I giovani, a metà strada tra difficoltà e opportunità

Sembrano meno ambiziosi di chi li ha preceduti, ma in realtà portano avanti con senso di responsabilità e realismo i loro progetti professionali. Coscienti dei problemi attuali dell’odontoiatria, i giovani tuttavia si dicono abbastanza soddisfatti delle condizioni in cui operano, consapevoli che la professione di domani sarà presto nelle loro mani.

Diventare adulti costa fatica, anche nella professione: in quella odontoiatrica in modo particolare. Innanzitutto, perché, come è noto, l’odontoiatria italiana è costituita per la maggior parte da liberi professionisti che, per definizione, non avendo le stesse garanzie di un lavoratore dipendente, la partita la possono giocare solo sul mercato. Poi, perché questa professione, divenuta sempre più complessa, richiede competenze di alto profilo, non per niente l’acquisizione della laurea in Odontoiatria e protesi dentaria è considerata da tutti solo la base di partenza di un lungo percorso. A rendere la questione ancor più difficile è l’attuale congiuntura economica, responsabile della contrazione della domanda di cure odontoiatriche registrata negli ultimi anni. Pienamente consapevoli di questa realtà, i giovani odontoiatri muovono i primi passi professionali con un po’ di preoccupazione, ma anche con grande serietà, guardando al futuro con sano realismo.

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Antonella Polimeni
Antonella Polimeni

Una professione scelta per vocazione

Un recente sondaggio promosso dal Collegio Nazionale Docenti di Odontoiatria insieme all’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, sulle aspettative dei giovani studenti di Odontoiatria, mette in luce diversi aspetti interessanti sul futuro del comparto odontoiatrico. “Innanzitutto, a differenza di quanto si è erroneamente soliti pensare”, esordisce Antonella Polimeni, Professore Ordinario di Malattie Odontostomatologiche presso Sapienza Università di Roma e Presidente del Collegio Nazionale Docenti di Odontoiatria, “i nostri giovani per lavorare si dicono disponibili a trasferirsi all’estero. Sono consapevoli che per loro non c’è più la certezza di poter aprire un proprio studio, per questo sono pronti ad andare a lavorare altrove, anche come collaboratori”. Inoltre, sebbene l’odontoiatria sia considerata ancora un ascensore sociale, le aspettative di guadagno per i giovani si sono ridimensionate molto rispetto al passato.

Attenti a non bruciare le tappe
Francesco Maria Manconi
Francesco Maria Manconi

È il consiglio di Francesco Maria Manconi, odontoiatra di Genova, che svolge la libera professione da oltre dieci anni: dal 2009 è anche professore a contratto presso l’Università di Genova sotto la guida del professor Stefano Benedicenti. “Oggi i giovani sono avvantaggiati”, spiega Manconi, 37 anni: “l’offerta formativa è migliorata: c’è la possibilità di specializzarsi in ogni settore di interesse, tuttavia, il giovane forse dovrebbe affacciarsi alla professione in modo più umile e poliedrico, dedicandosi inizialmente all’odontoiatria di tutti i giorni, quella che consente di conoscere le basi, l’ossatura di questa professione”.

 

 

“Oggi questa professione è scelta più per vocazione che non per tradizione familiare”, spiega Polimeni, “e questo lo si denota dal fatto che la maggior parte degli studenti proviene da famiglie estranee al mondo odontoiatrico. Insomma, nonostante la crisi, le difficoltà burocratiche e organizzative, una fiscalità obiettivamente molto pesante, i ragazzi non si scoraggiano e scelgono proprio questo mestiere: un fatto che ci fa ben sperare sulle giovani leve, perché, al di là della formazione tecnica, ci sta mettendo nelle condizioni di poter lavorare ancora meglio sugli aspetti etici della nostra professione”.  Anche sul fronte della formazione permanente, dal sondaggio sono emersi elementi di grande interesse.  “Dopo la laurea i giovani sentono la necessità di continuare ad approfondire la preparazione pratica conseguita durante gli anni universitari”, spiega Polimeni, “quindi cercano un’offerta post laurea sotto forma di master, di corso di aggiornamento o specialità: una tradizione questa che l’odontoiatria ha sempre avuto”.  Tuttavia, anche per questa ragione, per dare risposta a un’esigenza di formazione oggi ancor più sentita, il mondo universitario ha introdotto una novità importante all’interno del corso di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria: un anno aggiuntivo ai cinque già previsti per il conseguimento del titolo.

