Hi tech fa rima con…

La tecnologia sta prendendo sempre più piede sia nella fase organizzativa sia in quella prettamente esecutiva della professione odontoiatrica. La programmazione dell’attività clinica con agende cartacee, la gestione delle immagini su supporti analogici, lo scambio di informazioni telefoniche tra odontoiatra e odontotecnico sembrano oggi per molti odontoiatri delle realtà che appartengono a un passato molto lontano. Computer, software, immagini digitali solo per fare alcuni esempi hanno invaso con prepotenza il nostro quotidiano e viene spontaneo chiedersi perché.
Hi tech fa sicuramente rima con studio qualificato, con un approccio moderno che spesso ben si coniuga alle esigenze moderne dei pazienti, fa “virtuale” e quindi ben accetto. In altre parole Hi Tech è anche moda o tendenza come si dice oggi e in un mondo dove apparire spesso è più importante di essere, dove il contenitore ha valore uguale o superiore al contenuto, lo sfoggio di Hi Tech è sicuramente un arma mediatica che bene si può spendere con il paziente. Dobbiamo però sempre chiederci quale sia il limite del marketing (assolutamente legittimo e auspicabile) con le sue precise regole e dove realmente inizi il vantaggio per il professionista. Il vantaggio per l’odontoiatra deve poi necessariamente collimare con quello del paziente e anche qui ci sarebbe molto da discutere. Ma forse questa storia è proprio iniziata così…
Oggi però Hi Tech fa rima anche con altri e più importanti aspetti, con una rivoluzione nel nostro modo di pensare e di agire nella nostra professione, questo è il reale motore che ha portato ad un cambiamento e che porterà a uno stravolgimento della nostra attività quotidiana. Ma è vera questa affermazione?
Pensiamo solo a cosa comporta la possibilità di realizzare un’impronta ottica digitale. L’impronta classica, a cui noi tutti siamo abituati, ci permette di evidenziare eventuali errori – spessori della preparazione, altezze, angolazioni, sottosquadri ecc. solo quando l’odontotecnico ha sviluppato il modello. Il paziente non è più in poltrona, i giorni sono passati, i costi e i disappunti aumentati. L’impronta ottica ci permette di verificare immediatamente la correttezza dell’immagine e ci permette anche di eseguire correzioni tempestive. L’impronta ottica può essere archiviata e molto meglio di quanto possa fare una gipsoteca può essere impiegata in futuro per altre ricostruzioni sul paziente oppure per dimostrare la correttezza dei nostri interventi. Se il sistema d’impronta è inoltre abbinato a un fresatore – in un prossimo futuro ad una stampante – l’odontoiatra può realizzare interventi chairside. E il vantaggio? Basti pensare a una ricostruzione di un primo molare inferiore vitale e potere assicurare al paziente un’unica anestesia tronculare anziché due appuntamenti con rispettive anestesie.
Questo non è certamente l’unico esempio di penetrazione Hi Tech nella nostra pratica quotidiana, si pensi alla realizzazione di dime diagnostiche o chirurgiche, di 3D imaging, di Digital smile Design solo per fare alcuni esempi. Qual è il minimo comune denominatore? Qualità, efficienza, efficacia per ottimizzare costi e tempi. Forse è proprio questa una soluzione percorribile che stiamo cercando di trovare insieme allo sforzo delle aziende per rivitalizzare una professione che mostra segni di sofferenza. Il contenimento dei costi e dei tempi senza rinunciare alla qualità è il leitmotiv della rivoluzione Hi Tech.

Hi tech fa rima con… - Ultima modifica: 2014-12-17T11:23:18+00:00 da Sandro Siervo

5 Commenti

  1. Concordo e condivido il tema sviluppato. La tecnologia però a tutt’oggi è troppo costosa, ancora incompleta e in continua evoluzione il che rende velocemente obsoleta la strumentazione acquistata in precedenza. Prima che sia possibile ammortizzare i costi per poter avere un vero vantaggio clinico ed economico per noi e per i pazienti è necessario che passi ancora tempo. Queste mie considerazioni riguardano più specificamente l’impronta digitale che ha ancora delle applicazioni limitate.

  2. Difatti la tecnologia digitale sta creando una divaricazione tra chi l’adopera (spesso abusandone, come i tanti che girano con lo sguardo incollato allo smart phone) e chi la subisce (quelli che parlano di crisi, ma in effetti sono superati dal web e dall’hi tech). Il mondo va in una certa direzione: oggi l’informazione vale più del denaro e l’istantaneità ha sconvolto il nostro modo di esprimerci (vedi social media). Tutto è in evoluzione vorticosa e il dentale stenta a mantenere il passo (l’impronta digitale è assai poco diffusa malgrado i grandi vantaggi per il paziente e per gli operatori), manca nel dentale la sana competizione che c’è in altri campi (vedi ios, android e facebook).

  3. Salve,
    analogici o digitali? Il dilemma è ormai anacronistico nell’era dell’Hi Tech.
    Tuttavia l’argomento si presta ad alcune riflessioni che proverò a elencare.
    La tecnologia fine a stessa non è mai stata risolutiva di problemi se non quando l’uomo ha saputo applicare la “scoperta ” nel settore giusto. Ricordo un caro amico a capo di una catena di ricerca di biotecnologie ebbene gli ingegneri sfornano strumenti innovativi di cui però non saprebbero effetivamente il campo di impiego. Qui entra in gioco, nel campo medico, l’esperienza diretta e “analogica” dell’operatore, medico o tecnico che sia, per poter dare giusta e compiuta applicazione alle nuove tecnologie: una tecnologia al servizio dell’uomo per migliorare il risultato, semplificare le procedure e ridurre i costi.
    Rientrano le nuove tecnologie nell’Odontoiatria in questi parametri?
    Su almeno due di questi parametri avrei dei seri dubbi.
    Migliorare i risultati: una capsula in metalceramica perfettamente eseguita contiene tali e tante informazioni che attualmente anche il tornio più accorsato non può riprodurre (solo un esempio).
    Ridurre i costi: gli investimenti per adottare le nuove metodiche sono tanti e tali che difficilmente si riescono a ridurre i costi, anzi.
    Per quanto riguarda la semplificazione delle procedure, essa diventa una magra consolazione se non riesco a offrire al mio paziente il massimo in termini di precisione e quindi di funzionalità del manufatto protesico.
    Quindi si torna all’analogico? Certo che no. Ben vengano le nuove tecnologie purchè lo “svezzamento” delle stesse non sia a carico di noi poveri odontoiatri e dei nostri pazienti. Le industrie facciano meno marketing e più ricerca applicata affinchè arrivino sul mercato quelle tecnologie che rispondano effettivamente alle tre priorità sopra elencate.
    Cordiali saluti.

    • Dunque sto vedendo che dentista moderno ha deciso di diventare social media stimolando il dibattito tra noi. Compito arduo in quanto nel DNA del dentista c’è un individualismo selvaggio che contrasta la trasversalità delle relazioni nei nuovi media. Sono comunque sicuro che fra qualche tempo le testate che non si convertono a social media sono destinate a morire. Dunque chapeau alla direzione editoriale di Dentista Moderno.

  4. C’è poco da commentare a un articolo come questo.
    Benvenga nella professione tutto ciò che ottimizza la precisione del lavoro e che ne facilita la gestione!

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