L’implantologia secondo Lars Gerhard Sennerby

Lars Gerhard Sennerby

Nato nel 1960 a Linköping, in Svezia, Lars Gerhard Sennerby, personaggio molto noto anche in Italia, è autore di numerosi articoli e pubblicazioni sui processi infiammatori, sui biomateriali, sull’implantologia orale e sulle tecniche di aumento osseo. Ecco le sue idee sull’odontoiatria, nuovi e interessanti spunti di riflessione.

Lars Gerhard Sennerby
Lars Gerhard Sennerby

Lo avevamo incontrato quattro anni fa Lars Gerhard Sennerby, 54 anni, Professore Associato di Ricerca sui Biomateriali presso il Dipartimento Biomaterials and Handicap Research dell’Insitute for Surgical Sciences dell’Università di Goteborg, in Svezia. Un tempo sufficientemente lungo per domandarsi “cos’è successo nel frattempo”, per fare un nuovo bilancio sull’odontoiatria e in particolare sull’implantologia, disciplina che Sennerby esercita anche in Italia all’interno del “Feltre-Fiera di Primiero Implant Research Group”. 

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Professor Sennerby, la domanda è d’obbligo: cos’è cambiato in questi ultimi anni nel settore odontoiatrico e in particolare nell’implantologia?

Ritengo che in generale i dentisti abbiano risentito degli effetti della recessione economica e che, rispetto a prima, meno pazienti si siano sottoposti a terapie costose come gli impianti dentali. Personalmente non ho notato una diminuzione nel numero di clienti, ma ho riscontrato che sempre più casi comportano la sostituzione di un singolo dente. Questo può essere l’effetto della crisi economica, ma può anche riflettere una maggiore salute dentale tra i pazienti. Al tempo stesso, nella nostra clinica c’è un regolare afflusso di pazienti che richiedono terapie importanti, come l’estrazione totale dei denti e l’utilizzo di impianti per protesi fisse di intere arcate. Questi pazienti sono molto motivati, per ovvie ragioni, dato che l’alternativa è la protesi mobile e questo può spiegare l’orientamento verso trattamenti più costosi.

Come procede il lavoro del “Feltre-Fiera di Primiero Implant Research Group”? A cosa state lavorando?

Il lavoro sta procedendo bene. Il gruppo si occupa della stabilità implantare e di come misurarla. Abbiamo recentemente pubblicato degli studi sull’analisi della frequenza di risonanza (RFA) – conosciuta col nome commerciale di tecnica Osstell. Questo metodo utilizza un trasduttore applicato all’impianto, che viene stimolato con una gamma di frequenze. La frequenza di risonanza del trasduttore è tradotta in un valore ISQ (quoziente di stabilità impiantare) che va da 1 a 100 e riflette la rigidità dell’insieme osso-impianto. Più è alto il valore ISQ, maggiore è la stabilità dell’impianto. In uno studio in vitro, abbiamo dimostrato una correlazione tra l’ISQ e la micro mobilità di impianti dentali impiantati in campioni di ossa di bovino di varie densità. È stato anche dimostrato che l’ISQ, come pure le misure del torque di inserimento sono in correlazione con la densità dell’osso, come misurato nelle ricostruzioni in 3D delle scansioni effettuate con la CTCB (Tomografia Computerizzata Cone Beam). Questo ha portato all’idea che la stabilità implantare possa essere prevista per mezzo di scansioni effettuate sul paziente con la CTCB prima dell’intervento. Fatto confermato in un recente studio clinico: significa che le posizioni dell’impianto con un’ottima stabilità possono essere pianificate e trasferite a una dima chirurgica.

Sotto il profilo strettamente clinico, ci sono altre novità? I nuovi biomateriali cosa permettono di ottenere rispetto al passato?

Credo che le scoperte fondamentali nell’ambito dell’implantologia siano state fatte nel passato. Quello che si vede oggi sono delle rifiniture della tecnica di osteointegrazione, per esempio l’introduzione di procedure cliniche semplificate, come l’impianto immediato in alveoli post-estrattivo, i protocolli di carico immediato o precoce e la chirurgia guidata con l’utilizzo della tecnologia CTBC e del software collegato. Ovviamente, certe aziende produttrici di impianti hanno sperimentato problemi di tenuta e di frattura dei componenti e hanno quindi introdotto nuovi materiali come hanno pure modificato la progettazione dei loro componenti implantari in modo da assicurarne la funzione per l’intero arco della vita.

Quali sono gli altri filoni di ricerca più interessanti e promettenti in questo campo?

Credo che l’aumento osseo sia l’area di ricerca più interessante, o meglio, la comprensione di quando l’aumento osseo non sia indispensabile, dato che molti pazienti sono oggetto di una chirurgia invasiva per l’appunto non necessaria. Un esempio è l’aumento del pavimento del seno mascellare, che è una procedura comune nell’implantologia dentale. La questione è: quanto osso serve per avere una funzionalità sicura e a lungo termine? Vediamo risultati promettenti con impianti corti, con impianti angolati e con tecniche meno invasive come l’uso di osteotomi. Inoltre, in una serie di studi, abbiamo dimostrato che il semplice rialzo della membrana del seno mascellare, senza innesti di osso, si risolve in una prevedibile formazione di osso e osteointegrazione. Ritengo che anche lo sviluppo e la valutazione di vari sostituti ossei per rimpiazzare gli innesti di osso autogeno sia un’area di ricerca importante e interessante. 

