L’ortodontista è da sempre uno specialista che, in seno all’odontoiatria, ha uno sguardo maggiormente incentrato sul soggetto pediatrico. Ciò detto, l’incremento delle esigenze estetiche e, parallelamente, gli sviluppi clinici in termini di protocolli e sistematiche hanno indotto una crescita della percentuale di pazienti ortodontici adulti, nei paesi occidentali, indicativamente nel corso dell’ultimo trentennio.

Negli Stati Uniti, i casi ortodontici adulti, nel 1981, coprivano il 15,4% del totale. Tale percentuale ha raggiunto il 21,0% nel 2017. Un sondaggio, condotto nel Regno Unito dalla British Orthodontic Society ha rilevato un incremento del 5% dei pazienti ortodontici, nel biennio 2016-2018.

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Si consideri il fatto che un paziente adulto che intraprende un percorso ortodontico, o quantomeno si interessa in tale senso, possa avere alle spalle un pregresso background ortodontico.

Si parla di ritrattamenti ortodontici come dell’approccio a pazienti di età superiore ai 18 anni che, in un momento precedente tale soglia d’età siano stati sottoposti a qualche tipo di trattamento ortodontico.

La letteratura scientifica, tuttavia, è maggiormente orientata allo studio dei pazienti ortodontici first-time, riservando ai ritrattamenti il ruolo di casi incidentali. Pochi sono gli studi, soprattutto di tipo retrospettivo e cross-sectional, che pongono al centro questi pazienti.

In realtà, è doveroso riservare un ruolo di primo piano alla considerazione di questi pazienti, in quanto varie sono le ragioni che inducono alla ricerca di un trattamento ortodontico, così come varie sono ragioni che conducono al fallimento di un piano di cure.

Come individuare pazienti adulti con interesse per l'ortodonzia

A questo proposito, recentemente, lo studio di Chow e colleghi, pubblicato su American Journal of Orthodontics and Dentofacial Orthopedics, si è proposto di comparare i profili di pazienti adulti, mai trattati o già trattati in precedenza, in cerca di trattamento ortodontico. Sono stati valutati aspetti soggettivi come fattori motivazionali, aspettative, autopercezione della malocclusione, ma anche dati clinici, come storia ortodontica, necessità di trattamento, contenzione ed eventuali carenze o fallimenti pregressi.

Gli autori hanno strutturato un questionario da sottoporre ai pazienti, con domande a risposta dicotomica o multipla, domande aperte e scale visuo-analogiche (VAS). La storia clinica e lo stato attuale dei pazienti sono stati invece valutati tramite foto, modelli ed esami radiologici. Per ciascuno, è stata individuata un’eventuale malocclusione sulla base del fattore principale. Lo studio digitale dei modelli ha permesso, per tutti i pazienti, l’inquadramento attraverso l’indice di complessità, outcome e necessità (ICON). Un unico ortodontista con esperienza più che trentennale ha, infine, individuato le singole cause principali degli eventuali fallimenti pregressi, ripartite tra fattori legati al paziente, errori dell’operatore e ragioni biologiche.

Lo studio ha coinvolto un totale di 262 pazienti first-time e 200 ritrattamenti. I risultati attestano l’assenza di differenze significative, all’interno dei due gruppi di pazienti adulti, tra le cause che portano alla ricerca di un piano di cure ortodontiche, sia esso il primo o il secondo trattamento. Per entrambi i gruppi, la ragione principale è di tipo estetico; non si rilevano differenze per quanto riguarda tipo di malocclusione, auto-percezione della malocclusione, livello di motivazione, disponibilità a intervento chirurgico, aspettative su miglioramento e durata del trattamento.

È stato rilevato un punteggio ICON significativamente inferiore nei pazienti ritrattati. Le cause di fallimento pregresso sono principalmente trattamento inadeguato (su tutte), alterazioni nella maturazione, contenzione inadatta, carenze nella diagnosi e nella pianificazione; seguono deficit del diametro trasversale, malocclusione secondaria su base parodontale, scarsa adesione alla contenzione e disturbi dell'articolazione temporo-mandibolare.

In conclusione, gli adulti si avvicinano all’ortodonzia con atteggiamento abbastanza omogeneo e indipendente dal proprio background clinico. Quest’ultimo, tuttavia, non può non essere considerato dall’ortodontista, nei casi di aspiranti ritrattamenti. Lo studio può aiutare, infatti, a determinare le cause del precedente fallimento e/o dell’insoddisfazione del paziente e guidare in senso favorevole il nuovo piano di cure.

Riferimenti bibliografici

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32709577/

Profilazione del paziente ortodontico adulto - Ultima modifica: 2020-09-10T15:18:23+00:00 da redazione
Profilazione del paziente ortodontico adulto - Ultima modifica: 2020-09-10T15:18:23+00:00 da redazione

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