I pretrattamenti di superficie del biossido di zirconio nella cementazione adesiva: studio in vitro

Riassunto
In questo studio in vitro  si è valutata l’influenza di differenti pretrattamenti di superficie della zirconia (In-Ceram YZ, VITA Zahnfabrik) nella tecnica della cementazione adesiva con l’introduzione di una recente proposta merceologica (iCem®, Heraeus Kulzer). 20 blocchetti cubici di zirconia (lato mm 10) sono stati preparati in laboratorio odontotecnico secondo le procedure tipiche di un sistema zirconia-ceramica. Di ogni blocchetto sono state utilizzate più facce così da ottenere i seguenti 4 gruppi: (1) n. 10 campioni [No_T] (assenza di pretrattamenti, gruppo controllo), (2) n. 10 campioni [MDP] (applicazione di 10-MDP, Clearfil® Ceramic Primer, Kuraray Medical Inc.), (3) n. 20 campioni [Sand_110] (applicazione di sabbiatura 110µm, 2.8 bar, 20»), (4) n. 10 campioni [Sand_MDP] (sabbiatura + priming con 10-MDP). In seguito all’applicazione dei pretrattamenti, si è effettuata la cementazione adesiva di iCem® con dischetti in composito (Ø mm 4, spessore mm 2, Venus®, Heraeus Kulzer). Successivamente, sono state applicate le seguenti condizioni sperimentali: conservazione a secco per 7 gg a 37 °C per n. 10 campioni del gruppo [Sand_110] (definito gruppo [Sand_Dry]) oppure simulazione dell’ambiente della cavità orale con 90 gg di permanenza in soluzione fisiologica a 37 °C e poi invecchiamento accelerato mediante termociclaggio (x5000, 5-55 °C) per tutti gli altri gruppi (n. 40 campioni, 10 [No_T], 10 [MDP], 10 [Sand_110], 10 [Sand_MDP]). L’interfaccia adesiva è stata valutata mediante test di resistenza al taglio (SBS test, Instron Universal Testing Machine, velocità di applicazione del carico 0,5 mm/min) e successivamente analizzata qualitativamente al microscopio ottico (25x, Leica mz12, Wetzlar, Germany). L’analisi statistica dei dati è stata condotta con ANOVA test (p<0,05) mediante software SPSS® 17 (versione per Mac OS X). Il 57,5% (23/40) dei campioni ha presentato debonding durante il termociclaggio: il 43% (10/23) e il 39% (9/23) dei fallimenti si sono verificati nei gruppi [No_T] (assenza di pretrattamenti) e [MDP] (pretrattamento con solo 10-MDP); la minoranza dei distacchi è stata riscontrata per i gruppi [Sand_110] (solo sabbiatura 110µm, 2.8 bar, 20») (14%, 3/23) e [Sand_MDP] (sabbiatura + priming con 10-MDP).  I valori immediati di adesione (campioni conservati a secco a 37 °C) al biossido di zirconio solamente sabbiato sono elevati ([Sand_Dry] 16.23 MPa ± 4.02) mentre, con conservazione in acqua e poi termociclaggio, si è rilevato che (1) i pretrattamenti [MDP] e [Sand_110] hanno presentato valori medi di adesione insoddisfacenti (0,39 MPa e 0,81 MPa) senza differenze statisticamente significative tra loro (P > 0,05) e che (2) il pretrattamento [Sand_MDP] ha presentato i valori più elevati, sia medi (2,08 MPa) che assoluti (3,52 MPa), ed è risultato statisticamente significativo (P < 0,0001) rispetto a tutti gli altri. L’analisi morfologica delle interfacce ha dimostrato un debonding di tipo adesivo in tutti i campioni testati.  Nei limiti di questo studio in vitro è possibile affermare che nonostante le condizioni aggressive e non ancora standardizzate del test di termociclaggio dei campioni, il pretrattamento di superficie della zirconia mediante sabbiatura e applicazione di primer contenente 10-MDP è da considerarsi quale procedura indicata prima della cementazione con iCem®.

