In parodontologia spesso si parla di quale sia l’eziologia delle recessioni gengivali; il discorso è naturalmente molto più complesso, tanto che non sempre il clinico è in grado di accertare se si trova di fronte a una lesione a origine francamente mista o se ha prevalso una delle componenti (tipicamente lo spazzolamento). Una progressione eziopatogenica possibile inizia con l’instaurarsi di una prima lesione da spazzolamento, sulla quale si sovrappone un fattore infiammatorio aggravante, derivante dal ristagno di placca.
Lo studio del caso è un momento clinico di primaria importanza. La classificazione più accettata per quanto riguarda le recessioni è ancora una volta quella proposta da Preston Miller nel 1985: essa, come già affrontato, si articola su 4 livelli di gravità, i quali indirizzano il clinico anche in senso prognostico. Diversi importanti Autori, come osserva uno studio di Pini-Prato del 2011 e come ricordato anche da un articolo precedentemente comparso su questa pagina, si sono spesi nel sottolineare come tale classificazione sia ormai non del tutto sufficiente a descrivere il caso nella sua interezza. Il motivo principale di tale critica, che pure riconosce l’agilità della metodica, sta proprio nel fatto che questa definisca la singola lesione indipendentemente dalle cause da cui essa deriva.
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La fase successiva all’inquadramento del caso è costituita naturalmente dal piano terapeutico. È chiaro che una condizione acquisita e stabilizzata viene considerata per un trattamento risolutivo di tipo chirurgico, in altre parole una plastica mucogengivale. Va però anche osservato come la parodontologia moderna, indirizzata sempre di più verso un indirizzo conservativo e atraumatico per il paziente, sia in grado di proporre delle misure intercettive anche per quanto riguarda le recessioni gengivali. Ciò passa necessariamente per la motivazione del paziente a sottoporsi a controlli regolari, utili allo screening dei sopracitati fattori: se un’anatomia costituzionalmente sfavorevole rappresenta per definizione un aspetto non modificabile, una tecnica di spazzolamento erronea potrà invece essere corretta con relativa facilità. Si può quindi notare come questa misura preventodontica sia del tutto simile a quella per la patologia parodontale: anzi, le due possono essere tranquillamente addizionate all’interno di un’unica visita parodontologica.
Quanto appena detto rimane ugualmente, se non maggiormente valido per quanto riguarda quei pazienti che vengono invece indirizzati alla chirurgia, alla quale dovranno giungere nelle migliori condizioni di igiene. Questi stessi pazienti poi andranno ulteriormente motivati a seguire con precisione il programma postchirurgico, di modo da favorire una guarigione (immediata) e una maturazione (tardiva) dei tessuti che favoriscano al massimo la tecnica chirurgica