Preservazione dei livelli di tessuto molle con riabilitazione implantare provvisoria immediata

1. Dopo un trauma all’arcata, un paziente maschio di 46 anni lamentava un dolore nell’area dell’incisivo centrale superiore di destra.

I dati attualmente disponibili indicano che impianti singoli con protesizzazione e applicazione immediate di corone provvisorie mostrano percentuali di successo comparabili a quelle di protocolli dilazionati1-6. L’inserimento immediato di un impianto e l’applicazione di una protesi provvisoria forniscono vantaggi significativi rispetto ai protocolli dilazionati tradizionali: la forma del solco viene ottimizzata prima del restauro definitivo7,8, il tessuto molle guarisce simultaneamente con l’integrazione dell’impianto9-10, i pazienti non hanno il disagio di protesi mobili voluminose11, sono necessari meno interventi chirurgici12 e il tempo di trattamento è minore13. Tra i fattori critici per il successo di un restauro immediato vi sono la stabilità iniziale dell’impianto in osso di buona qualità, l’assenza di abitudini parafunzionali, l’adeguato design della protesi provvisoria e la compliance del paziente14-16. Le tecniche di sviluppo del tessuto molle, soprattutto con l’uso di riabilitazioni implantari provvisorie, sono state descritte come strumenti essenziali per ottenere un’ottima forma perimplantare del solco17. La maggior parte degli studi indica che l’inserimento immediato dell’impianto e del restauro provvisorio assicurano livelli ossei e di tessuto molle comparabili a quelli di un approccio dilazionato e presentano chiari vantaggi per quanto riguarda il comfort e la rapidità del trattamento18–21. Sono state descritte diverse tecniche per eseguire un restauro provvisorio su impianto al fine di sviluppare il tessuto molle prima di effettuare la protesi definitiva22–25. Grazie alla semplicità, alla minima manutenzione e al comfort di un restauro fisso, spesso si preferisce un restauro provvisorio a livello dell’impianto anche quando lo sviluppo del tessuto molle non è il suo scopo principale. Questo articolo presenta un esempio di inserimento e applicazione immediati di un restauro provvisorio avvitato che dimostra l’ottima conservazione del tessuto molle perimplantare.

1. Dopo un trauma all’arcata, un paziente maschio di 46 anni lamentava un dolore nell’area dell’incisivo centrale superiore di destra.
1. Dopo un trauma all’arcata, un paziente maschio di 46 anni lamentava un dolore nell’area dell’incisivo centrale superiore di destra.

Presentazione del paziente

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Un paziente maschio sano di 46 anni si è presentato nello studio dell’Autore lamentando un dolore intermittente a livello dell’incisivo centrale superiore destro (figura 1). L’esame clinico e radiografico (figura 2) hanno fatto rilevare una frattura subcrestale orizzontale della radice. Il paziente è stato indirizzato a un parodontologo e come opzione di trattamento si è deciso per l’estrazione del dente con inserimento immediato di impianto e applicazione di restauro provvisorio. Con un approccio chirurgico senza lembo, il parodontologo ha estratto in modo atraumatico i frammenti dell’incisivo centrale (figura 3). L’autore/protesista ha eseguito un restauro provvisorio anatomico sull’impianto immediato usando una resina per provvisori bis-acrilica e un cilindro provvisorio in polimero per la ritenzione della vite (figura 4). Due mesi dopo la chirurgia, livelli di tessuto molle bilanciato circondavano i restauri provvisori sugli incisivi centrali (figura 5).

Alla rimozione del restauro provvisorio a livello dell’impianto, era evidente il tessuto molle sulculare sano (figura 6). Il restauro provvisorio è stato quindi utilizzato come transfer d’impronta per rilevare accuratamente la forma del solco preservata. Sull’impianto dell’incisivo centrale destro è stato inserito un abutment in zirconia al CAD/CAM e sono state eseguite corone in ceramica per entrambi gli incisivi centrali (figura 7). Una settimana dopo la cementazione i profili di tessuto molle apparivano sani e bilanciati tra gli incisivi centrali (figura 8). Radiograficamente si notava che i livelli ossei erano ben preservati intorno all’impianto con platform switching (figura 9). Per quanto riguarda il sorriso, i contorni e il colore della corona e i livelli di papilla confluenti contribuivano a dare un aspetto più giovanile (figura 10).

Discussione e conclusioni

Una corona provvisoria su impianto ben contornata guida il volume di tessuto molle esistente a livelli ottimali e, con diverse tecniche di impronta, i contorni possono essere replicati con gli abutment e i restauri definitivi per conservare i profili gengivali ottenuti. Il tecnico di laboratorio può modellare la protesi definitiva in base alla corona e al profilo del tessuto molle forniti dal restauro provvisorio. Nel corso della seduta di applicazione della protesi definitiva, l’abutment dell’impianto e la corona entrano facilmente nel solco sviluppato in precedenza con il restauro provvisorio. Nella maggior parte dei restauri singoli o di pochi elementi, i restauri provvisori realizzati in studio possono essere molto efficaci per lo sviluppo e il supporto del tessuto molle. In modo simile all’anatomia del dente naturale, il profilo emergente subgengivale dovrebbe fluire facilmente dalla forma cilindrica dell’impianto al profilo tridimensionale del dente, come emerge dal solco perimplantare. L’estetica implantare dipende dalla forma sia dei tessuti duri che di quelli molli. La conservazione e la preparazione del sito dell’impianto, seguita dall’inserimento ideale dell’impianto, determinano il potenziale per un’ottimale forma perimplantare.
Il protesista deve quindi supportare i tessuti sub-gengivali con un restauro su impianto contornato in modo ideale per ottimizzare il tessuto molle risultante dall’opera dell’implantologo e tale restauro serve come base per l’abutment e la corona definitivi. I restauri provvisori su impianti si sono evoluti da espedienti temporanei durante l’integrazione del tessuto osseo e molle a strumenti terapeutici fondamentali utilizzati per accertare le aspettative del paziente, comunicare con il laboratorio e ottimizzare il trattamento implantare definitivo.

Corrispondenza
George Priest
23 Main Street, Suite 303
Hilton Head Island
South Carolina, USA

George Priest, MDM

Il dottor George Priest ha uno studio privato di odontoprotesi a Hilton Head Island, South Carolina, dedicato all’estetica, alla restaurativa avanzata e all’implantologia. Svolge attività didattica in patria e all’estero e tiene lezioni di implantologia, restaurativa avanzata ed estetica. Scrive regolarmente su molte riviste del dentale accreditate, quali The International Journal of Oral and Maxillofacial Implants, The International Journal of Periodontics and Restorative Dentistry e The Journal of Prosthodontics ed è clinical editor di The Journal of Implant and Reconstructive Dentistry e The Journal of Implant and Advanced Clinical Dentistry. È Diplomate dell’American Board of Prosthodntics, Fellow dell’American College of Prosthodontists, Fellow dell’International College of Dentists, e Dentistry Today lo riconosce leader in continuing education dal 2005. Il Dr. Priest è stato professore di protesi all’Emory University.

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Preservazione dei livelli di tessuto molle con riabilitazione implantare provvisoria immediata - Ultima modifica: 2011-09-02T11:20:27+00:00 da Redazione

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