I protocolli di cementazione protesica fissa includono diverse fasi quali la scelta del materiale nonché la metodica e il tipo di pretrattamento del substrato; quest’ultimo rappresenta la variabile critica per l’intera procedura adottata dal clinico. Qualora si sia optato per il posizionamento di restauri estetici con sottostrutture densamente sinterizzate in ceramica o zirconia, l’utilizzo di una tecnica adesiva è fortemente suggerito in particolari condizioni cliniche laddove sussistano geometrie di preparazione sfavorevoli.

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I cementi

I cementi resinosi differiscono ampiamente fra loro per composizione e proprietà fisiche; tuttavia, la resistenza alla compressione e alla trazione, la durezza, la resilienza e le caratteristiche estetiche e di solubilità sono superiori a quelle di altri agenti convenzionali di fissazione1. La possibilità di limitare l’infiltrazione marginale, grazie alla realizzazione di un sigillo, e l’incremento della resistenza del dispositivo protesico costituiscono ulteriori benefici quando si cementa un restauro metal-free2. Tale famiglia di cementi, abbinata e classificata in relazione al sistema adesivo cui è eventualmente accoppiata, sviluppa un legame prevalentemente micromeccanico ai tessuti duri dentali, favorendo la ritenzione. Un primo gruppo di sistemi adesivi sfrutta la tecnica etch and rinse (dissoluzione completa dello smear layer), mentre un altro gruppo è basato su sistemi self-etching per il condizionamento di smalto e dentina. Un nuovo insieme di cementi, definiti autoadesivi, consente di eliminare il pretrattamento del dente e di semplificare nel complesso la procedura di cementazione (riduzione dei tempi e dei passaggi multipli, operatore-dipendenti). Il meccanismo di adesione dei cementi autoadesivi si basa sulla demineralizzazione e l’infiltrazione del substrato dentale per mezzo di monomeri acidi e su reazioni secondarie, di tipo chimico, con l’idrossiapatite3 con modalità simili a quelle dei compomeri. La morfologia dell’interfaccia adesiva, osservata al SEM, differisce da quella prodotta dai tradizionali sistemi adesivi (etch and rinse o self-etching): nonostante un intimo adattamento alla dentina, i cementi self-adhesive fino a ora analizzati non producono una vera decalcificazione, ibridizzazione e formazione di tag resinosi.
Sebbene il numero di cementi autoadesivi disponibili sia in aumento, solo pochi di questi godono di trial clinici pubblicati in letteratura4; inoltre, le informazioni reperibili si concentrano prevalentemente sul legame alla struttura dentale. Il meccanismo di adesione e l’entità del legame degli stessi ai materiali da restauro, nello specifico alla zirconia, appare ancora poco conosciuto ed esplorato5.

Pretrattamento del restauro

I pretrattamenti applicati alle superfici interne dei dispositivi protesici fissi, siano essi di tipo fisico o chimico, si prefiggono di ottimizzare l’adesione del cemento al materiale da restauro.  Le ceramiche densamente sinterizzate come l’allumina ad alta purezza e il biossido di zirconio appartengono alla famiglia dei materiali policristallini, la cui cementazione risulta problematica. Infatti, il trattamento d’elezione che consentiva di alterare favorevolmente la morfologia superficiale delle ceramiche vetrose non può essere sfruttato: l’acido fluoridrico, tradizionalmente indicato in questi materiali, non si è dimostrato efficace per sottostrutture caratterizzate da notevole stabilità, compattezza e inerzia. La solidarizzazione del complesso dente-cemento-restauro con tecnica adesiva (e, quindi, con l’impiego di cementi resinosi) impone la realizzazione di un legame duraturo ed elevato anche tra le sottostrutture e il cemento, oltre a quello sviluppato tra quest’ultimo e il dente.

