Dott. Francesco Paolo Pistacchio
Relatore: Prof. Vito Antonio Malagnino
Correlatore: Prof. Domenico Tripodi
Obiettivo
Valutare se la riduzione della velocità rotazionale degli strumenti endodontici Ni-Ti condizioni la risposta superelastica dei file stessi e se sia corretto, se non addirittura vantaggioso, l’utilizzo di velocità minori rispetto alle attuali.
Opportunità Operative
Un regime di rotazione inferiore rispetto alla pratica corrente dovrebbe apportare nella clinica endodontica una serie di benefici, particolarmente auspicabili all’ atto di affrontare curvature accentuate:
- Maggiore controllo dello strumento con: Riduzione della tendenza del file all’avvitamento; Migliore percezione dell’endodonto; Preservazione dell’anatomia del canale limitando la creazione di false strade, gradini e trasporti di apice.
- Massimizzazione dell’utilizzo delle caratteristiche del file approssimandosi maggiormente ai limiti dello stesso.
Materiali e Metodi
Assunzioni:
- Uno strumento in rotazione nel sistema canalare, nell’incontrare una curva, esercita contro la parete esterna della stessa, una forza inversamente proporzionale alla sua flessibilità.
- E’ possibile rappresentare la suddetta forza con la spinta esercitata dal file sul piatto di una bilancia analitica.
Metodologia del test:
- Flessione riproducibile degli strumenti contro il piatto di una bilancia di precisione (PE 6000, Mettler-Toledo, Novate Milanese (MI), Italia) rappresentante l’esterno della curvatura canalare.
- Rotazione a velocità differenti dei file per valutare se, al variare di questo parametro, varii la forza esercitata dagli strumenti, indice di una variazione della flessibilità.
Gruppi Test:
N. 10 gruppi costituiti da 3 strumenti rotanti Ni-Ti (Mtwo, Sweden & Martina, Due Carrare (PD), Italia) di calibro in punta 0,20 mm e conicità 0.06.
Velocità di rotazione:
Per ciascun gruppo è stata selezionata una diversa velocità rotazionale, impostando al massimo il torque del micromotore (EndoPocket, Sweden & Martina, Due Carrare (PD), Italia).
Modello sperimentale:
La flessione di ogni strumento secondo il medesimo angolo e raggio di curvatura, è stata assicurata mediante:
- Un dispositivo posizionatore in grado di consentire escursioni verticali regolabili tramite una scala millimetrata.
- Un manipolo solidarizzato a detto corsoio tramite un manicotto di alluminio.
Per ciascun file sottoposto ad indagine:
- Identificare la posizione del corsoio, rispetto al piatto della bilancia, in cui lo strumento, connesso al contrangolo (Sirona Dental Systems GmbH, Bensheim, Germania), esercita una forza peso, in condizione di stasi, pari a circa 100 g. Ottenere un peso al t0 pressoché uniforme assicura una posizione spaziale omogenea e un costante rapporto tra file e piatto della bilancia, garanti della medesima condizione di flessione per ogni strumento.
- Registrare la misurazione della bilancia a file inattivo e flesso sulla stessa. Rilevare il peso medio in rotazione del file alla velocità del gruppo di afferenza.
Risultati
In tutti i gruppi test si osserva:
- Una subitanea diminuzione della forza peso sin dalla messa in moto degli strumenti, con l’evocazione della superelasticità del Ni-Ti.
- Una propensione dei file ad acquisire maggiore flessibilità in rotazione, con il massimo alleggerimento subito prima della separazione degli strumenti per accumulo di fatica ciclica.
Questo trend risulta più marcato a velocità rotazionali più basse:
- sia comparando i dati al t0 con quelli in rotazione,
- sia paragonando i valori in rotazione con quelli riscontrati subito prima della separazione,
- sia osservando la tendenza alla riduzione dei delta fra tutti i record all’incrementare della velocità rotazionale.
Discussioni
La riduzione del regime rotazionale influenza la superelasticità degli strumenti, incrementandone la flessibilità con variazioni riscontrabili non solo fra i gruppi sperimentali antipodici, ma anche all’interno del range clinico 150-350 rpm.
Si apre un filone sperimentale inedito in letteratura, atto a valutare:
- in che misura la flessibilità dei file si modifichi riducendo la rotazione;
- se, dal punto di vista della scienza dei materiali, sia vantaggioso, oltre che corretto, l’utilizzo di velocità ridotte rispetto alle attuali.
L’adozione di velocità rotazionali inferiori potrebbe procrastinare la dismissione degli strumenti, a meno che successive sperimentazioni dimostrino un maggior accumulo di fatica esitante da:
- una diminuita efficienza di taglio (studio in vitro – in preparation);
- un aumento sostanziale del tempo necessario per ottenere una corretta sagomatura del canale (creazione di indagini in vitro ed in vivo).
Conclusioni
Si dimostra meccanicamente possibile e biologicamente corretto diminuire la velocità di rotazione verso valori più sicuri e facilmente gestibili, nonché di indubbio ausilio quando si interfacciano curvature, costrizioni anatomiche etc.
Ridurre la velocità rotazionale
Emerge la necessità clinica di regimentare la rotazione in base all’anatomia.
I valori ottimali appaiono essere:
- 150 rpm nel caso di curvature accentuate;
- incremento progressivo al semplificarsi della traiettoria canalare, fino a valori prossimi ai 250 giri in un sistema endodontico semplice;
- regimi superiori unicamente nell’asportazione del triangolo di dentina.
Velocità rotazionale variabile alla lettura dell’endodonto, e non più fissa
Risulta opportuna la conduzione di studi in vitro includenti un ampio numero di strumenti, aventi calibro e conicità differenti, per valutare se esistano:
- comportamenti diversi al variare dell’importanza dimensionale di ciascun file;
- riscontri ulteriori e di portata ancor più ampia.
Approfondire l’entità del vantaggio in flessibilità che lo slow-down assicura e valutarne il risvolto clinico
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Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara
Professore, ha fatto un eccelente lavoro. Complimenti.