Il ricambio generazionale, un valore per l’università

Ernesto Rapisarda è nato a Catania nel 1952. Dopo la maturità classica, nel luglio del 1977 consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia e successivamente la Specializzazione in Odontoiatria e Protesi Dentaria sotto la guida del professor Giuseppe Sortino. Sin dall’istituzione del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, è titolare del Corso triennale di Odontoiatria Conservatrice. Oggi insegna Odontoiatria Riabilitativa ed Endodonzia, anche agli studenti del IV anno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e agli iscritti al Corso di Laurea in Igienista Dentale. Responsabile della Sezione Odontostomatologia I del Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e della Unità Operativa complessa di Clinica Odontoiatrica dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, è stato Presidente del Corso di Laurea Specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria dell’Università di Catania per il triennio 2004/05 – 2006/07. È stato rieletto Presidente del CLSOPD di Catania per il triennio 2007/08 – 2009/10.

Autore di oltre 180 pubblicazioni, è relatore a Congressi nazionali e internazionali e socio SIOCMF, SIE, ESE, SIOI. Per anni è stato Segretario-Tesoriere e Presidente della SIDOC, Società Italiana di Odontoiatria Conservatrice. Attualmente ne è Past President. Ha fatto parte dei Consigli Direttivi di numerose Società Scientifiche. Già Segretario di Redazione di Minerva Stomatologica e della Rivista Italiana di Odontoiatria Protesica, oggi fa parte dell’Editorial Review Board del Giornale Italiano di Conservativa.

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Professor Rapisarda, quale è la peculiarità della realtà catanese?

In questo momento è una realtà che risente profondamente della crisi economica che ha investito l’intero nostro Paese. La propensione a spendere denaro in ambito odontoiatrico, soprattutto per le cure estetiche, si è ridotta, lasciando spazio solo agli interventi d’urgenza. In quest’ultimo anno gli studi privati hanno registrato un sensibile decremento del numero e del valore economico delle prestazioni erogate.

Una risposta immediata alla crisi che non tiene conto tuttavia del valore della prevenzione: un investimento economico per il futuro…

È innegabile; ma è questa la sensazione che si ha parlando con i colleghi che operano nel settore privato. D’altronde, ce ne siamo resi conto anche in Clinica. Sono sempre di più i pazienti che si rivolgono alla nostra struttura: impiegati statali e non, commercianti, professori di scuole pubbliche e private, persone che un tempo non si sarebbero nemmeno sognate di orientarsi verso le strutture pubbliche e che oggi, invece, si mettono in fila per accedere ai nostri ambulatori.

Com’è organizzata l’attività presso la Clinica Odontoiatrica dell’Università di Catania?

Stretta è la collaborazione tra il personale universitario e i dipendenti ospedalieri; da sempre è prevalentemente rivolta alla chirurgia orale. Recentemente abbiamo potenziato le attività di prevenzione nell’ambito delle multiformi patologie del cavo orale. All’interno della nostra equipe opera, infatti, a tempo pieno una Dermatologa che si occupa delle lesioni delle mucose del cavo orale, di allergologia e della diagnosi pre-tumorale. Di fronte a casi sospetti, procediamo alla biopsia e all’analisi istologica, in modo da guidare correttamente le eventuali successive terapie. Tra i pochi del Sud Italia, il nostro Centro costituisce un sicuro punto di riferimento per la diagnosi precoce e il trattamento delle lesioni sospette del cavo orale, che appaiono in costante aumento. La sala operatoria dell’U.O. di Clinica Odontoiatrica è attiva 5 giorni alla settimana, dispone di due letti operatori e gode della presenza costante di un Anestesista. Eseguiamo oltre 1800 interventi l’anno, di cui circa 500 in regime di ricovero ordinario. Siamo Centro di riferimento per il trattamento dei pazienti affetti da osteonecrosi dei mascellari da bifosfonati. A fronte di un crescente numero di richieste di ricovero, massimo è l’impegno per contenere le liste di attesa.

Esistono margini per potenziare il servizio pubblico?

Avremmo la possibilità di soddisfare numerose richieste anche nel campo dell’Ortodonzia. Tuttavia, in seguito al «piano di rientro» il budget destinato alla Sanità nella nostra regione è assai limitato e non ci consente di aprire nuove linee di intervento. Siamo dunque costretti a limitarci alle prestazioni essenziali, prediligendo gli interventi chirurgici che non sono praticati da altri e collaborando pienamente con le strutture territoriali e con la libera professione.

Quale è la ragione che spinge i liberi professionisti siciliani ad avere tariffe assai contenute?

