi, dirette dal Maestro Professor Preti.

Di qui inizia la sua ascesa nel mondo accademico con incarichi istituzionali sempre più significativi, sino a quando nel 1990 diviene professore straordinario di ruolo di I fascia presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Ferrara. Sei anni più tardi, con parere unanime della Facoltà, è chiamato a coprire la cattedra di Protesi dentaria nel Corso di Laurea di Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi di Bologna. Le sue attuali linee di ricerca sono rivolte allo sviluppo e all’applicazione clinica delle più avanzate tecnologie CAD-CAM, con particolare interesse alla loro utilizzazione in protesi fissa, implantoprotesi e per le ricostruzioni maxillo-facciali su difetti congeniti o acquisiti legati a patologie tumorali o a traumi.

Dirige un quotato gruppo di ricercatori, in stretta collaborazione con un team di odontotecnici di fiducia. Per i suoi meriti didattici, documentati dalla valutazione degli studenti del Corso di Laurea e del Master in «Protesi e Implantoprotesi con tecnologie avanzate» di cui è direttore, l’Università degli studi di Bologna lo ha recentemente nominato docente tra i docenti: insegnerà ai colleghi di altre discipline come condurre una lezione secondo il metodo che ha acquisito dalla sua esperienza nel campo della protesi dove teoria e pratica sono due facce della stessa medaglia.

Professor Scotti, in una riabilitazione protesica qual è in generale il contributo apportato dall’odontotecnico?

Il risultato clinico longitudinale di una riabilitazione protesica è legato, in percentuali pressoché equivalenti, all’odontoiatra e all’odontotecnico. Infatti, alla corretta scelta del piano di trattamento e alla puntuale esecuzione del clinico devono corrispondere caratteristiche di assoluta precisione e di elevato senso estetico del manufatto di laboratorio. L’esito del nostro lavoro dipende per una parte rilevante dall’operato dell’odontotecnico che lavora sì sotto la nostra guida, seguendo le nostre prescrizioni, ma con tecnologie e abilità tecniche di altissimo livello che solo uno specialista può possedere.

È una consapevolezza diffusa tra gli odontoiatri? 

Purtroppo non sempre; spesso il clinico è convinto che il suo lavoro abbia un peso assoluto rispetto a quello dell’odontotecnico, anche in ragione della responsabilità che il professionista si assume nei confronti del paziente. In realtà, la realizzazione di una protesi comporta l’impiego di tecniche specifiche che solo un odontotecnico specializzato può mettere in atto. Personalmente ho scelto la strada della continuità: da quando mi occupo, ed è ormai un decennio, di tecnologie CAD-CAM per la costruzione automatizzata delle riabilitazioni protesiche, mi avvalgo della collaborazione dello stesso team odontotecnico, che fa capo ad Alessandro Arcidiacono. Insieme siamo diventati una squadra, un punto di riferimento non solo italiano, ma anche europeo in questo settore.

Per esempio, poche settimane fa hanno aderito, a un Closed Meeting di ricerca organizzato presso il nostro Dipartimento, numerosi specialisti italiani e i gruppi di ricerca dell’Università di Monaco e Regensburg. Si è definito lo stato attuale delle conoscenze sullo zirconio e sulle tecnologie collegate, sono scaturite indicazioni cliniche e odontotecniche utili all’ottimale impiego del materiale e definiti nuovi protocolli di ricerca multicentrici sia in vitro che clinici.

Le tecnologie disponibili oggi stanno trasformando radicalmente il mondo dell’odontoiatria…

Sì, permettono la realizzazione del manufatto protesico attraverso l’impiego di sistemi automatizzati secondo una qualità standardizzata e a un costo inferiore. Il risultato della protesi un tempo dipendeva dalle capacità individuali dell’odontotecnico che potevano essere influenzate anche da fattori contingenti. L’automazione ha permesso di superare questo limite. Dobbiamo preparaci a lavorare in modo diverso.

