La paziente in stato interessante rappresenta senza dubbio un soggetto di difficile approccio clinico per l'odontoiatra. Il fatto che la gravidanza costituisca, di per sé, un'indicazione a posticipare le terapie elettive e ridurre al minimo il ricorso a farmaci sintomatici e a qualsiasi tipo di trattamento in acuto non esenta il clinico dalla gestione di base.
Al contrario, questa richiede un'aumentata accortezza da parte dell'odontoiatra, dato che la paziente si trova ad andare inevitabilmente incontro a situazioni potenzialmente peggiorative del proprio compenso di salute orale.
La difesa dei tessuti parodontali viene condizionata negativamente dal deficit dell'attività neutrofila, la quale favorisce l'infiammazione locale.
Gli ormoni della gravidanza (progesterone, estrogeni e gonadotropina corionica) inducono un aumento della permeabilità e della proliferazione vascolare.
L'aumento della concentrazione di mediatori flogistici (prostaglandine) e le alterazioni della fibrinolisi compartecipano al quadro infiammatorio.
Il quadro risulta in realtà più complesso. L'associazione tra livelli ormonali e mediatori chimici può condurre a modificazioni del turnover tissutale e vascolare a livello parodontale.
Ancora, il sistema endocrino, durante la gravidanza, è in grado di alterare il microbiota a livello orale, favorendo la proliferazione di batteri comeBacteroides melaninogenicus, Prevotella intermedia e Porphyromonas gingivalis.
In più, la semplice igiene orale domiciliare può essere condizionata negativamente dal possibile quadro di stressogeno e ansiogeno.
Il sovrapporsi di tutte le condizioni sopracitate (le quali, tra l'altro, lasciano, per lo più, poco spazio alla prevenzione) può favorire l'insorgenza di quadri patologici precisi, ben noti al medico, ma in grado di indurre forte preoccupazione nella paziente. La gestione clinica, più che terapeutica, diventa pertanto in questi casi particolarmente delicata.
Silva Bett e colleghi hanno recentemente pubblicato una revisione sistematica atta a sondare le evidenze riguardo la prevalenza di lesioni orali in gravidanza.
I revisori, partendo da una base di 1833 report ricavati da una serie di banche dati (CINAHL, LILACS, LIVIVO, PubMed, Scopus, Web of Science, Google Scholar, OpenGrey, ProQuest), hanno selezionato un totale di 15 studi portati ad analisi qualitativa e meta-analisi.
Il rischio di bias è stato giudicato moderato-ridotto. Il difetto principale è rappresentato dall'eterogeneità metodologica, il che rende necessaria la definizione di ulteriori e più rigorosi protocolli di ricerca.
Il campione valutato comprende complessivamente quasi 6000 donne: 1 su 10 (l'11.8% per la precisione) ha riportato un'alterazione della mucosa orale. La più comune risulta essere l'iperplasia gengivale (17.1%), seguita dalle lesioni da morsicazione (10%), candidosi orale (4.4%), granuloma piogenico (3%) e glossite migrante benigna (2.8%).
Riferimenti bibliografici