1. Preparazione dei campioni: cementazione dei cilindri in composito ai blocchi di zirconia utilizzando iCem® e una pressione standardizzata.
1. Preparazione dei campioni: cementazione dei cilindri in composito ai blocchi di zirconia utilizzando iCem® e una pressione standardizzata.

I pretrattamenti sperimentati sulla zirconia sono molteplici e in alcuni casi estremamente indaginosi: essi includono la sabbiatura seguita o meno da silanizzazione6, la deposizione di perle fuse di porcellana sulla superficie7, il trattamento alla fiamma prodotta dalla combustione di gas butano8, l’infiltrazione selettiva con vetro a basso punto di fusione9, la mordenzatura acida a caldo10. I cementi resinosi che includono nella composizione chimica un monomero fosfato funzionale (in particolare, 10-MDP) hanno mostrato legami adesivi affidabili, sia immediati che duraturi, dopo invecchiamento con termociclaggio al biossido di zirconio sabbiato; quest’ultima procedura è a oggi la più affidabile e consigliata per la cementazione delle ceramiche ad alta densità e della zirconia, sebbene sia ancora in fase di studio la tecnica della sabbiatura in ogni dettaglio nonché la formulazione di agenti di legame di nuova introduzione11-13. Le informazioni riguardanti i trattamenti di superficie più indicati (in abbinamento o meno a primer funzionali) per le ceramiche densamente sinterizzate e per la zirconia, quando si sceglie un cemento composito autoadesivo, sono a oggi ancora limitate.

Obiettivo dello studio in vitro

L’obiettivo di questa sperimentazione in vitro è stato quello di valutare l’efficacia del processo di sabbiatura, di un primer funzionale contenente 10-MDP o di una combinazione di questi trattamenti di superficie, sull’adesione di un cemento autoadesivo al biossido di zirconio densamente sinterizzato.

Materiali e metodi

20 blocchetti in biossido di zirconio densamente sinterizzato (In-Ceram YZ, VITA Zahnfabrik) di forma cubica (approssimativamente 10 mm per lato) sono stati selezionati e, dopo i trattamenti di laboratorio tipici della lavorazione dei sistemi zirconia-ceramica, si sono utilizzate più facce di ognuno; per tutti si è prima effettuata una decontaminazione iniziale con dispositivo a ultrasuoni per tre minuti, in vasca contenente alcool isopropilico, per poi applicare i seguenti pretrattamenti di superficie (ciascun gruppo è stato identificato per mezzo di un simbolo indelebile in relazione al pretrattamento applicato):

1) gruppo 1 [No_T] (n = 10 campioni) – nessun condizionamento, le superfici di cementazione sono rimaste inalterate e topograficamente corrispondenti, in questo modo, al solo processo di fabbricazione;
2) gruppo 2 [MDP] (n = 10 campioni) – un primer liquido dedicato contenente 10-MDP (Clearfil® Ceramic Primer, Kuraray Medical Inc.) è stato applicato alla superficie in zirconia con un microbrush; un soffio lieve con siringa ad aria, esente da olio, per 5 secondi, ha poi consentito l’evaporazione del solvente (etanolo). La composizione del primer è specificata in tabella 1;

tab13) gruppo 3 [Sand_110] (n = 20 campioni) – i campioni sono stati sabbiati con particelle di biossido di alluminio (Al2O3) di granulometria 110µm (pressione di erogazione di 2.8 bar; distanza del puntale dal blocchetto: 10 mm, perpendicolarmente alla superficie; tempo: venti secondi);
4) gruppo 4 [Sand_MDP] (n = 10 campioni) – dopo aver trattato il blocchetto con la sabbiatura, condotta con le stesse modalità indicate nel gruppo 3, alla superficie è stato anche applicato il primer contenente 10-MDP.

