Rischio implantare nel paziente con patologie sistemiche

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Uno degli aspetti che rende oggi la chirurgia implantare un vero e proprio standard operativo, oltre alla disponibilità di protocolli operativi ben documentati e ai tassi di successo, è l’ampiezza delle indicazioni cliniche di applicabilità.
Leggendo in altri termini questa prima proposizione, si può dire che la riabilitazione implanto-protesica, che normalmente garantisce tassi elevati di successo a lungo termine, può in alcuni casi andare incontro a fallimento biologico, precoce – ovvero mancata osteointegrazione – o tardivo. Questa seconda categoria racchiude peraltro la problematica emergente delle perimplantiti, oltre a condizioni legate principalmente al carico protesico. Per quanto riguarda il fallimento precoce, sono stati invece indicati fattori riguardanti la qualità ossea, l’abitudine al fumo e ancora il carico, per timing e distribuzione.
Tutti quelli sopraindicati si configurano sostanzialmente come fattori di tipo locale.

Patologie sistemiche e posizionamento di impianti dentali

Esistono delle patologie sistemiche in grado di interferire con la messa in atto e/o con l’esito di una riabilitazione impianto-protesica: tra queste, epatopatie, patologie cardiovascolari, patologie della tiroide, diabete, malattia reumatica, HIV, tumori.
Un gruppo di lavoro portoghese, in cui figura anche Paulo Malo, ha pubblicato nel 2016 sul Journal of Prosthodontics un interessante studio, in cui una popolazione con abitudine al fumo o condizioni sistemiche veniva indagata in relazione al rischio di fallimento implantare o patologia perimplantare.
Il lavoro ha coinvolto un totale di 721 pazienti (422 donne, 299 uomini) dell’età media di 51 anni (range 20-87), trattati dallo stesso team per edentulia singola, parziale o completa nel periodo 1995-2008. Il paziente doveva riportare almeno una delle condizioni sistemiche sopra riportate (epatite A, B o C per quanto riguarda le epatopatie). È stato anche soppesato il dato dell’età (categorie: < 40, 40-59, > 59 anni).
Ciascun caso doveva inoltre rispondere a precisi criteri chirurgici (pianificazione radiografica 2D e 3D CBCT, protocollo chirurgico, anestesiologico e farmacologico), protesici (sia per quanto riguarda la fase provvisoria che la finalizzazione) e di follow-up (richiami postchirurgici precisi fino ai 6 mesi, poi controlli semestrali).
Le definizioni cliniche di fallimento e di patologia perimplantare fornite sono perdita di (almeno) un impianto e presenza di tasca superiore ai 4 mm a fronte di un sondaggio calibrato a 0.25 Ncm, rispettivamente.
Al netto dell’analisi statistica, per una disamina della quale si rimanda al lavoro completo, gli Autori concludono che l’età risulta associata ad un più elevato rischio di fallimento in un paziente compromesso dal punto di vista sistemico. Per quanto riguarda i quadri specifici di patologia, le malattie reumatologiche e cardiovascolari risultano associate a un numero maggiore di fallimenti implantari, l’epatite ad un aumento del rischio di patologia perimplantare. Nel complesso, non vengono però definiti quadri di controindicazione assoluta.

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Risk Factors for Implant Failure and Peri‐Implant Pathology in Systemic Compromised Patients Joana Neves RDH Miguel de Araújo Nobre RDH, MSc, Epi Pedro Oliveira DDS, MD, PhD José Martins dos Santos MD, PhD Paulo Malo DDS, PhD

Rischio implantare nel paziente con patologie sistemiche - Ultima modifica: 2018-07-20T05:58:14+00:00 da redazione

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