È una questione di mercato. La disponibilità a volte eccessiva di un prodotto tende a comprimerne il valore. È quello che accade anche nel nostro settore. Gli Odontoiatri in Sicilia, considerando anche quanti esercitano la professione senza alcun titolo legale per farlo, sono in numero infinito. Se consideriamo poi che le condizioni economiche della popolazione sono ben diverse da quelle presenti nella maggior parte del Centro e del Nord Italia, comprendiamo perché le tariffe per le prestazioni odontoiatriche sono rimaste immutate da anni e sono oggi assai basse, se paragonate con quelle di altre realtà territoriali del nostro Paese. I costi per i materiali e le attrezzature sono identici, per cui i margini di guadagno sono minori al Sud rispetto al Nord Italia.

L’abusivismo è un fenomeno diffuso in tutta Italia: esiste una soluzione a questo grave problema?

Recentemente la Conferenza Stato-Regioni ha bloccato l’iter che avrebbe portato alla nascita del Corso di Laurea in Odontoprotesista, un percorso di studi inserito all’interno della Facoltà di Medicina. Una nuova figura sanitaria che, secondo alcuni, si sarebbe potuta scambiare facilmente con quella dell’Odontoiatra. In effetti, avrebbe costituito un ulteriore motivo di confusione per l’Utenza, che non sempre è ben documentata sulla differenza tra i diversi ruoli sanitari. In ogni caso, il paziente, di fronte a uno stato di necessità e di limitata disponibilità economica, è spinto a rivolgersi a chi applica tariffe più basse. Purtroppo, poi, ne paga spesso anche le conseguenze. Credo che l’unico modo per creare nuovi spazi sul mercato, ormai saturo, sia contrastare l’abusivismo e investire sulla competenza e sulla qualità, che nel lungo periodo premiano sempre.

Qual è il profilo del giovane che si orienta verso lo studio dell’Odontoiatria?

Nonostante le limitate possibilità occupazionali in ambito odontoiatrico, proprio per la carenza di altre possibilità di lavoro, non trovando occupazione nelle poche industrie presenti nel territorio o nel commercio, i giovani tentano i Concorsi di ammissione ai Corsi di studio a numero chiuso, partecipando a molte prove anche in settori diversi. Lo scorso anno abbiamo registrato oltre 900 domande d’iscrizione al Concorso di ammissione al primo anno del nostro Corso di Laurea, a fronte di soli 22 posti. Al conseguimento della Laurea, chi può iniziare l’attività presso lo studio di un familiare è avvantaggiato rispetto ai colleghi.

L’Università italiana soffre di molti mali: qual è, a suo avviso, il più grave? 

Premetto che nei mesi scorsi gli studenti di Odontoiatria e di Medicina dell’Università di Catania non hanno inscenato alcuna significativa manifestazione all’indomani della proposta di riforma presentata del Ministro Gelmini. Il maggior problema del Corso di Laurea che mi trovo a presiedere è la carenza di docenti degli insegnamenti professionalizzanti, poiché in questi anni non c’è stato alcun ricambio generazionale. Sono state sottoscritte Convenzioni con realtà ospedaliere e territoriali per dare ai nostri studenti maggiori opportunità di conoscenza e di pratica, ma mancano ricercatori universitari giovani e motivati. Per formare al meglio i nostri studenti bisogna, infatti, disporre di un sufficiente numero di adeguate professionalità, specie ora che ci si avvia al nuovo percorso formativo che vedrà un significativo incremento del numero di ore di tirocinio professionalizzante a piccoli gruppi, con il passaggio a sei anni di corso.

Cosa ne pensa invece dell’idea di trasformare le Università in Fondazioni?

Viaggio molto in Italia e anche all’Estero e conosco le realtà di altri Paesi. La proposta avanzata potrebbe funzionare molto bene, ma solo nei grandi Atenei del Nord Italia che intrattengono già stretti rapporti con le industrie presenti nel territorio. Se si dovesse applicare questo nuovo modello, il Sud ne sarebbe penalizzato.

Nelle aree meno ricche del Paese ciò comporterebbe una maggior fuga di cervelli?

Sì, anche se è un fenomeno già largamente diffuso. Numerosi sono gli Odontoiatri che, dopo essersi formati presso l’Università di Catania, hanno lasciato la Sicilia per ragioni professionali. Chi ha provato a tornare ha incontrato non poche difficoltà, per cui tanti lavorano con successo in realtà lontane dalla terra di origine.

Il ricambio generazionale, un valore per l’università - Ultima modifica: 2009-02-18T12:35:50+00:00 da fabiomaggioni

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