I campioni sono stati tutti preparati da un singolo operatore; al termine dell’esecuzione delle sabbiature oppure prima del passaggio del primer, le superfici dei blocchetti destinate alla cementazione sono state nuovamente decontaminate con acido fosforico (10 secondi) e poi lavate con acqua.
Per poter eseguire le prove meccaniche, sono stati realizzati cilindri di resina composita ottenuti mediante stratificazione del materiale (resina microibrida Venus®, Heraeus Kulzer) all’interno di rondelle metalliche standardizzate (figura 1A) di diametro 4 mm e altezza 2 mm. Il composito è stato fotopolimerizzato per un tempo di 40 secondi a intensità di illuminazione costante (600mW/cm2). L’area di adesione è stata demarcata per mezzo di dischi adesivi in polietilene, dotati di foro centrale dello stesso diametro delle rondelle (4 mm).
Il cemento autoadesivo iCem® (Heraeus Kulzer) è stato quindi utilizzato per la cementazione secondo le prescrizioni della casa produttrice: dopo il posizionamento di un sottile film di materiale tra il cilindro di resina e la superficie dei blocchetti in ceramica, è stata applicata una pressione standardizzata e costante (forza di circa 40N), utilizzando un morsetto dedicato (facilitazione dello scorrimento e assottigliamento del cemento) (figura 1). Dopo un’iniziale fase di autopolimerizzazione e l’eliminazione degli eccessi di cemento, i blocchi sono stati irradiati con luce fotopolimerizzante (2 cicli da 40 secondi).
10 campioni del gruppo pretrattato mediante sabbiatura [Sand_110] definiti da ora in poi come [Sand_Dry] (n = 10) sono stati conservati a secco per soli 7 giorni a una temperatura ambiente di 37° C. Tutti gli altri campioni sono stati conservati in soluzione fisiologica a una temperatura di 37 °C per 90 giorni e, successivamente, è stato eseguito un invecchiamento accelerato per mezzo di 5000 cicli di termociclaggio (immersione alternata per 30 secondi in vasche contenenti acqua fredda e calda, a temperatura di 5 e 55 °C rispettivamente, con tempo di transfer di 10 secondi). La tabella 2 riassume i trattamenti di superficie per i vari gruppi e le loro rispettive modalità di invecchiamento/conservazione.

tab2

La forza di adesione del cemento alla ceramica è stata valutata attraverso un test di resistenza al taglio (Shear Bond Strength Test, SBS), condotto utilizzando una macchina universale di prova (Instron Universal Testing Machine), con velocità di applicazione del carico di 0.5 mm/min. Le misure effettuate elettronicamente al distacco della porzione rondella-composito sono state registrate in N e convertite in MPa grazie alle predeterminate misure delle superfici interessate. Per l’analisi statistica dei dati ottenuti ci si è serviti del software SPSS® 17 (versione per Mac OS X). Calcolate le medie dei campioni e le deviazioni standard, è stata condotta l’analisi della varianza (ANOVA, livello di significatività p<0,05) per l’identificazione delle differenze tra i gruppi di studio. Per ciascun campione è stata eseguita un’analisi dell’interfaccia mediante stereomicroscopio (Leica mz12, Weitzlar, Germania), utilizzato a un ingrandimento di 25x, per l’identificazione della tipologia di frattura (distacchi adesivi/coesivi).

Risultati

Il 57,5% (23/40) dei campioni sottoposti a invecchiamento con fisiologica e termociclaggio ha conosciuto una separazione spontanea (debonding) del dischetto in composito dalla zirconia, ancora prima di poter essere indirizzato alle prove meccaniche (figura 2); il 43% (10/23) e il 39% (9/23) di questi fallimenti precoci del legame adesivo si sono verificati, rispettivamente, nei gruppi 1 [No_T] e 2 [MDP], dove [No_T] ha presentato il 100% dei distacchi e [MDP] il 90%; la minoranza dei distacchi è stata riscontrata per i gruppi 3 [Sand_110] (14%, 3/23) e 4 [Sand_MDP] (4%, 1/23).
Nell’analisi statistica e per la formulazione delle medie sono stati considerati solamente i campioni sopravvissuti all’invecchiamento simulato (esclusione dei distacchi precoci).
Una rappresentazione grafica dei risultati è proposta in figura 3; medie, deviazioni standard e intervalli vengono mostrati nella tabella 3.

