Fattori biologici nella frattura verticale di radice

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La frattura radicolare verticale (o longitudinale) costituisce una delle complicanze più gravi per un elemento dentario. Il dente interessato è sistematicaticamente soggetto a patologia – ad esempio ascessualizzazioni ricorrenti – e non può ricevere interventi di tipo risolutivo, al di fuori dell’estrazione. Le fratture di questo tipo si configurano pertanto a tutti gli effetti come danni catastrofici.

Le fratture radicolari verticali possono essere classificate come complete o incomplete. Interessano prevalentemente elementi trattati endodonticamente in soggetti adulti (soprattutto nella fascia over-40). Possono essere interessati, in una certa misura, anche i forti bruxisti e gli sportivi: entrambe queste categorie possono avvalersi di dispositivi protettivi individuali.

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Ricollegandosi a quanto detto in precedenza, è probabile che il dente fratturato sia stato precedentemente trattato in maniera estensiva e/o reiterata. Si fa riferimento a otturazioni grosse e inveterate, trattamenti canalari aggressivi, con un possibile eccesso nella rimozione della dentina canalare o nella compattazione del materiale, inserimento di perni fusi o di altro tipo. Nel suo lavoro, Llena-Puy indica un tempo medio di insorgenza pari a 54 mesi per la complicanza, indipendentemente dal fatto che si tratti del primo trattamento canalare o di un ritrattamento.

In ambito endodontico sono state proposte varie misure preventive atte a ridurre la possibilità di sviluppare lesioni di questo tipo, anche a distanza dal trattamento. Anche per questo oggi trovano diffusione approcci endodontici maggiormente conservativi, sia nella fase di accesso alla camera che nell’alesaggio dei canali (da evitare in questo senso preparazioni canalari troppo estese e affusolate).

Anche le fasi di provvisorizzazione sono dei momenti delicati: il dente giudicato a rischio andrà messo in una forma di occlusione protetta e il paziente andrà debitamente istruito.

Diagnosi e problematiche legate alla frattura verticale di radice

La diagnosi delle fratture non è sempre agevole, anche nel caso di sospetto ragionevole. Khasnis e colleghi, nello studiare tali difficoltà, sottolineano come la diagnosi finale sia più facilmente di pertinenza endodontica, sia per il fattore causale sia per il quadro sintomatologico. In realtà non sono infrequenti le lesioni pseudoparodontali, che risultano tanto più indicative nell’ambito di un quadro generale di salute.

La frattura predispone all’azioni di diversi agenti irritanti: batteri e loro metaboliti, materiale necrotico di origine pulpare, materiali da otturazione dislocati e persino residui alimentari spinti all’interno dall’atto masticatorio. La proliferazione batterica, in particolare, potrebbe essere favorita dalla comunicazione diretta tra lo spazio endodontico e quello parodontale. Ciò favorirebbe anche la formazione di un difetto, responsabile del tipico sondaggio puntiforme. Per quanto questa teoria risulti dibattuta, è indiscutibile il fatto che la frattura induca una considerevole esposizione canalare.

Fattori biologici nella frattura verticale di radice - Ultima modifica: 2017-11-28T07:12:58+00:00 da redazione

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