Negli ultimi anni la terapia conservativa ha beneficiato, oltre che delle innovazioni tecniche, delle accresciute conoscenze sui meccanismi eziopatogenici della malattia cariosa. L’approccio rientra oggi sistematicamente nell’ambito del minimamente invasivo piuttosto che in quello della terapia demolitiva: il razionale è passato da “extension for prevention” a “prevention of extension”.
Il substrato dentinale cariato si divide in due strati distinti, uno superficiale di dentina infetta e uno profondo di dentina affetta. Il primo è soggetto a demineralizzazione di alto grado (è pertanto non rimineralizzabile) e presenta collagene in uno stato avanzato di denaturazione con perdita virtuale dei legami cross-linked. Il secondo è invece parzialmente demineralizzato e pertanto può andare incontro fisiologicamente a remineralizzazione.
La dentina così alterata, tuttavia, presenta un’adesività ridotta rispetto alle resine composite o ai cementi vetroionomerici. Essendo la componente minerale ridotta, infatti, il trattamento adesivo induce la formazione di uno strato ibrido ispessito e irregolare, con una parte organica relativamente aumentata.
Al fine di normalizzare lo strato ibrido mediante la rimozione della componente organica in eccesso, Taniguchi ha proposto un pretrattamento con ipoclorito di sodio (NaOCl) al 6% per 15 secondi: ciò ha effettivamente aumentato in maniera significativa la forza del legame adesivo, sia con tecnica 1-step che 2-step.
Nel caso di lesioni cariose profonde, sono oggi disponibili sostituti dentinali, apponibili sulla dentina affetta. In questo ambito rientrano i cementi silicati di calcio idraulico, come ad esempio Biodentine e Retro MTA. Tali prodotti hanno anche effetti benefici sulla polpa e, quando utilizzati a tale scopo, difficilmente vengono posizionati su una dentina completamente libera.
Lo studio di Meraji (Dental Materials 2018) è partito dalla seguente ipotesi nulla: non esistono differenze di adesività, per quanto riguarda questi materiali, tra dentina sana e affetta e il pretrattamento con NaOCl aumenta l’adesività.
La forza di legame è stata indagata tramite universal testing machine e le relative modalità di fallimento del legame sono state osservate tramite stereomicroscopia a ingrandimento 20x. È stata effettuata anche una verifica radiografica tramite tecnologia digitale RVG.
Effetto dell’NaCl sull’adesione dei materiali da restauro alla dentina affetta
L’esperimento su denti estratti, dunque condotto in vitro, ha evidenziato come, a una settimana, la forza di adesione ai diversi substrati dentinali fosse analoga per tutti i sostituti – ai due precedentemente elencati se ne aggiunge un terzo (Theracal LC). Per i primi due si assisteva a un incremento nel tempo, fino al limite di osservazione scelto (24 settimane). Parallelamente, si osservava un incremento della radiopacità, indicativo di remineralizzazione.
Il pretrattamento con NaOCl porta a incremento della della forza di legame esclusivamente a livello della dentina affetta. Nel caso della dentina sana, come anche prevedibile, induce addirittura un deterioramento
Riferimenti bibliografici