tab3

I 3 test ANOVA complessivamente eseguiti per l’accertamento delle differenze tra i gruppi sono riportati in tabella 4.
Infatti al test di resistenza al taglio i gruppi [MDP] e [Sand_110] hanno restituito valori medi di adesione insoddisfacenti e inferiori all’unità (0,39 MPa e 0,81 MPa, rispettivamente); essi non presentano differenze statisticamente significative tra loro (P > 0,05). All’interno del gruppo 4 [Sand_MDP] si sono registrati i più elevati valori di resistenza al taglio, sia medio (2,08 MPa) che assoluto (3,52 MPa). Inoltre, [Sand_MDP] è risultato significativamente superiore (P < 0,0001) a [No_T], [MDP] e [Sand_110].
Il legame più valido tra il cemento autoadesivo e il biossido di zirconio (picco massimo di 24,44 MPa), raggiunto nella presente sperimentazione, è confinato al gruppo dei campioni sabbiati e conservati a secco [Sand_Dry]; in questo caso, l’estremo inferiore non si è abbassato a meno di 8 Mpa. [Sand_Dry] differisce statisticamente da tutti i gruppi termociclati (e in particolare dal suo analogo: [Sand_110]) (P < 0,0001).
L’analisi allo stereomicroscopio ha permesso di osservare distacchi esclusivamente adesivi sia per i campioni termociclati che per quelli del gruppo [Sand_Dry].

tab4

Discussione

La sabbiatura, come dimostrato da osservazioni al SEM, è un condizionamento ablativo che determina un aumento significativamente apprezzabile, su scala micrometrica, della ruvidità di superficie del materiale15; essa costituisce il metodo di trattamento della zirconia di più facile attuazione. Kern et al11 hanno riportato che la pressione di erogazione delle particelle di biossido di alluminio può essere ridotta (fino a 0.05 MPa, corrispondenti a 0.5 bar) senza influenzare negativamente il legame cemento-ceramica, con il vantaggio di limitare i danni strutturali alla zirconia. Inoltre, gli stessi autori propongono una granulometria dell’allumina di 50 µ senza però illustrare la distanza dall’ugello, l’angolazione e il tempo di applicazione. Nel nostro studio la sabbiatura applicata ai gruppi [Sand_110] e [Sand_MDP] ha consentito di diminuire drasticamente i distacchi precoci determinati dal processo di invecchiamento con termociclaggio, seppure usando granulometria di 110 µ con pressione di 2.8 bar, distanza dall’ugello di 10 mm, perpendicolarmente alla superficie, per un tempo di 20 secondi. Poiché i medesimi autori definiscono tale pretrattamento quale «air-abrasion» seppure non illustrandolo nel fine dettaglio, appare trattarsi di procedura ablativa tipica dell’odontoiatria conservativa con destinazione d’uso indicata per i tessuti cariati e per la preparazione di cavità da effettuarsi con attrezzature dedicate che, in questo caso, viene utilizzata con la finalità di trattare la zirconia mediante l’introduzione di una bassa pressione di erogazione appositamente regolata al dispositivo dedicato10. Nella nostra ricerca, i medesimi risultati sono stati ottenuti con normale attrezzatura da laboratorio.