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Cosa ne pensa della “peri-implantite”: è davvero un problema? E lo sarà anche in futuro?

A mio avviso, la peri-implantite è una sfida da un punto di vista didattico, piuttosto che una minaccia per gli impianti dentali. L’idea che qualsiasi riassorbimento di osso marginale e sanguinamento al sondaggio siano segni di un’infezione in atto attorno all’impianto non è corretta. L’osteointegrazione è una reazione a un corpo estraneo, il che, in base alla patologia classica, è appunto un’infiammazione cronica. Perciò, la “peri-implantite” è per definizione il logico stato di qualsiasi impianto osteointegrato. Il 90% degli impianti può presentare un sanguinamento al sondaggio, il che non è sorprendente visto che i tessuti attorno ai componenti dell’impianto sono tessuti cicatriziali e non altamente specializzati. La perdita dei denti induce il riassorbimento dell’osso alveolare e non è una legge di natura l’arresto del riassorbimento dell’osso in seguito al posizionamento di un impianto. Numerosi studi clinici hanno mostrato che il riassorbimento dell’osso marginale è un fenomeno inevitabile e che certi impianti mostrano maggior perdita ossea di altri. Studi clinici hanno inoltre dimostrato che esiste scarsa correlazione tra sanguinamento al sondaggio, riassorbimento dell’osso marginale e futuri problemi attorno agli impianti dentali. Quindi, se si comprende la natura dell’osteointegrazione, gli indizi parodontali non sono applicabili e non è realistica una tolleranza zero nei confronti del riassorbimento dell’osso marginale e del sanguinamento. Detto questo, anche perdite significative di osso e infezioni purulente possono presentarsi attorno agli impianti. Secondo un recente studio, basato su dieci diversi studi di follow-up relativi a tre diversi moderni sistemi di impianto, l’incidenza è stata inferiore al 3% nell’arco di dieci anni di funzionalità. 

Per lei che ama l’Italia e la buona cucina, qual è la ricetta per realizzare l’odontoiatria di domani, di alta qualità, ma anche più accessibile rispetto a quella di un tempo?

In Italia ho imparato che il cibo è una questione di buona qualità dei prodotti e di conoscenza di come usare al meglio questi prodotti. Se sei un buono chef, i tuoi clienti torneranno e il tuo ristorante avrà una buona reputazione. Credo che la stessa cosa avvenga nell’odontoiatria e in particolare nell’implantologia dentale. È una questione di istruzione, di formazione, di uso di procedure documentate e di controllo dei risultati dei trattamenti. Tuttavia, oggi è molto difficile trovare un luogo dove ricevere un’istruzione e una formazione adeguate all’implantologia dentale, e questo vuol dire che i giovani dentisti devono fare pratica sui propri pazienti. Personalmente ritengo che l’implantologia dentale e in particolare chirurgica dovrebbe costituire una specialità a parte dell’odontoiatria e che le università e le organizzazioni professionali che si occupano di impianti dovrebbero offrire questo programma.

Quanto è importante mettere al centro il paziente e utilizzare protocolli standard?

La medicina e l’odontoiatria consistono proprio nel mettere il paziente al primo posto. Una procedura standard è il risultato di un’attività scientifica a lungo termine e della comprovata esperienza di un vasto gruppo di medici esperti. L’utilizzo di procedure standard è una garanzia per avere risultati positivi e può proteggere il paziente dalle complicazioni.

Per concludere, dal suo punto di vista, come sta cambiando l’odontoiatria italiana, in particolare rispetto a quella svedese che ben conosce?

L’odontoiatria svedese è ben sviluppata e organizzata in questo senso, grazie a un ampio servizio sanitario odontoiatrico nazionale e all’introduzione dell’assicurazione dentale negli anni ’70. Ad esempio, le cure odontoiatriche sono gratuite fino all’età di 19 anni e, con alcune restrizioni, sono finanziate con i soldi delle tasse per gran parte dei trattamenti, inclusi gli impianti, per il resto della popolazione. Ciò significa che la maggioranza degli svedesi va dal dentista regolarmente e ha quindi una buona salute dentale. In base alla mia esperienza, in Italia, ho l’impressione che i pazienti arrivino spesso dal dentista solo quando hanno bisogno di cure. Di conseguenza, da un punto di vista della salute dentale e da quello della situazione economica degli studi odontoiatrici, ritengo che la sfida per l’odontoiatria italiana sia di convincere i pazienti ad andare dal dentista regolarmente, in particolare i pazienti giovani. Ovviamente, a parte la qualità del lavoro, il costo è un fattore importante per i pazienti e credo che questo in Italia rappresenti un importante fattore di concorrenza tra gli odontoiatri.

L’implantologia secondo Lars Gerhard Sennerby - Ultima modifica: 2014-09-13T10:32:47+00:00 da paolavitaliani

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