Antibioticoresistenza: “perché non ho aderito alla campagna #menoemeglio”

Maurizio Ciatti è un medico chirurgo, specialista in odontostomatolgia e in chirurgia maxillo-facciale, con un'esperienza professionale maturata anche nel settore ospedaliero e universitario. Opera a  Varese da oltre 40 anni. Come medico e come odontoiatra condivide i principi della campagna contro l'antibioticoresistenza di Slow Medicine e Altroconsumo, ideata nell’ambito del progetto “Fare di più non significa fare meglio” insieme a 16 società scientifiche aderenti al programma Choosing Wisely Italy. Tuttavia, non vi ha aderito.

"Perché? Perché dal mio punto di vista", dice Ciatti, "contiene delle imprecisioni, quando ad esempio suggerisce al medico odontoiatra di non prescrivere l'antibiotico come profilassi nell'estrazione dentaria. Da un'iniziativa patrocinata dal Ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità mi sarei aspettato un approfondimento maggiore, qualche dettaglio in più. Nel caso di estrazione dentaria, la profilassi antibiotica è molto spesso consigliabile, salvo nei casi in cui l'estrazione riguardi un dente deciduo sano e già in fase avanzata di permuta o un dente perfettamente sano che deve essere estratto per ragioni ortodontiche".

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L'estrazione di un dente

Perché si estrae un dente o una radice di un dente, si domanda Ciatti. "Perché dente o radice sono infetti e irrecuperabili", spiega il chirurgo maxillo-facciale, "altrimenti l'odontoiatra cercherebbe di curarli in tutti i modi. Intervenire su di un focus infetto o potenzialmente infetto senza aver sottoposto il paziente a una profilassi antibiotica può essere molto pericoloso, anche se un tempo in chirurgia si aveva la presunzione che in un ambiente perfettamente sterile, quale dovrebbe essere una sala operatoria, questo problema non  fosse così importante. Le evidenze scientifiche hanno dimostrato che in tutti i casi in cui si sospetta che il focolaio infetto possa diffondersi durante l'atto chirurgico, vedi un intervento su un intestino infetto o su di una vescica infetta, è importante adeguarsi alla precauzione della profilassi antibiotica e noi medici dobbiamo attenerci a queste regole".

Antibioticoresistenza e "aderenza alla terapia"

Maurizio Ciatti, medico chirurgo, specialista in odontostomatologia e chirurgia maxillo-facciale, ricorda i principi cardine per contrastare il problema dell'antibioticoresistenza, oggetto di una campagna approdata anche sui Social con l'hashtag #menoemeglio.

Per risolvere il problema dell'antibioticoresistenza bisognerebbe senz'altro ridurre l'impiego degli antibiotici, ma soprattutto, secondo Ciatti, usarli correttamente, perché a volte l'abuso deriva da un uso improprio messo in atto dal paziente, piuttosto che da una prescrizione del medico fatta a cuor leggero.

"La durata del ciclo di cura antibiotica, solitamente deve essere prescritta dal medico curante", ricorda Ciatti, "in base al tipo di intervento e alle condizioni del paziente. Esistono antibiotici indicati per le patologie delle vie respiratorie e usati spesso per la profilassi delle estrazioni dentarie (azitromicina) per i quali i giorni di assunzione sono limitati,  in virtù di un maggior tempo di latenza del suo principio attivo.

Sovente invece il paziente assume il farmaco solo per pochi giorni, per 3 o 4 giorni, perché magari si sente meglio e non vuole continuare la cura che a quel punto, erroneamente, reputa inutile. In altri casi, anziché assumere la dose prescritta, modifica di propria iniziativa la posologia, non solo nel numero di assunzione, ma anche nel quantitativo totale di farmaco assunto quotidianamente. Ed è un errore, perché anche l'assunzione di quantità insufficienti, autoridotte dal paziente di propria iniziativa, può portare il soggetto a sviluppare un'antibioticoresistenza a quei principi attivi".

Quando la cura non è risolutiva

"Se non si seguono le regole cardine della farmacologia", avverte Ciatti, "cioè la posologia, ovvero le indicazioni sulla quantità di farmaco necessaria a contrastare la carica batterica e la durata della cura, il rischio è che la terapia si riveli inefficace. Il paziente finirà dunque per ritrovarsi in casa compresse non utilizzate che forse userà poi in futuro senza la prescrizione medica, cosa da non fare mai. Ma soprattutto nella necessità di ricorrere nuovamente a una terapia antibiotica a causa di una ricaduta, finendo così per assumere complessivamente una quantità maggiore di questi farmaci. Ecco dove sta il problema, secondo me, e perché alla lunga l'uso improprio degli antibiotici ha portato al fenomeno dell'antibioticoresistenza. Dunque è giusto affrontare il problema e aderire a questa campagna di sensibilizzazione, veicolata anche sui Social con l'hashtag #menoemeglio, però con queste precisazioni che, dal mio punto di vista, chiariscono meglio il problema".

Antibioticoresistenza: “perché non ho aderito alla campagna #menoemeglio” - Ultima modifica: 2019-12-20T08:00:23+00:00 da Pierluigi Altea
Antibioticoresistenza: “perché non ho aderito alla campagna #menoemeglio” - Ultima modifica: 2019-12-20T08:00:23+00:00 da Pierluigi Altea

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