Non sorprende che all’interno del gruppo [No_T] si sia verificato il 100% di separazioni prima del test di taglio: per esempio, RelyX Unicem, di gran lunga il cemento composito autoadesivo più studiato, dopo un regime di 180 giorni in acqua e 12.000 cicli di termociclaggio presenta un’adesione nulla alla zirconia non trattata16, 17. Altri cementi autoadesivi di più recente introduzione sviluppano un’adesione effimera, vicinissima agli 0 MPa dopo shock termici (BisCem: 0.3 MPa; MaxCem: 1.4 MPa; RelyXUnicem Clicker: 0.6 Mpa)5.  L’aggiunta del solo primer contenente 10-MDP (gruppo [MDP]) non ha consentito di realizzare un legame stabile ed elevato alla zirconia. Il potenziale adesivo di Clearfil Ceramic Primer® risiederebbe nella reazione chimica, specificatamente ancora poco conosciuta, tra i gruppi idrossilici dello strato superficiale della ceramica e i monomeri fosfato della molecola 10-MDP12. In realtà, debonding spontanei e abbassamento significativo dei valori di adesione caratterizzano il legame dei cementi comunque contenenti 10-MDP alla zirconia non trattata. Ozcan et al riportano l’assenza completa di adesione (dopo 6000 cicli di termociclaggio) per i materiali Panavia F 2.0 (contenente MDP), Multilink, SuperBond (contenente 4-META) e Quadrant Posterior Dense, quando vengono seguite esclusivamente le indicazioni dei produttori del cemento, senza cioè applicare alcun trattamento di superficie alla zirconia18. Panavia F 2.0, in uno studio più recente19, ha presentato un valore di resistenza al taglio (al biossido di zirconio non sabbiato) di 10.18 MPa nel test a 3 giorni; dopo invecchiamento, il valore è collassato a 0.16 MPa. Clearfil Esthetic Cement, un cemento self-etch non autoadesivo associato allo stesso primer (Clearfil Ceramic Primer) da noi utilizzato, ha rivelato un valore di 10.82 MPa alla zirconia non sabbiata, dopo esclusiva conservazione in acqua (180 giorni) dei campioni20. Tuttavia, è noto che l’effetto di invecchiamento del test di termociclaggio  sull’interfaccia adesiva è superiore a quello della sola permanenza in acqua dei campioni21.

Il cemento autoadesivo Clearfil SA (Self-Adhesive) Cement resiste all’invecchiamento con termociclaggio anche quando testato su una superficie in biossido di zirconio (Satana, Noritake, Nagoya, Japan) non abrasa (7.6 MPa, SBS test)5; esso infatti viene associato a Clearfil Ceramic Primer, oltre a contenere la molecola di MDP nella propria composizione.  iCem®, al contrario, non contiene intrinsecamente MDP; la concentrazione/quantità finale del monomero fosfato, disponibile per agire sulla ceramica, potrebbe essere differente nei due casi e spiegare, almeno in parte, il comportamento di iCem®. La sabbiatura, quando combinata a un cemento autoadesivo, è riportata essere un trattamento efficace per l’ottenimento di un’adesione soddisfacente e duratura (dopo termociclaggio) alla zirconia; in questa sperimentazione, il gruppo [Sand_110], pur facendo registrare una minore frequenza (3/10) di distacchi precoci da invecchiamento, rispetto a [No_T] e [MDP], presenta un basso valore medio di adesione alla zirconia (0,81 MPa). Lo stesso trattamento di superficie utilizzato nel gruppo [Sand_Dry], sottoposto però alla sola conservazione a secco, consente di raggiungere invece ottimi valori, rendendo evidente la suscettibilità di iCem® a shock termici e idrolizzazione (o, d’altra parte, la notevole aggressività dei cicli termici). Kern12 fu uno dei primi autori a dimostrare che la sabbiatura da sola, infatti, è in grado di innalzare il valore immediato di adesione di cementi resinosi tradizionali, ma non è sufficiente a stabilizzarne il legame alle sottostrutture nel tempo. È già in corso di valutazione l’effetto di un nuovo primer specifico (Signum Zirconia Bond®, Heraeus Kulzer) da associare al cemento esaminato. Nella presente sperimentazione, un solo distacco precoce è stato ottenuto nel gruppo [Sand_MDP]; il trattamento combinato chimico-fisico «primer-sabbiatura» ha permesso di raggiungere il miglior valore di adesione del cemento alla zirconia, dopo termociclaggio (medio: 2,08 MPa; assoluto: 3,52 MPa). È possibile che l’attivazione della superficie con l’abrasione migliori l’interazione del primer con la zirconia e che tale condizione sia necessaria per la formazione di legami chimici stabili con la molecola di MDP. In letteratura, il trattamento raccomandato per la zirconia, nel caso di materiali non autoadesivi universali, è costituito dalla sabbiatura abbinata a un primer funzionale o cemento contenente MDP. Nel nostro studio, anche iCem® ha beneficiato del condizionamento d’elezione indicato dalla letteratura.
Il regime di termociclaggio applicato, simile a quello di numerose altre indagini pubblicate, è tuttavia una scelta arbitraria: non è definito il numero ideale di cicli che debbano essere applicati nelle fasi sperimentali in vitro o che risulti clinicamente significativo, anche se vi è uniformità di opinioni nella definizione dei seguenti test, in accordo con le specifiche ISO22: tipo 1, a breve termine (24 ore in acqua a 37 °C); prova di termociclaggio (500 cicli, 5-55 °C, immersione almeno 20», tempo di transfer 5-10 sec, dopo almeno 20 ore in acqua a 37 °C); tipo 3, a lungo termine (6 mesi in acqua a 37 °C). Innalzare la rigidità del test di invecchiamento quando l’inadeguatezza di un regime più blando non sia stata dimostrata è una scelta irrazionale, anche se è doveroso segnalare che Gale et al hanno paragonato un anno di permanenza nella cavità orale quale corrispondente a 10.000 cicli23.
I bassi valori ottenuti nel nostro studio dopo invecchiamento, anche nel gruppo [Sand_MDP], potrebbero essere causati da un regime eccessivamente distruttivo per il cemento esaminato; non è provato che le condizioni simulate abbiano riflessi significativi in vivo.

