La terapia implantare nell’atrofia del mascellare posteriore

Revisione sistematica della letteratura sul successo del rialzo del pavimento del seno mascellare e degli impianti in esso inseriti
A systematic review of the success of sinus floor elevation and survival of implants inserted in combination with sinus floor elevation   

Pjetursson BE, Tan WC, Zwahlen M, Lang NP.J Clin Periodontol 2008;35:216-240.

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In questa metanalisi della letteratura viene analizzato il tasso di sopravvivenza degli impianti inseriti nel seno mascellare con osso residuo inferiore a 6 millimetri. Per valutare il successo della terapia implantare sono stati presi in considerazione la tecnica di antrostomia laterale (a 1 o due fasi), la superficie degli impianti, la tipologia di materiale da innesto e l’utilizzo di membrane.

L’intervento del rialzo del pavimento del seno mascellare può essere svolto tramite tecnica con approccio trans-alveolare oppure con approccio laterale (figura 1). L’indicazione che fa propendere per un intervento dalla finestra laterale è l’altezza limitata dell’osso residuo. Recenti studi hanno dimostrato che la ridotta altezza dell’osso crestale nativo influenza significativamente la sopravvivenza degli impianti dopo il rialzo del seno mascellare. Pertanto, questa revisione ha voluto indagare il tasso di sopravvivenza degli impianti inseriti nel seno mascellare dopo rialzo del pavimento con antrostomia laterale, escludendo gli studi che presentavano un’altezza residua media superiore a sei millimetri. Gli articoli che rispettavano i criteri di inclusione sono risultati 48 (su 830 iniziali), per un totale di 12.020 impianti. Tutti i lavori selezionati presentavano impianti con un periodo di carico funzionale di almeno un anno. L’incidenza del fallimento degli innesti variava da 0 a 17,9%, con una media di 1,9%.

L’osso autologo, sia in forma particolata sia in blocchi, presentava un tasso di fallimento maggiore rispetto ai sostituti ossei da soli, anche se la differenza non è risultata statisticamente significativa. Sembra che l’associazione sostituti ossei-osso autologo fornisca i risultati migliori. Questa metanalisi, in accordo con le precedenti revisioni, ha riscontrato un tasso di fallimento annuale degli impianti del 3,8%, che si traduce in una sopravvivenza dell’impianto a 3 anni del 90,1% (tabella 1) .

Circa il 2,6% degli impianti falliti analizzati era stato perso durante la fase di guarigione o prima del carico funzionale. Considerando il tasso di fallimento implantare per paziente, il valore stimato saliva al 6,04%, ovvero il 16,6% dei pazienti aveva perso un impianto a distanza di 3 anni. Nel presente studio, l’incidenza della perdita della vite implantare prima del carico funzionale appare significativamente più alta per impianti a superficie macchinata (8,1%) rispetto a quelli a quella a superficie ruvida (1,1%). Se si considerano i lavori svolti solo con impianti a superficie ruvida, il tasso di sopravvivenza a tre anni risultava simile per tutti i tipi di materiali di innesto (autologhi e non) con un range variabile dal 96,3 al

99,8% (tabella 2). Non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa tra il protocollo di rialzo del pavimento del seno a una fase chirurgica e quello a due fasi. Inoltre, sembra che la perforazione della membrana del seno (complicazione più frequentemente occorsa durante l’intervento di rialzo) non influenzi la sopravvivenza dell’impianto. Se si utilizza una membrana a protezione dell’innesto durante l’intervento, si ottiene un ulteriore miglioramento del tasso di sopravvivenza al 98,3%. La presente revisione ha dimostrato la carenza nella letteratura internazionale di studi longitudinali che prendano in considerazione periodi di osservazione di dieci o più anni.

Mancano quasi completamente studi randomizzati e controllati con un sufficiente potere statistico in grado di comparare i diversi materiali da innesto. Inoltre, i lavori inclusi in questa metanalisi sono stati condotti principalmente in ambienti istituzionali quali università e cliniche specialistiche. I risultati qui ottenuti potrebbero, quindi, non essere generalizzati alla realtà degli studi privati. L’analisi dei dati ha rivelato numerosi difetti presenti nel protocollo dei lavori clinici considerati.  Da quest’analisi emerge che l’inserzione di impianti dentali associati al rialzo del pavimento del seno mascellare è un metodo di trattamento predicibile che mostra un alto tasso di sopravvivenza degli impianti stessi e una bassa incidenza di complicazioni chirurgiche. Gli studi presenti in letteratura presentano ancora molti bias e le differenze di metodologia applicate in questi spesso non permettono una corretta lettura dei dati.

Implicazioni cliniche                        

Questa revisione della letteratura suggerisce l’utilizzo di impianti a superficie ruvida in associazione a qualunque tipo di materiale da riempimento e di una membrana per la ricopertura della finestra laterale a protezione dell’innesto durante le procedure di rialzo del seno mascellare.

La terapia implantare nell’atrofia del mascellare posteriore - Ultima modifica: 2009-07-19T11:33:11+00:00 da fabiomaggioni

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