Riassorbimento cervicale esterno

Il riassorbimento cervicale esterno è un sottotipo localizzato del riassorbimento radicolare esterno, che progressivamente esita in un danno a carico, in particolare, del legamento parodontale e del cemento subepiteliale, appunto a livello cervicale.

Si tratta di un quadro clinico di difficile approccio, su cui sono stati compiuti alcuni sviluppi negli ultimi anni. Lo stato attuale dell’evidenza su questa tematica è stato fornito dal gruppo di lavoro di Patel, che ha condotto una importante review, pubblicata a metà 2018 come doppio articolo sull’International Endodontic Journal. Verranno qui di seguito riassunti alcuni dei punti di interesse di tale lavoro.

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L’elemento più colpito risulta essere nettamente (quasi 1/3 dei casi) l’incisivo centrale superiore, seguito da canino e incisivo laterale sempre superiori e dai primi molari di entrambe le arcate.

L’aspetto eziopatogenetico è già di per sé piuttosto oscuro. Soprattutto a livello di case series, è stata riportata un’ampia varietà di possibili fattori predisponenti, ortodontici (secondo Mavridou 2017 nel 45.7% dei casi), traumatici, chirurgici, sbiancamento interno (oggi minoritario per lo stesso Autore) e molto altro. In quasi 2 casi su 3 vengono rilevati quadri polifattoriali: per esempio, l’ortodonzia si combina con traumi, parafunzioni o estrazione di elementi adiacenti (tutti questi inclusi tra i fattori prima citati).

Istologicamente, si osservano (1) un connettivo con un denso infiltrato linfocitario e (2) uno sviluppo di tessuto osseo di tipo riparativo con contestuale riassorbimento di tessuti dentari mineralizzati; il danno parodonto-cemento sembra essere una condizione predisponente. In altri termini, alla fase di riassorbimento dei tessuti nativi dentali ne segue una riparativa, ma con formazione di osso.

La clinica è sistematicamente silente: la diagnosi è dunque per lo più incidentale, basata su esami (radiografie periapicali) eseguiti per altra ragione. Una sintomatologia pulpare può insorgere in fasi molto avanzate di riassorbimento. Peraltro, un aspetto radiografico classico risulta non definibile, proprio a causa dell’andamento bifasico della patologia. In molti casi, affinché la problematica non rimanga misconosciuta, si rende necessario l’uso della TC cone beam, metodica sempre più utilizzata nei casi più complessi di ambito ortodontico.

La seconda parte dell’articolo di Patel è incentrata sul management del quadro clinico. L’obiettivo consisterebbe idealmente nel mantenere l’elemento in arcata e, a tale scopo sono attuabili 3 possibili interventi – (1) terapia riparativa esterna o (2) interna associate a terapia endodontica e (3) reimpianto intenzionale – a cui si aggiunge un semplice approccio “wait and see” nel dente giudicato non trattabile. In tal caso, l’alternativa sarebbe esclusivamente l’estrazione. La scelta è sostanzialmente legata a sede e ampiezza del difetto, aspetti questi non sempre adeguatamente determinabili senza il ricorso alla CBTC.

Riferimenti bibliografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29704466

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29737544

Riassorbimento cervicale esterno - Ultima modifica: 2018-12-20T06:05:11+00:00 da redazione

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