La specificità topografica delle singole superfici in zirconia e le diversità metodologiche rendono piuttosto critico il confronto diretto dei valori ottenuti con quelli provenienti da altre indagini. Nell’intera procedura clinica di cementazione dei dispositivi protesici, l’operatore è in grado di controllare molteplici variabili che potrebbero influire sul risultato adesivo: per esempio il tempo di applicazione e/o soffiatura del primer, l’inizio e la durata della polimerizzazione del materiale, la modalità di applicazione della pressione esercitata sui blocchi, l’umidità ambientale. Gli effetti di queste possibili variabili, senza considerare la ritentività dei pilastri protesici e/o delle superfici dentali nelle preparazioni parziali o di cavità, unitamente alla stessa natura in vitro della presente sperimentazione, invitano e aprono la strada a ulteriori approfondimenti scientifici.

Conclusioni

L’applicazione di un trattamento di superficie al biossido di zirconio sinterizzato è da ritenersi necessaria per realizzare una cementazione adesiva. I valori immediati di adesione di iCem® al biossido di zirconio sabbiato sono validi per un impiego clinico.
Il termociclaggio, nella misura considerata nella presente sperimentazione, deteriora significativamente il legame con la zirconia.
Il trattamento di superficie combinato, rappresentato da sabbiatura e applicazione di primer con 10-MDP, ha consentito di diminuire i distacchi da termociclaggio e di stabilizzare il legame alla zirconia.

Ringraziamenti

Si ringrazia VITA Zahnfabrik per la fornitura di campioni sinterizzati di biossido di zirconio nella persona del signor Enrico Pace.

Corrispondenza
Dottor Davide Augusti
Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Ricostruttive e Diagnostiche
Via della Commenda, 10 – 20122 Milano

• Davide Augusti*
• Dino Re*
• Gabriele Augusti*
• Giuseppe Merlati**
• Nicola Barabanti***
• Antonio Cerutti***
*Università degli Studi di Milano, Insegnamento di Riabilitazione Orale III
**Università degli Studi di Pavia, Insegnamento di Materiali Dentari e Tecniche Protesiche
***Università degli Studi di Brescia, Insegnamento di Odontoiatria conservativa

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I pretrattamenti di superficie del biossido di zirconio nella cementazione adesiva: studio in vitro - Ultima modifica: 2010-09-02T10:35:10+00:00 da Redazione

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