“Il VI anno sarà attivato l’anno prossimo”, fa sapere Polimeni, “e avrà la funzione di migliorare la preparazione pratica dei giovani, così da renderli professionalmente più autonomi una volta concluso il percorso di studi”.  Forse questo li aiuterà a essere considerati anche un po’ meno giovani.  “Sì”, afferma Polimeni, “se ci sono professionalità e qualità endemica, si annulla qualsiasi pregiudizio, anche quello della giovane età”. Resta solo un dubbio: nonostante i numeri, sempre in crescita, sulla presenza femminile in odontoiatria, questa professione continua a essere una buona opportunità professionale per una donna? “Assolutamente sì”, conclude Polimeni, “anche se per le donne impegnate in campo libero professionale bisognerà continuare a insistere affinché si sviluppino politiche di pari opportunità, servizi per chi abbia la necessità di conciliare il lavoro con la famiglia, ma questo è un problema che riguarda tutta la società italiana, non solo il mondo odontoiatrico”.

Il patto generazionale, un’occasione anche per gli odontoiatri senior

I risultati del sondaggio promosso dal Collegio Nazionale Docenti di Odontoiatria in collaborazione con ANDI, l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, mettono in luce però anche un aspetto un po’ preoccupante per il futuro dell’odontoiatria italiana, perlomeno per quella che abbiamo conosciuto sino a oggi e che molti frutti ha dato. “La maggior parte dei giovani intervistati”, spiega Gianfranco Prada, Presidente Nazionale di Andi, “non solo sembra voler rinunciare in partenza anche solo all’idea di aprire un proprio studio, per le mutate condizione economiche che rendono davvero difficile fare questo passo se non si ha la fortuna di avere già uno studio di famiglia. La cosa più preoccupante è che questi giovani si vedono già proiettati come collaboratori o dipendenti dei grandi centri che stanno nascendo, proprio gli stessi che la nostra associazione ha sempre combattuto. Accettano questa eventualità come un dato di fatto, forse perché, spaventati dalla burocrazia e dalla crisi generale che non consente di avere alcuna certezza economica, intraprendono l’università già con questa visione”.

Il parere di Giuseppe Renzo
Giuseppe Renzo
Giuseppe Renzo

Abbiamo raccolto anche il pensiero del Presidente della Commissione Albo Odontoiatri Nazionale, che sui giovani e sull’odontoiatria di domani ha molto da raccontare.

Dottor Renzo, come definirebbe la situazione attuale dei giovani odontoiatri? 

L’attuale situazione della professione odontoiatrica, con particolare riferimento alle aspettative dei giovani neo-laureati, è ovviamente condizionata dalla crisi economica e congiunturale che incide, come è noto, su qualsiasi attività professionale, comportando una contrazione della domanda anche per quanto riguarda aspetti fondamentali come quelli della tutela della salute. A questo problema, che ci si augura contingente, anche se qualche osservatore preoccupato tende a definire la crisi irreversibile e strutturata, tanto da aver già modificato sostanzialmente il “sistema assistenziale sanitario in Italia“ così come a oggi  conosciuto, si aggiunge quello della cosiddetta “pletora odontoiatrica”. Dagli ultimi rilevamenti ufficiali si evince che i legittimi esercenti l’odontoiatria sono circa 56.000, con un rapporto odontoiatra-paziente di 1:1070, mentre quello ottimale previsto dall’OMS è di 1:2000. Questi dati fanno comprendere la difficoltà per i giovani e non solo per i giovani, di avere il necessario numero di pazienti che consenta di programmare con serenità la propria attività professionale.

La Commissione Albo Odontoiatri sta affrontando la questione? Se sì, in che modo? Con quali progetti?

