La Via della Carta

La carta è il mezzo noto all’uomo per comunicare quanto appreso in maniera dettagliata e duratura. Sembra essere stata inventata in Cina da Ts’ai Lun attorno al 105 d.C. per giungere solo molto tempo dopo – nel VII secolo – in Arabia. Si hanno reperti che possono testimoniare la presenza di carta a Samarcanda nel 751 e a Bagdad nel 793. Da qui la carta migrò in Siria, Egitto sino in Tunisia a Fez nel XII secolo. Nel 1276 nascono le cartiere di Fabriano, ben note ancora ai nostri giorni. Tra il 1393 e il 1403 Johannes Gutenberg inventa la stampa a caratteri mobili dando inizio alla possibilità di divulgazione in massa della cultura.

 

Ed è la diffusione del sapere ciò che ogni rivista scientifica si propone, presentando i dati delle ricerche, delle osservazioni, a volte anche solo dei pareri di esperti o cultori della materia.

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Stiamo vivendo immensi cambiamenti relativi al modo in cui presentare i dati elaborati.

In primo luogo stiamo affrontando una questione di forma. Sino a qualche anno fa non si discuteva il mezzo di comunicazione: i dati dovevano essere stampati su carta. Il substrato, ovvero la carta, poteva contribuire in maniera determinante al successo della rivista. Le pagine patinate, la qualità della carta, il formato dell’impaginazione e molti altri fattori ancora vi contribuivano. Oggi la carta ha grandi concorrenti e questi sono tutti di natura digitale, dai tablet ai computer, ai telefoni cellulari. Il documento, generalmente trasformato in PDF o in formati ancora più fruibili, viene destinato a una lettura “virtuale” con grandi vantaggi: se ci siamo dimenticati la rivista a casa, possiamo richiamarla immediatamente su tutti i nostri apparecchi con una consultazione che diviene estremamente efficace e ubiquitaria. La rivoluzione digitale ha apparentemente ampliato ancora di più la possibilità di diffondere il sapere.

Il mondo cartaceo ha dovuto affrontare anche questioni di sostanza e chi non è riuscito a capirle in tempo, vedi le famose cartiere di Fabriano citate all’inizio, è dovuto soccombere alle nuove regole di mercato. Forse da questo esempio possiamo capire come trovare delle indicazioni per il futuro.

Consultando diverse riviste, italiane ed estere, rimango sempre sorpreso della fortuna che bacia i nostri colleghi. Ciò non ha nulla a che fare con il substrato – analogico o virtuale – su cui vengono divulgati i dati, ma rispecchia una tendenza che può danneggiare seriamente tutto il mondo dell’editoria. Avete mai provato a contare quanti articoli scientifici con esito clinico positivo vengono pubblicati e quanti pochi articoli affrontino il tema dell’insuccesso?

Le riviste spesso ridondano di apparenti nuove tecniche, di materiali a dir poco strabilianti, di vantaggi sbalorditivi per il paziente. Se poi analizziamo quanto proposto in maniera critica vediamo che i toni enfatici forse non preludono per niente alle promesse fatte. La sostanza che invece manca è la capacità di descrivere con umiltà e con molta determinazione quali siano stati eventuali errori commessi in una determinata strategia terapeutica. Dai nostri errori possiamo sicuramente imparare molto a vantaggio nostro e non ultimo del paziente.

La carta ha un fascino, almeno per i meno giovani, che nessun dispositivo elettronico può attualmente contendere, basti pensare al fruscio che emette sfogliandola oppure all’emozione del colore quasi palpabile. Il contenuto che con la carta o con altri mezzi viene divulgato ha un valore emotivo proprio: il successo è più gratificante dell’insuccesso ma può essere fuorviante. La necessità di sapere descrivere anche il fallimento parziale o totale dà il reale valore aggiunto di cui in questo momento odontoiatra e paziente hanno reale bisogno.

La Via della Carta - Ultima modifica: 2014-10-01T17:03:32+00:00 da Sandro Siervo

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