Implantologia come evitare l'accumulo di cemento

La cementazione costituisce una delle due opzioni, insieme con la metodica avvitata, nel fissaggio di una corona definitiva su di un impianto. Si tratta di una procedura semplice dal punto di vista operativo – il razionale è del tutto sovrapponibile al caso del moncone su dente naturale – e dalla resa sicura, anche e soprattutto dal punto di vista estetico, non essendo previsto un foro di passaggio della vite.

Un primo aspetto da analizzare è la tipologia di cemento utilizzabile. I cementi protesici a uso provvisorio assicurano buone caratteristiche meccaniche (comprese quelle di ritenzione) e biologiche, ma soprattutto permettono di reintervenire sull’impianto ogni qualvolta sia necessario rimuovere la corona, che viene peraltro tutelata dal rischio di danneggiamento. Quest’ultimo aspetto risulta spesso predominante sulle altre considerazioni legate alla metodica di cementazione. Ciò nonostante, diversi studi prendono ugualmente in considerazione l’opzione rappresentata dai cementi definitivi – alcuni di quelli a uso nella protesi convenzionale sono indicati anche in implanto-protesi – i quali in effetti mostrano generalmente una migliore ritenzione in condizioni sfavorevoli. Si aggiunga poi il fatto che non tutti presentino le stesse problematicità in fase di rimozione: i cementi a base di fosfato di zinco, ventroionomerici e resinosi manifestano una difficoltà crescente, a fronte di caratteristiche ritentive che non seguono necessariamente lo stesso rapporto. Nel complesso, l’opzione migliore, oltre che la maggiormente diffusa, sembra sia rappresentata dai cementi al fosfato di zinco e ZOE.

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Assodato questo punto, può essere interessante considerare altre caratteristiche che possono risultare clinicamente vantaggiose nell’ottica di un mantenimento a lungo termine. In altri lavori è già stato considerato come la permanenza di residui di cemento sottogengiva possa costituire un importante fattore proinfiammatorio. I cementi a bassa viscosità tendono più facilmente a defluire al di sotto dei margini.

Pare lecito domandarsi quali accorgimenti siano adottabili nell’ottica di evitale tale problematica.

Utilizzare un eccesso di cemento può peraltro favorire altre complicazioni, finanche alterando la posizione occlusale. Dall’altra parte, l’impiego di quantità troppo ridotte può fare sì che non siano assicurati gli standard minimi di ritenzione. La metodica operativa più diffusa prevede l’apposizione di un sottile strato di cemento su tutte le pareti interne del restauro. Il quantitativo ideale è quantificabile nel 3% del volume della corona, pari a uno spessore di 40 μm. Autori hanno suggerito di posizionare il cemento solo sulla metà occlusale, di modo che il cemento possa distribuirsi regolarmente senza eccedere (secondo alcuni addirittura in difetto) in corrispondenza del margine.

Implantologia: come evitare l’accumulo di cemento - Ultima modifica: 2017-09-19T07:32:55+00:00 da redazione

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