Processi a carico dell’osso in seguito ad inserimento implantare

Quando posizioniamo un impianto coesistono tre diversi fasi a livello osseo

  1. Periodo di guarigione : dal momento dell’inserimento dell’impianto ha inizio un processo di guarigione. Quando l’impianto viene inserito, si hanno ampie zone vuote in cui osso e impianto non sono a contatto, ma in queste aree sono presenti coagulo ematico e bone chips, vale a dire residui di osso nativi dovuti alla fresatura dell’osso e all’inserzione di impianti autofilettanti che producono questi trucioli di osso che rimangono imprigionati tra una filettatura e l’altra a livello dell’interfaccia. Questa situazione si verifica circa per le prime due settimane. Successivamente i bone chips vengono riassorbiti dagli osteoclasti i quali inoltre secernono BMP2 e citochine che stimolano la neoformazione di osso  a partire dalla matrice osteoide prodotta dagli osteoblasti. Il tessuto osteoide matura poi, in osso a fibre intrecciate, poi successivamente in osso lamellare. Attraverso la neoformazione e maturazione della matrice osteoide il Bone to implant contact (BIC) aumenta, rendendo via via possibile caricare gli impianti.
  2. Periodo di rimodellamento : quando gli impianti vengono caricati, si inserisce una nuova componente; avvengono dei microtraumi che portano da una parte al riassorbimento dell’osso, ma dall’altra parte a uno stimolo che porta alla neoapposizione. Queste due situazioni fanno instaurare la fase del rimodellamento
  3. Situazione di stabilità : quando le due tendenze di apposizione e riassorbimento si bilanciano, si arriva alla fase di stabilità, circa dopo sei mesi dall’inserimento implantare.

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Dal punto di vista cellulare cosa succede dopo l’inserimento implantare?

Sulla superficie dell’impianto incominciano a precipitare delle citochine che richiamano i pre-osteoblasti, i quali riescono a migrare lungo il coagulo di fibrina e a giungere sulla superficie implantare.

Gli osteoblasti si dispongono a palizzata, iniziano a sollevarsi diventando cellule cilindriche e a depositare il tessuto osteoide. Si crea così il fronte di avanzamento dell’osso. L’osso formato è amorfo, disordinato, con tante cellule imprigionate che è l’osso a fibre intrecciate.

La sostituzione dell’osso a fibre intrecciate avviene grazie al processo delle Bone remodelling unit o meglio cutting cones. Questi sono costituite da un fronte di avanzamento di osteoclasti che digeriscono l’osso neoformato a fibre intrecciate, ma secernendo BMP2 richiamano osteoblasti che così stimolati consentono la maturazione dell’osso che si configura infine come lamellare, più denso e compatto.

Nel caso tutto proceda correttamente l’osso rientra all’interno dei livelli normali di trofismo, misurato in microstrain. Tra 200 e 2500 microstrain, c’è bilanciamento tra tendenza al riassorbimento e alla deposizione di osso.

Ciò è espresso nella curva di Wolf che mostra come  fino ad un certo livello di microstrain l’osso sarà atrofico, sopra una certa soglia inizia la fase di normalità che raggiunge un picco massimo, dopodichè scende e oltre una certa soglia di stress meccanico si  giunge alle soglie dell’ipertrofia e infine della frattura patologica.

Processi a carico dell’osso in seguito ad inserimento implantare - Ultima modifica: 2016-04-23T07:44:06+00:00 da redazione

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