Ormai da alcuni anni, la terapia rigenerativa dei difetti intraossei è da considerare un’opzione predicibile nella preservazione a lungo termine del dente parodontalmente compromesso. Ciò detto, il paziente affetto da parodontite avanzata viene sistematicamente valutato anche per la terapia alternativa, ossia l’estrazione e la conseguente riabilitazione protesica (soprattutto implantare), dotata a sua volta di elevati tassi di sopravvivenza e successo a lungo termine.
Ad aprile 2020, Pierpaolo Cortellini e Maurizio Tonetti hanno pubblicato su Journal of Clinical Periodontology i risultati di uno studio clinico randomizzato controllato a gruppi paralleli, dotato di un follow-up decennale. Il lavoro si proponeva il triplice obiettivo di fornire uno sguardo a lungo termine su stabilità dei risultati – guadagno di attacco clinico e riduzione di profondità di sondaggio di tasca – nel paziente sottoposto a rigenerazione parodontale, di confrontare la sopravvivenza e il costo cumulativo medio di questi casi rispetto ai trattamenti protesici fissi su denti o impianti e di determinare la qualità della vita correlata alla salute orale e gli outcome a livello del paziente. Conoscere tali dati, valutati appunto sul lungo termine, potrebbe, negli intenti degli autori, guidare i clinici nelle scelte quotidiane.
Il trial ha incluso un campione complessivo di 50 pazienti, tutti con un elemento dentale dotato di un difetto intraosseo e perdita ossea fino od oltre l'apice. Ciascuno è stato randomicamente assegnato al trattamento rigenerativo parodontale o all’estrazione, finalizzata con riabilitazione implanto-protesica o protesi parziale fissa.
A 10 anni, gli autori hanno registrato un survival rate dell’88% per i denti rigenerati parodontalmente e uno del 100% per i restauri protesici. Per quanto riguarda il periodo di sopravvivenza libero da complicanze, non sono state registrate differenze significative. Analizzando il costo cumulativo, è stato evidenziato un risparmio medio, nei pazienti trattati parodontalmente, di circa 1850 dollari. Per quanto riguarda, infine, i dati relativi alla soddisfazione del paziente, la funzione masticatoria e l'estetica riportate sono migliorate nel giro di un anno dal trattamento, senza differenze statistiche tra i gruppi, e sono poi rimaste stabili lungo il decennio di follow-up.
Recentemente, lo studio è stato sottoposto a valutazione, per conto del Journal of the American Dental Association, da parte di Romina Brignardello-Petersen.
L’autrice sottolinea l’appropriatezza del metodo sperimentale scelto e del processo di randomizzazione adottato, ideali a minimizzare i bias di selezione e di confondimento. La principale criticità rilevata consiste nella numerosità del campione. La mancanza di blinding è stata giudicata in grado di interferire esclusivamente con l’attendibilità della valutazione degli outcome soggettivi del paziente.
Riferimenti bibliografici