Impariamo a pensare in modo nuovo

Enrico Felice Gherlone, nato a Genova nel 1956, è Presidente del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove è Vice-Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Membro del Gruppo Tecnico sull’Odontoiatria al Ministero della Salute, dal prossimo gennaio sarà il nuovo Presidente del Collegio dei Docenti di Odontoiatria.

È il suggerimento di Enrico Felice Gherlone, Professore Ordinario di Malattie Odontostomatologiche presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove è Direttore dell’Unità Operativa di Odontoiatria. Per superare la crisi attuale, sostiene, bisogna mettere insieme le forze e abbandonare ogni forma di individualismo.

È lungo l’elenco dei personaggi illustri dell’odontoiatria legati a quello di Enrico Felice Gherlone, oggi uno dei punti di riferimento in questa branca della medicina che ormai da tempo vive di vita propria. Ė stato grazie agli insegnamenti dei suoi numerosi maestri, ricordati nel suo sito web personale (www.gherlone.it), che il giovane studente prima, ricercatore poi e successivamente docente universitario apprende i segreti dell’odontoiatria, una professione che, come afferma lui stesso, ha imparato ad amare anche grazie all’amicizia dei suoi maestri e amici, divenendo a sua volta maestro di molti giovani odontoiatri. Ideatore e delegato del Ministro della Salute per la formulazione delle Raccomandazioni cliniche in Odontoiatria (con la collaborazione dell’Ordine dei Medici, Società Scientifiche odontoiatriche, associazioni professionali di categoria, Collegio dei Docenti di Odontoiatria), Gherlone dal prossimo gennaio sarà il nuovo presidente del Collegio dei Docenti di Odontoiatria. Alla vigilia di questo importante appuntamento lo abbiamo incontrato per parlare del presente, dei temi più attuali dell’odontoiatria, ma anche del futuro di questa professione.

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Professor Gherlone, i giovani sanno ancora riconoscere i maestri, ne hanno bisogno o anche nell’odontoiatria un certo consumismo, riscontrabile anche nell’ambito della formazione, ha spazzato via qualsiasi riferimento ai valori del passato?
No, i giovani dei maestri avrebbero grande bisogno, ma non so quanto ne siano consapevoli, perché l’odontoiatria low-cost sta portando molti odontoiatri a vedere la professione più come una realtà commerciale, impiegatizia che non una libera professione, dove è solo l’eccellenza a condurre al successo. I maestri servivano in passato e servono ancora, purché abbiano una visione d’insieme, perché oggi i giovani non hanno bisogno solo di imparare a usare le mani, ma anche di sapersi muovere in una realtà che è profondamente cambiata anche solo rispetto a ieri.

Come futuro Presidente del Collegio dei Docenti di Odontoiatria, quali idee cercherà di portare avanti?
Le stesse che questo organismo sta condividendo ormai da qualche anno. Ci sarà continuità con il recente passato. D’altronde, oggi le priorità sono l’Europa, il mondo, i piani di studio che dovranno sempre più tener conto delle reali esigenze di formazione, come peraltro si è già cominciato a fare. Continueremo dunque su questa strada.

Parliamo di prevenzione: perché fatica a imporsi in Italia? Le linee guida nazionali per la promozione della salute orale saranno forse d’aiuto?
L’idea della prevenzione fatica a farsi strada perché nonostante tutti gli sforzi, da parte dei professionisti, degli organi ministeriali e della popolazione le difficoltà economiche possono in alcuni momenti portare anche a trascurare la salute. Bisognerebbe arrivare a erogare cure sostenibili per il paziente e di poco intervento professionale, soprattutto avendo come obiettivo principale quello di evitare il dolore e tutte le patologie che possano portare alla perdita di denti, un obiettivo che deve valere per tutta la vita del paziente. Le due figure principali, l’odontoiatra e l’igienista dentale, educano il paziente su come preservare la salute dei tessuti duri e molli della bocca. L’obiettivo è fare prevenzione per ridurre lesioni cariose e patologie gengivali intercettandole nella loro fase iniziale. È auspicabile per il futuro che l’intera popolazione possa beneficiare dei vantaggi di una moderna odontoiatria che sia sostenibile in termini di costi e accessibilità, un’odontoiatria dunque basata su prevenzioni e interventi minimi. Concetti che dovrebbero essere insegnati e divulgati in tutti gli stati sociali e a tutti i livelli professionali, siano essi privati o pubblici e in questo le “Linee guida nazionali per la promozione della salute orale” rappresentano uno strumento efficace, semplice e chiaro per poter divulgare interventi idonei e garantire livelli minimi di assistenza.