La Commissione Albo Odontoiatri è  un organo istituzionale ausiliare del Ministero della Salute e, come tale, non ha compiti direttamente “sindacali”, ma deve preoccuparsi di tutelare la salute dei cittadini e la dignità della professione. Tuttavia, la Cao Nazionale non è certo sorda e assente alle istanze che pervengono dai giovani e numerose iniziative sono state realizzate per favorire il miglioramento dell’attuale situazione. Ricordo solo alcune iniziative sviluppate dalla Federazione e dall’ Enpam con la collaborazione della componente odontoiatrica: la FNOMCeO ha istituito “L’osservatorio dei (e sui) giovani Medici e Odontoiatri” volto a studiare e monitorare l’attuale situazione, con il più attento e condiviso coinvolgimento delle organizzazioni giovanili, per sviluppare un nuovo modello di collaborazione intergenerazionale nell’esclusivo interesse del cittadino paziente; l’ENPAM invece ha posto in campo “misura intergenerazionale per i futuri medici e odontoiatri” prevedendo di estendere le tutele e l’iscrizione alla Fondazione a tutti gli studenti di Medicina e Odontoiatria a partire dal 5° anno dei corsi di laurea. Mi piace, inoltre, evidenziare il gravoso compito di denuncia e contrasto assunto dalla CAO, ricordando in particolare il recente rapporto dell’Eures commissionato dalla FNOMCeO stessa relativo all’esercizio abusivo della professione odontoiatrica (e medica) che dimostra l’incidenza dell’abusivismo, un fenomeno che riguarderebbe circa 15.000 persone che esercitando illegittimamente la professione causano un’ovvia forma di concorrenza sleale per i nostri giovani odontoiatri, oltre che  pongono in serio pericolo la salute odontoiatrica degli italiani. Studio, tra l’altro, richiamato nel contesto delle proposte legislative di riforma dell’art. 348 del Codice Penale dal Ministro della Salute Lorenzin.

Cosa consiglierebbe ai giovani? Con quale spirito si dovrebbero avvicinare alla professione odontoiatrica? 

Premesso che ritengo fondamentale un rapporto di continua e costruttiva collaborazione tra istituzioni e tra queste e i portatori di legittimi interessi, con l’unitarietà della categoria la sinergia posta in campo nelle diverse iniziative, soprattutto nell’ultimo anno, hanno prodotto lusinghieri risultati e porto ad esempio il caso “Pessoa”.  Sono convinto che la professione odontoiatrica sia ancora oggi una professione affascinante e che merita l’impegno per accedervi da parte dei nostri giovani. Per questo motivo, non possono essere condivise scorciatoie e serve contrastare i comportamenti “furbetti” . Quello che vorrei sottolineare è che non bisogna mai dimenticare la natura medica di questa professione che riguarda la tutela della salute e coinvolge in modo diretto i nostri professionisti in un rapporto con il paziente che non potrà mai essere soltanto di carattere economico. Vorrei dire ai nostri giovani che noi “curiamo pazienti” non “offriamo servizi”; non svolgiamo un’attività aziendale, ma un’attività professionale e che il pur necessario ritorno economico non costituisce il fondamento della nostra attività. Rimane, quindi, fondamentale la deontologia professionale e la capacità di sapere sempre e comunque tutelare il rapporto tra professionisti e con i propri pazienti.

Per concludere, a suo avviso, siamo davvero, come qualcuno sostiene, all’inizio di una nuova stagione per l’odontoiatria? Quali vizi e quali virtù potrà vantare rispetto alla precedente, cioè a quella di chi oggi volge al termine della carriera?

Una caratteristica fondamentale della nostra odontoiatria è che, ancora oggi, l’attività professionale si svolge per oltre il 90% nella forma della libera professione, mentre la cosiddetta odontoiatria pubblica non è mai decollata e costituisce, per assurdo, un elemento di semplice supporto alla rete di assistenza privata. Questo è avvenuto non certo per colpa degli odontoiatri italiani, ma per l’impossibilità dell’Ssn di far fronte alle ingenti spese che indubbiamente comporta l’assistenza odontoiatrica.  Il Sistema è al tracollo per evidenti difficoltà economiche. Con amarezza, ma sano realismo, e pur non condividendolo, devo registrare che l’aspetto economicistico -aziendale ha prevalso rispetto a quello assistenziale e in tale contesto sempre meno importanti risultano i principi solidaristici e vengono meno quei rapporti fondati sull’empatia e sull’alleanza terapeutica. Mi si perdoni un’autocitazione e un ringraziamento ai componenti della CAO Nazionale e alla maggioranza dei Presidenti CAO degli Ordini provinciali, ma siamo stati, purtroppo, anticipatori rispetto a eventi che si stavano già delineando proponendo un nuovo modello di odontoiatria. Credo che nel futuro, infatti, se si vorrà realmente garantire l’accesso alle cure odontoiatriche per tutti, occorrerà ripensare l’attuale sistema, incrementando nuove forme di odontoiatria, che pur nel rispetto della tradizione medica della nostra professione, permettano una maggiore facilità anche economica dell’accesso alle cure. Penso e non solo allo strumento ormai pienamente legittimo delle società tra professionisti che potrebbero permettere, salvaguardando l’identità della nostra professione, una corretta diminuzione dei costi attraverso la condivisione delle spese.

