Le lesioni “white spot” (White Spot Lesions, WSL) rappresentano una delle più comuni complicanze post-ortodontiche e costituiscono un segnale precoce di demineralizzazione. Poiché queste lesioni sono clinicamente reversibili, i protocolli tradizionali di remineralizzazione dello smalto si basano prevalentemente su applicazioni di fluoro o di calcio-fosfato. Tuttavia, tali trattamenti richiedono tempi lunghi e spesso non riescono a ricostruire in modo completo l’architettura cristallina originaria dello smalto. Per superare questi limiti, un gruppo di ricercatori dell’University of Western Australia ha proposto un approccio innovativo che combina ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU, High-Intensity Focused Ultrasound) con cluster ionici di fosfato di calcio (CPICs, Calcium Phosphate Ion Clusters).
Il razionale biologico della ricerca sperimentale
Lo smalto demineralizzato perde la sua organizzazione cristallina, diventando vulnerabile agli attacchi acidi. In questo contesto, i CPICs, che si presentano inizialmente in forma amorfa (ACP, Amorphous Calcium Phosphate), forniscono un serbatoio di ioni calcio e fosfato pronti a riorganizzarsi in idrossiapatite (HAP). Tuttavia, poiché la transizione da ACP a HAP risulta lenta e incompleta, occorre un fattore di stimolo. Ecco perché l’uso del HIFU diventa cruciale. Infatti, le onde ultrasoniche ad alta intensità accelerano il processo di nucleazione e favoriscono l’allineamento dei cristalli lungo l’asse c. Di conseguenza, la struttura che si forma rispecchia quella naturale dei cristalliti dello smalto.
Risultati sperimentali
Gli autori hanno condotto una serie di esperimenti in vitro. In primo luogo, hanno trattato campioni di smalto artificiale con CPICs; successivamente, li hanno irradiati con HIFU per intervalli variabili. Inoltre, hanno verificato la trasformazione dei cluster in idrossiapatite ben organizzata attraverso microscopia elettronica e diffrazione a raggi X. I risultati hanno mostrato che la combinazione HIFU + CPICs produce una ricostruzione più rapida e più efficace rispetto all’uso isolato degli agenti remineralizzanti. In particolare, già dopo pochi minuti di esposizione si è osservata la riformazione di una rete cristallina stabile e orientata, del tutto comparabile a quella dello smalto sano.
Implicazioni cliniche
Questi risultati aprono prospettive cliniche significative. Infatti, grazie all’effetto sinergico tra stimolazione fisica e supporto chimico, diventa possibile pensare a trattamenti non invasivi, biomimetici e soprattutto più rapidi rispetto alle metodiche tradizionali. Inoltre, l’approccio potrebbe ridurre il ricorso a restauri invasivi e, parallelamente, abbassare il rischio di progressione cariosa. Pertanto, se futuri studi clinici in vivo confermeranno questi dati, gli ultrasuoni focalizzati in combinazione con i cluster di calcio-fosfato potrebbero rappresentare una strategia terapeutica innovativa nella gestione delle lesioni post-ortodontiche e delle prime fasi di carie.
Una tecnica che fa ben sperare
In conclusione, secondo questa ricerca sperimentale, pubblicata sul Journal of Dental Research, la remineralizzazione dello smalto tramite HIFU e CPICs si configura come un’innovazione promettente. Da un lato, l’energia ultrasonica accelera e indirizza la crescita dei cristalli di idrossiapatite; dall’altro, i cluster di fosfato di calcio forniscono i precursori chimici necessari. In questo modo, la tecnica riproduce i meccanismi naturali di mineralizzazione e restituisce allo smalto una struttura funzionale.