Ricordo un episodio emblematico che può esemplificare la trasformazione che sta subendo il nostro comparto. Mi trovavo a Palermo, per un convegno, quando un mio collaboratore dal reparto mi contattò per un problema causato da un errore di programmazione su blocchi sperimentali di Zirconio. Gli suggerii di inviare il file a Milano, presso la sede centrale dell’azienda che produce il sistema automatizzato in uso nel nostro laboratorio, affinché i tecnici informatici lo correggessero.

Non avendo a Bologna altri blocchi del materiale indagato, mi feci inviare il file corretto all’indirizzo mail dell’albergo che ospitava il Convegno e dopo aver scaricato il file su un disco, mi recai allo stand, annesso al convegno, dell’azienda in questione che con la macchina di fresaggio esposta realizzò il pezzo. Questo per dire come il lavoro del tecnico oggi non sia più legato alla sede produttiva, ma viaggiando sulla rete informatica può essere svolto in qualsiasi parte del mondo, senza alcuna limitazione geografica.

Questo nuovo modo di operare in effetti si sta diffondendo, seppur molto lentamente: perché a suo avviso?

Perché gli odontoiatri sono saggiamente prudenti: prima di far proprie nuove tecniche o tecnologie vogliono essere sicuri di non prendere un abbaglio, come già accaduto in passato. In ogni caso, cinque o sei anni fa eravamo davvero in pochi ad avvalerci di queste metodiche che oggi invece si stanno progressivamente diffondendo: ai congressi, i sistemi CAD-CAM sono uno dei temi più ricorrenti.

I pazienti potranno beneficiare di grandi vantaggi…. 

Sì, con le nuove tecnologie è possibile lavorare leghe metalliche cosiddette vili, ma di grande qualità, molto simili se non superiori alle leghe preziose, ma con costi anche dieci volte inferiori. I vantaggi non riguardano solo l’aspetto economico, ma soprattutto l’aspetto qualitativo. Il risultato infatti è garantito dalla precisione della macchina e non dall’abilità manuale propria dell’odontotecnico. E molto ancora cambierà con la recente introduzione di sistemi di impronta digitale delle preparazioni protesiche: questi sistemi consentiranno l’eliminazione dei materiali da impronta e di tutte le procedure odontotecniche che portano alla realizzazione del modello maestro in gesso. Cambieranno molte cose nel prossimo futuro.

È possibile ipotizzare anche lo sviluppo di una nuova odontoiatria pubblica?  

È possibile, anche se non dipende da noi, ma dalla gestione politica dell’Odontoiatria. Sino a oggi la disciplina è stata un po’ l’ultima ruota del carro della sanità pubblica e ho poche speranze che ciò possa cambiare in futuro. Nel pubblico si segue più la politica dei costi che non quella della qualità.

Come sarà dunque l’odontoiatria di domani?

Sarà sempre più automatizzata e virtuale. Se si vuole fare un paragone, cambierà un po’ come si sono evolute le banche che un tempo registravano le operazioni sulla carta e oggi operano quasi esclusivamente su supporti informatici. Ciò causerà qualche problema alla filiera e in particolare al mondo dell’odontotecnica tradizionale, ma comporterà anche molti altri vantaggi.

Per concludere, in quale scenario opereranno i professionisti del futuro?

Il problema delle nuove generazioni è l’occupazione. Il nostro è ormai un settore saturo che fatica ad assorbire persino le eccellenze, anche in ambito universitario. Ho avuto alcuni collaboratori che non avendo trovato una dignitosa collocazione in Italia si sono trasferiti all’estero.

Cosa consiglia ai giovani?

L’unica strada percorribile consiste nel puntare a diventare specialisti eccellenti. Il nostro compito come docenti universitari è trasferire le competenze ai futuri professionisti. Ma, come dico sempre agli studenti, mentre è possibile studiare la teoria senza l’ausilio del proprio docente, non è possibile imparare la pratica senza esercitarsi sul campo. L’odontoiatra è come un pianista: per suonare deve sapere muovere le mani con maestria nella bocca del paziente. È questa la nostra professione.

Scelte cliniche razionali ed elevata manualità, gli elementi fondamentali per una corretta odontoiatria - Ultima modifica: 2009-10-19T14:11:46+00:00 da fabiomaggioni

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