Riassorbimento radicolare interno: eziopatogenesi e terapia

La progressione di eventi flogistici che coinvolgono la polpa dentale non manifesta necessariamente la stessa sequela di patologia. Le pulpiti acute rappresentano la casistica di più comune approccio, anche perché si tratta di condizioni in grado di allertare per primo il paziente, a causa della sintomatologia spesso molto manifesta. Non vanno tuttavia ugualmente sottovalutati quei casi, epidemiologicamente più rari, di infiammazione cronica o subcronica, i quali possono condurre a conseguenze molto gravi nel lungo periodo. Una delle complicanze a lungo termine di tali quadri flogistici a carico della polpa è costituito dal riassorbimento radicolare interno.

In questi casi, il protrarsi dell’infiammazione va a richiamare elementi cellulari di tipo clastico – oggi definiti a tutti gli effetti odontoclasti – aggressivi nei confronti del tessuto dentinale. Anche nei casi di riassorbimento esterno è stato individuato un pattern cellulare comprendente osteoclasti (che costituiscono il modello di base), cementoclasti e, appunto, odontoclasti. Per quanto vi sia ancora molto da chiarire a proposito di tali specie cellulari, è oramai abbastanza chiaro che si tratti di elementi dotati di elevata attività fosfatasi acida. La patogenesi sembra seguire due schemi principali: uno di tipo puramente infiammatorio ed un altro di tipo sostitutivo, che lascia però lacune tissutali.

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L’eziologia di tale fenomeno non è del tutto chiara: sono stati proposti a riguardo diversi fattori potenzialmente coinvolti, tra i quali trauma occlusale, bruxismo e anche trattamenti odontoiatrici quali incappucciamento diretto e forme di sbiancamento. Una moltitudine di casi risulta a tutti gli effetti idiopatica.

In virtù del carattere cronico-degenerativo della patologia, la clinica è sistematicamente silente, se non dopo una severa progressione. È invece maggiormente indicativa la diagnostica radiografica. Eseguendo una lastra endorale – o, meglio, più riprese da diverse direzioni – si potrà osservare un allargamento ovalare dello spazio pulpo-radicolare. A fronte di un concreto sospetto clinico, poi, alcuni Autori suggeriscono l’utilizzo della CBCT, che è in grado di dare informazioni sull’estensione della lesione anche nelle sue fasi precoci.

L’approccio terapeutico terrà conto, oltre che della condizione del singolo elemento, di una serie di parametri, quali l’età del paziente, la salute generale della dentatura (soprattutto dal punto di vista parodontale) e il ruolo del dente dal punto di vista funzionale ed estetico. Le opzioni terapeutiche più comuni sono le seguenti: approccio attendista, con monitoraggio costante dell’elemento; terapia canalare ortograda, eventualmente con otturazione dei tratti di perforazione con MTA; trattamento retrogrado. A fronte di una diagnosi adeguata e da un supporto strumentale adeguato, il trattamento conservativo è da preferire. Da ultima, andrà considerata l’estrazione.

Riassorbimento radicolare interno: eziopatogenesi e terapia - Ultima modifica: 2017-03-16T07:32:36+00:00 da redazione

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