La parodontologia rappresenta una delle discipline in maggiormente in crescita nell’ambito dell’odontoiatria contemporanea. Questa crescita viene trainata dallo sviluppo di nuove tecniche e dall’introduzione di nuovi biomateriali da rigenerazione.

Il materiale da innesto ha dimostrato una grande influenza sull’entità della rigenerazione parodontale, con una variabilità rilevante all’interno della letteratura. Il materiale gold standard è rappresentato ancora dall’osso autologo ma presenta le limitazioni in termini di disponibilità e, soprattutto, morbilità di prelievo.

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L’idrossiapatite è un materiale da innesto largamente utilizzato nella medicina ricostruttiva scheletrica, in virtù della somiglianza strutturale e di composizione con l'osso mineralizzato nativo. Una forma sintetica nanocristallina favorirebbe la capacità di osteointegrazione, l'attività degli osteoblasti e, di conseguenza, la neoapposizione ossea. Ciò sarebbe da addurre appunto alla dimensione nanometrica dell’unità di base, pari a circa 18 nm e alla corrispondenza con l’osso riguardante la configurazione chimica e la proporzione tra calcio e fosfato.

È già disponibile un’abbondanza di evidenze precliniche a proposito del potenziale della rigenerazione ossea, ma anche dello stesso legamento parodontale e delle strutture vascolari. Anche gli studi istologici sono in aumento. Per quanto riguarda gli studi clinici, un gruppo di lavoro internazionale ha recentemente “messo alla prova” le evidenze con una revisione sistematica della letteratura, pubblicata su Annals of Anatomy.

Gli autori hanno cercato di valutare i risultati clinici di difetti intraossei rigenerati con idrossiapatite nanocristallina, confrontandoli con quelli di difetti analoghi trattati con terapia causale semplice, nello specifico attraverso la tecnica dell’open flap debridement. Questo, così come lo scaling e il root planing a cielo coperto e le tecniche chirurgiche convenzionali, ha un potenziale limitato per quanto riguarda la rigenerazione parodontale.

Di 22 studi potenzialmente compatibili con i criteri di inclusione, sono stati portati a valutazione 3 trial clinici randomizzati, uno studio controllato e un follow-up retrospettivo di RCT.

Già in partenza, come dimostra il metodo applicato, l’uso dell’idrossiapatite nanocristallina non si pone come potenziale nuovo standard, bensì come alternativa alla rigenerazione con osso autologo. I risultati attestano, rispetto all’open flap debridement, un guadagno aggiuntivo di CAL medio di 0.96 mm e una riduzione del PPD media di 0.97 mm. Entrambe le differenze sono risultate statisticamente significative, al contrario di quanto riscontrato riguardo l’andamento delle recessioni gengivali.

In conclusione, l’idrossiapatite nanocristallina è stata indicata come un sostituto osseo promettente: nei prossimi anni è lecito attendersi un incremento dell’uso clinico di questo biomateriale nella rigenerazione parodontale. Nel prossimo futuro, sarà interessante mettere a confronto l’idrossiapatite con altri sostituti ossei, valutarla follow-up prolungati e in altre sedi, ad esempio a livello delle forcazioni.

Riferimenti bibliografici a proposito di idrossiapatite

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34864225/

Idrossiapatite nanocristallina nella chirurgia rigenerativa parodontale - Ultima modifica: 2022-01-10T06:35:44+00:00 da redazione
Idrossiapatite nanocristallina nella chirurgia rigenerativa parodontale - Ultima modifica: 2022-01-10T06:35:44+00:00 da redazione

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