La figura dell’odontoiatra: da semplice dentista a medico professionista

Da tempo si considera la professione dell’odontoiatra scissa da quella del medico. Un grave errore emerso in seguito alla divisione dei corsi di laurea in Medicina e chirurgia e di Odontoiatria e protesi dentarie.
Entrambe le figure, infatti, operano in completa sinergia con l’unico obiettivo della salute del paziente, come emerso anche nel corso dell’Assemblea dei presidenti provinciali CAO, tenutasi a Roma dal 4 al 6 dicembre.
Da tempi remoti i medici guardano con scetticismo la figura dell’odontoiatra, ignorando che quest’ultimo è di per sé un medico e che può essere di primaria importanza per la vita del paziente. L’odontoiatra stesso deve, inoltre, tornare a concepire un’alta considerazione di sé e del suo operato di medico al fine di consentire un risultato ottimale alla sua attività. È ignorato da molti il fatto che l’odontoiatra possa riscontrare prima di tutti malattie preoccupanti e intervenire sul paziente preventivamente, salvandogli la vita. A tal riguardo, infatti, il presidente nazionale CAO, Giuseppe Renzo, ha ricordato come la prevenzione riguardi l’intero mondo medico e, non da ultimo, quello dell’odontoiatria. Basti pensare alla pesante incidenza dell’odontoiatra sulle diagnosi di tumore del cavo orale, patologia che miete all’anno circa 2 mila morti solo in Italia e che potrebbe essere evitata, nel 95% dei casi, se intercettata al primo stadio. Per questo sarebbe necessaria una semplice visita odontoiatrica che, operata scrupolosamente, potrebbe riscontrare casi seri e intervenire in modo sinergico con altre figure mediche, operanti in ambiti specialistici. Il futuro odontoiatra deve prendere consapevolezza di sé, del suo ruolo primario per la salute del paziente. Deve acquisire maggiore sicurezza sin dal suo percorso di studi, quando è ancora piccolo per camminare completamente da solo. Sicurezza che si conquista con la pratica, che purtroppo il nostro sistema universitario stenta a garantire. La scarsità dei tirocini rende il paziente una figura lontana per i giovani studenti, nonché futuri odontoiatri, che si trovano in seguito catapultati in un mondo nuovo senza riuscire a orientarsi. I professori dovrebbero vedere in loro la scommessa per il futuro dell’odontoiatria e non possibili concorrenti per il loro lavoro, colleghi e non rivali. In particolare, sarebbe necessario che lo stesso ambiente universitario riconoscesse loro la qualifica di ‘medico’, aprendo loro percorsi di formazione specialistici a oggi preclusi. È, infatti, assurdo che la classe di laurea LM 46 di Odontoiatria e Protesi dentarie, modellata su sei anni di formazione, alla pari di quella in Medicina e chirurgia, resti ancora limitata a due unici corsi di specializzazione, quali chirurgia orale e ortognatodonzia, precludendo ulteriori ambiti specialistici, come quello in chirurgia maxillo-facciale, di rilevante competenza odontoiatrica. Il paradosso è dettato già dal mondo universitario, ma può cambiare se il futuro odontoiatra afferma la propria figura di medico con quella sicurezza che, se altri tendono a smantellare, egli deve riprendersi.

La figura dell’odontoiatra: da semplice dentista a medico professionista - Ultima modifica: 2015-01-07T12:21:26+00:00 da Redazione

3 Commenti

  1. Dirò di più: in Australia si comincia a parlare di dental devide per intendere la scissione tra l’area medica e odontoiatrica. Si stanno accorgendo del danno alla collettività della laurea differenziata. Considerare la bocca un distretto separato dal corpo umano è stato un errore difficilmente riparabile soprattutto nell’epoca della gnatologia posturale e della medicina rigenerativa che nel cavo orale ha avuto un fortissimo sviluppo. Per non considerare le implicazioni neuro-psicologiche del cavo orale (v. parafunzioni) che semmai richiederebbero una formazione iper medica!

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