La posizione dell’impianto è un fattore di rischio per la perimplantite?

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Oggigiorno, la perimplantite viene legittimamente considerata come una delle complicanze implantari maggiormente rilevanti, in grado di condurre gradualmente anche al fallimento della riabilitazione. Proprio sul lungo termine, rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio.

Questa patologia viene costantemente messa in parallelo con la malattia parodontale, condizione multifattoriale che, anche nello stesso paziente, tende a manifestarsi in maniera spesso composita, in virtù delle variabilità tissutale che normalmente da un elemento all’altro.

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L’impianto si trova per definizione a diretto contatto con l’osso alveolare, in assenza dell’interposizione di una struttura analoga al legamento parodontale, ma in uno stato simile a quello di un elemento naturale in anchilosi.

La qualità ossea varia a seconda della posizione dell'impianto. La regione anteriore della mandibola presenta, di norma, la densità massima a livello dei mascellari, seguita dalla regione posteriore della stessa mandibola, quindi dalla regione anteriore mascellare e, da ultima, dalla regione posteriore mascellare. Le sedi anteriori mostrano tendenzialmente deficit orizzontali, quelle posteriori sono portate verso quelli verticali. Non si tratta comunque di assiomi sempre validi: l’osso deve essere rapportato al supporto dei tessuti molli e a quello vascolare e il pattern di guarigione varia anche in funzione del trauma determinato dall’estrazione del dente.

In condizioni diverse, l’impianto si troverà, quindi, più o meno esposto alla colonizzazione batterica. A questo sarà poi da aggiungere l’aspetto dello stress occlusale.

La posizione dell'impianto è un fattore di rischio di perimplantite?

Partendo da questi presupposti, al gruppo di lavoro di Song è parso doveroso valutare se la posizione dell’impianto all’interno dell’arcata mascellare/mandibolare costituisca, in termini assoluti, un fattore di rischio per la perimplantite. Gli autori si sono proposti di effettuare questo tipo di valutazione attraverso una revisione sistematica della letteratura con meta-analisi. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati su Journal of Dentistry.

La revisione è stata condotta sulle banche dati biomediche PubMed, Embase e Cochrane, aggiornate a marzo di quest’anno. Gli autori hanno selezionato rispettivamente 337, 242 e 96 lavori scientifici potenzialmente includibili. Sulla base della valutazione dell’abstract, sono stati mantenuti 65 fonti da PubMed e 1 da Cochrane. Sono infine stati selezionati per la meta-analisi 10 full text che hanno confrontato il comportamento di riabilitazioni implantari in sedi anteriori e posteriori, per un follow-up compreso tra 1 e 17 anni e una sostanziale eterogeneità. 7 studi, pubblicati tra il 2015 e il 2020, con un follow-up minimo portato a circa 4 anni e mezzo, eterogeneità moderata e rischio di bias ridotto, sono stati sottoposti a ulteriore meta-analisi per sottogruppi.

La revisione ha rilevato una prevalenza significativamente maggiore di casi di perimplantite nelle regioni anteriori. Gli autori sostengono che, in tali sedi, i clinici debbano prestare prestare maggiore attenzione, in fase anamnestica, alla storia di patologia infiammatoria e traumatica e, a seguito dell’estrazione dentale, alle alterazioni spazio-temporali dei tessuti molli e duri.

Riferimenti bibliografici

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33007363/

 

La posizione dell’impianto è un fattore di rischio per la perimplantite? - Ultima modifica: 2021-04-11T06:43:12+00:00 da redazione
La posizione dell’impianto è un fattore di rischio per la perimplantite? - Ultima modifica: 2021-04-11T06:43:12+00:00 da redazione

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