Parodontite e perimplantite: similitudini e differenze

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Negli ultimi la consapevolezza clinica della perimplantite si è universalmente affermata, così come la conoscenza dei disagi potenzialmente derivanti da tale condizione. Nel linguaggio clinico, ci si riferisce comunemente a questa patologia come alla “parodontite dell’impianto dentale”. In una revisione della Letteratura di fine 2015, Robitaille e colleghi si sono domandati se, sulla base delle evidenze esistenti, perimplantite e malattia parodontale siano in effetti le connotazioni di una stessa malattia su due substrati differenti oppure due patologie distinte seppur affini, usando con esattezza i termini “identical” e “fraternal”, rispettivamente.

I punti in comune sono molteplici, a partire dalle due condizioni predisponenti, denominate parallelamente gengivite e mucosite perimplantare. La mucosa che circonda l’impianto ha una resistenza all’aggressione batterica simile a quella osservabile nel solco subgengivale. In termini di specie batteriche (BacteroidesFusobacteriaceae e spirochete), la similitudine tra le due condizioni era stata identificata da Mombelli (1987) nel caso dei difetti ossei suppurativi superiori ai 6 mm.

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La perdita ossea progressiva nella perimplantite mostra chiare somiglianze, in termini clinici ma anche istologici, con la malattia parodontale.

Fumo e diabete sono fattori di rischio della malattia parodontale riconosciuti anche nel fallimento implantare. Interessante, in questo senso, il fatto che una storia di malattia parodontale costituisca essa stessa un fattore di rischio per la perimplantite: per quanto prevedibile, l’indicazione è stata dimostrata dallo stesso Mombelli solo nel 2012.

Ragionando invece sulle differenze, in primo luogo, si considerino nuovamente i dati istologici. Il solco perimplantare si forma inizialmente intorno alla vite di guarigione o comunque agli elementi transmucosi dell’impianto. La maturazione avviene in 6-8 settimane (nel caso dell’impianto transmucoso appunto) e stabilisce l’ampiezza biologica. La vascolarizzazione e la composizione tissutale, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione delle fibre, mima la gengiva naturale, rispetto al quale il nuovo tessuto risulta meno resistente al sondaggio.

Considerando ancora un’analisi di tipo istopatologico, le lesioni ossee da perimplantite risultano di larghezza pressoché doppia, se confrontate con quelle da parodontopatia.

Un ultimo aspetto da considerare, ampiamente dibattuto anche in ambito implantologico, è quello della superficie implantare, la quale può differire per morfologia, materiale, ruvidità ed energia libera di superficie (detta anche tensione superficiale). Questo insieme di elementi è in grado di condizionare il microbiota non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo.

In conclusione, è possibile che la componente batterica nella perimplantite possa intervenire sul proprio stesso ambiente, rendendolo pertanto maggiormente favorevole all’adattamento e alla progressione. Questa “microbial reservoir hypothesis” meriterà certamente approfondimenti negli anni a venire, allo scopo di identificare i complessi patogeni massimamente implicati nei meccanismi eziopatologici della condizione.

Parodontite e perimplantite: similitudini e differenze - Ultima modifica: 2018-02-22T06:45:15+00:00 da redazione