 

Tuttavia, Andi da tempo sta cercando di contrastare questa mentalità diffusa con uno strumento che potrebbe davvero risolvere il problema.  “È una sorta di patto generazionale”, spiega Prada, “in pratica un accordo attraverso il quale il giovane, guidato da chi possiede uno studio avviato, pian piano ne subentra nella gestione. Stiamo lavorando per creare un contratto che non penalizzi il giovane e al tempo stesso tuteli il professionista in questo delicato passaggio”. L’idea è innovativa, a tal punto che gli odontoiatri senior sino a oggi non sembrano ancora aver colto l’opportunità. “Purtroppo la crisi ha influenzato molti nostri soci che non investono più nella loro attività”, afferma Prada, “cercano di sopravvivere sperando in tempi migliori. Invece dovrebbero rimodernare lo studio per renderlo appetibile”. A dire il vero, aggiunge Prada, anche i giovani in generale non appaiono particolarmente proattivi. “Quella attuale è una generazione che non ha quell’entusiasmo e quella volontà che c’era fino a qualche anno fa di darsi da fare per emergere”, conclude il presidente di Andi, “spero che la mentalità cambi per il bene dell’odontoiatria, ma non solo, dato che questa idea di “accontentarsi” sta interessando la maggior parte dei giovani anche al di là degli ambiti lavorativi”.

La parola ai giovani odontoiatri

Sono diverse e variegate le esperienze professionali dei giovani laureati entrati da poco nel mondo della professione odontoiatrica. “Come sta andando?  Come me lo immaginavo”, esordisce Alice, milanese, laureatasi lo scorso anno, attualmente iscritta alla specializzazione di Ortognatodonzia, “sono consapevole che le cose evolvono pian piano.  D’altronde sento di avere ancora molto da imparare: per me la laurea è solo il punto di partenza”.  Nel suo futuro professionale Alice vede un lavoro fatto soprattutto di collaborazioni. “Averne una a tempo pieno sarebbe l’ideale”, afferma, “ma probabilmente mi dovrò spostare da uno studio all’altro”. Sara Arcari, dopo la laurea conseguita nel 2000, si è sempre occupata di odontoiatria infantile e ortodonzia: oggi è titolare di uno studio a Crema, ma anche consulente presso un collega di Milano.  “All’inizio ho faticato dal punto di vista pratico”, racconta, “allora il corso di laurea privilegiava ancora la preparazione teorica, anche se oggi le cose sono diverse”.  Non però per i giovani che stanno pagando il prezzo della crisi economica, ma anche dei retaggi culturali tipici del nostro Paese.  “In Italia, purtroppo, si è sempre giovani, non come negli Stati Uniti dove a trent’anni si è già considerati professionisti a tutti gli effetti”.

Spazio ai giovani con Andi Young
Il progetto, promosso dall’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, ha come obiettivo quello di favorire l’inserimento e la formazione dei giovani odontoiatri nel mondo della professione. Le iniziative sono diverse, alcune nate anche grazie al supporto del Collegio dei Docenti di Odontoiatria che ne ha condiviso la filosofia di fondo. Tra i “benefit” pensati per gli under 35 iscritti ad Andi (che rappresentano oltre la metà degli iscritti all’Albo), ci sono libri e corsi di formazione a prezzi scontati. All’interno di Andi Web Young, la sezione dedicata ai giovani presente sul sito web dell’associazione, sono presenti anche contenuti e servizi esclusivi, come la possibilità di partecipare gratuitamente alla sessione “Andi Young” prevista nell’ambito del 61° Congresso Scientifico Nazionale Andi in programma il prossimo 15 e 16 novembre a Roma.

