I restauri implanto-protesici in zirconia hanno acquisito grande popolarità in quanto forniscono un compenso estetico-funzionale eccellente, con elevata biocompatibilità e tassi di successo che superano il 95%. Dal punto di vista realizzativo, un aspetto che tuttora rimane dibattuto dal punto di vista scientifico, lasciando pertanto margini di discrezionalità al clinico, riguarda la finalizzazione proteica della corona. In altri termini, la scelta fra corona avvitata e cementata.
Il vantaggio principale della tecnica cementata è per definizione l’assenza di un tramite per la vite, la cui presenza costituisce in primo luogo una limitazione anche importante nell’estetica. In più, la cementazione favorisce il controllo dell’occlusione e anche l’alloggiamento del margine. D’altra parte, la presenza di depositi di cemento in eccesso possono causare quadri flogistici protratti, conducendo a recessioni, a perdita di osso marginale superiore a 2 mm e anche alla vera e propria perimplantite, oggi causa principale del fallimento implantare a lungo termine.
Il più importante tra i vantaggi connessi alla scelta della metodica avvitata è invece la rimovibilità della struttura protesica. Esponendosi di certo a un più elevato rischio di complicanze tecniche (allentamento o perdita della vite stessa o chipping della ceramica) si prevengono le complicanze biologiche
La rimovibilità costituisce un dato che è importante assicurare anche nel caso della procedura alternativa, quella cementata.
I cementi adatti per cementare corone in zirconia su impianti
In passato, alcuni ricercatori avevano indagato la rimovibilità di corone con basi metalliche classiche (cromo-cobalto) rispetto a un abutment in titanio. Si era concluso con la definizione di cementazione semipermanente a fronte di forze ritentive pari a 350 N (soglia del cemento Harvard). Intorno al picco massimo, quello degli 800 N, i cementi permanenti (es. RelyX). Lo studio di Lennartz e colleghi si propone di ridefinire tali indicazioni proprio per la zirconia. Si tratta di un lavoro in vitro che ha previsto l’impiego di 30 abutment conici Camlog e altrettante corone CAD/CAM, cementate con 5 diversi cementi provvisori o semilermanenti: ossido di zinco eugenol-free (Freegenol), acriluretano (ImProv) e cementi compositi (Telio CS Cem Implant, X-Pand Implant, Dyna Implant). Le corone sono state lasciate in situ per 3 giorni e alcune di esse sono state sottoposte a termociclazione (processo che ha significativamente ridotto la forza di ritenzione); infine tutte sono state rimosse. I risultati hanno certificato che i primi 3 cementi precedentemente citati hanno fornito risultati di ritenzione adeguati per un cemento semipermanente. In assoluto Freegenol si avvicina massimamente al valore ideale dei 250 N (235 ± 42 N). È stato altresì stabilito che una discrepanza marginale compresa tra 70 e 190 μm non influenza la rimovibilità.
Riferimenti blibligrafici