Andando un po’ più nel dettaglio,  qual è, ad esempio, il quadro attuale sulle patologie oncologiche di interesse odontoiatrico?
Purtroppo le patologie oncologiche del cavo orale sono di grande attualità, poiché ancora oggi rappresentano un’importante percentuale (6-10%) di tutti i tumori maligni dell’uomo. L’80% di queste particolari patologie riguarda l’epitelio di rivestimento della mucosa orale. In Italia vengono diagnosticati ogni anno 8,44 nuovi casi su 100mila abitanti nei maschi e 2,22 nuovi casi ogni 100mila abitanti per le femmine: la sopravvivenza media a 5 anni è di circa il 44%. Proprio la sopravvivenza è correlata allo stadio della neoplasia: nel caso di lesione localizzata e confinata, la sopravvivenza a 5 anni aumenta fino all’80%. Non per niente il ritardo diagnostico, imputabile al paziente o allo specialista che non fa la diagnosi corretta, è il fattore principale su cui bisognerebbe agire a tutti i livelli. L’odontoiatra non dovrebbe mai sottovalutare la presenza di una lesione, ma, al contrario, seguirla nel tempo e considerarla come dubbia se non guarisce entro 14 giorni: in caso di forte sospetto diagnostico è necessario effettuare una biopsia. Questa metodica, infatti, rappresenta a oggi il gold standard per diagnosticare in modo certo una lesione. Rispetto alla riabilitazione dei pazienti post-oncologici, stiamo avviando dei protocolli di ricerca clinica riguardanti il posizionamento di protesi otturatorie e/o maxillo-facciali implanto-supportate con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti in esiti di resezioni oncologiche e successivamente sottoposti a radioterapia.

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E i pazienti HIV positivi? Ė forse diminuita l’attenzione su questa patologia?
No, l’attenzione per i pazienti HIV positivi (4mila nuovi casi ogni anno, in media 6,5 nuovi casi ogni 100mila abitanti) non è assolutamente scesa, anzi abbiamo sviluppato e stiamo applicando protocolli clinici dedicati a questo tipo di pazienti con l’obiettivo di migliorare la loro salute orale, incrementando la qualità di vita. L’Unità Operativa da me diretta, ad esempio, comprende due riuniti all’interno del Centro San Luigi Ville Turro, dedicati ai pazienti special needs con particolare riguardo ai pazienti HIV positivi, essendo collocato nell’ambito degli ambulatori di Malattie Infettive. Negli ultimi anni, grazie a un progetto cofinanziato dal Ministero della Salute, abbiamo sottoposto a riabilitazione implantoprotesica 150 pazienti special needs, la maggior parte HIV positivi, con la realizzazione di 194 protesi supportate da 386 impianti osteointegrati.

Dal 2009 è condirettore del BoNetwork: cosa avete realizzato sino a oggi in ambito odontoiatrico e su quali progetti state lavorando attualmente?
La ricerca in odontoiatria ha svolto un ruolo di primo piano all’interno del BoNetwork (gruppo di ricerca di base, traslazionale e clinica dell’Istituto Scientifico San Raffaele, la cui missione è comprendere meglio le basi dell’omeostasi del tessuto osseo e dei meccanismi patogenetici delle malattie ossee, da tradurre nell’identificazione di potenziali bersagli terapeutici e marcatori prognostici per malattie scheletriche): abbiamo sviluppato una piattaforma in grado di valutare il potenziale osteogenico dei biomateriali sostituti ossei e delle superfici implantari attraverso lo studio biomolecolare del tessuto osseo dei mascellari. Tra i primi a pubblicare dati del genere, siamo riusciti a ottenere, da campioni di tessuto prelevato dai nostri pazienti durante la preparazione del sito implantare, una caratterizzazione dell’espressione genica delle cellule contenute in quel campione. Tali risultati sono poi stati comparati con quelli derivanti dall’utilizzo di tecniche impiegate come gold standard, come la microtac e la istomorfometria. Oltre a questo, sempre nell’ambito della ricerca sul tessuto osseo, stiamo studiando nuovi materiali e nuove superfici implantari per ottenere un’osteointegrazione sempre più valida sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo: proprio in queste settimane stiamo valutando i risultati di un progetto di ricerca FIRB cofinanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con la Seconda Università di Napoli, dove abbiamo testato delle superfici implantari innovative associate a un nuovo materiale ibrido nanostrutturato, e i risultati sembrano essere molto promettenti.

Per concludere, quest’anno l’Expo di Autunno non ci sarà: è un segno dei tempi, che deve indurre a compiere nuove riflessioni…
In un certo senso, sì. Per quest’anno abbiamo deciso di non organizzare l’evento per non creare doppioni, dato che a Milano, a distanza di pochi mesi, nell’aprile del 2015, ci sarà il Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti che dal prossimo anno di terrà alternativamente a Milano e a Roma. Attualmente ci sono troppe manifestazioni che sovente si sovrappongono: ci sarebbe bisogno di maggiori sinergie per ottimizzare le risorse e non creare confusione nei fruitori. Credo sia finita l’epoca dell’individualismo che per troppo tempo ha caratterizzato anche il nostro mondo. Dobbiamo pensare in modo nuovo: questo ci aiuterà a costruire un futuro migliore.

Impariamo a pensare in modo nuovo - Ultima modifica: 2014-10-26T12:41:26+00:00 da paolavitaliani

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