 

Ed essere donna, invece, è un ostacolo? “No, quello no”, ammette Arcari, “non ho mai subìto alcuna discriminazione.  Anzi, nel mio settore, il fatto di essere donna mi ha aiutato nel rapporto con i bambini”. Anche secondo Niccolò Cenzato, milanese, 25 anni, una laurea in Odontoiatria e protesi dentaria conseguita a Madrid nel giugno del 2012, specializzando in Ortognatodonzia all’Università di Milano, in Italia c’è poca fiducia nei confronti dei giovani.  “Ho notato che nel nostro Paese essere giovani può rappresentare un problema”, sostiene Cenzato, “un po’ perché si è considerati per definizione persone con poca esperienza, quando invece la nostra preparazione ci consente sin da subito di esercitare la professione, perlomeno nelle operazioni di routine, un po’ perché, costretti a rientrare dall’investimento fatto per studiare e dalla paura di non trovare lavoro,  il rischio di imbattersi in situazioni poco chiare che hanno a che fare con  l’abusivismo è alto”. Davide Bacchetta, milanese, 28 anni, dopo la laurea conseguita nel 2009 si è buttato a capofitto nel mondo del lavoro, senza però abbandonare la formazione di cui ha sentito sin da subito l’esigenza.  “A Milano il corso di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria ha un’impostazione pratica che mi ha senz’altro agevolato”, afferma, “tuttavia per svolgere la professione è necessario andare al di là della preparazione di base. Così ho frequentato diversi corsi privati nell’ambito della conservativa e dell’endodonzia, le discipline che pratico maggiormente come collaboratore in  diversi studi.

Barbara Rossi
Barbara Rossi
Niccolò Cenzato
Niccolò Cenzato

Cosa vedo nel mio futuro? Non lo so, per  ora sono soddisfatto delle mie collaborazioni che mi stanno permettendo di crescere professionalmente, poi si vedrà”. Meno positivo o forse più realistico è il giudizio complessivo di Barbara Rossi, romana, libera professionista, laureatasi nel 2008 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove oggi collabora come tutor.  “Per chi come me non è figlio d’arte, l’ingresso nel mondo del lavoro è duro”, racconta, “innanzitutto perché è difficile trovare odontoiatri con esperienza disposti a insegnare ai giovani il mestiere dell’odontoiatra, ma anche perché c’è il rischio di imbattersi in colleghi che, con la scusa di concedere la possibilità di fare esperienza, impiegano la forza lavoro oltre misura”.  In un simile contesto, per chi non abbia lo studio di famiglia, è difficile immaginarsi proiettati nel futuro come titolari.  “Certo”, conclude Rossi, “in questo momento storico è un sogno quasi impossibile da realizzare.  Se un giorno ci dovessi riuscire, però, avrò senz’altro un atteggiamento diverso, mostrando una maggiore sensibilità alla crescita dei miei collaboratori.  In ogni caso, sono ottimista, anche in relazione alle iniziative promosse dagli Ordini dei Medici Chirurgi e degli Odontoiatri e da ANDI”. Anche secondo Valeria Torchia, odontoiatra laureatasi a Varese nel 2008, il problema principale per un giovane è riuscire a trovare la giusta collocazione che consenta di imparare, ma anche di avere un adeguato trattamento economico.  “Per questa ragione nel 2009 decisi di frequentare l’Istituto Stomatologico Italiano, dove oggi opero come libera professionista”, spiega, “qui ho avuto la possibilità di crescere sino a ritagliarmi il mio spazio come professionista”. Lavorare con la Partita Iva, come accade nella maggior parte dei casi, se da una parte non dà garanzie, dall’altra può essere anche un vantaggio. “Complessivamente sono soddisfatta della mia condizione professionale”, racconta Torchia, “per il resto, proseguo il mio percorso a piccoli passi”.

I giovani, a metà strada tra difficoltà e opportunità - Ultima modifica: 2013-11-09T15:11:27+00:00 da fabiomaggioni

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