La fitness della corona protesica costituisce un fattore importante nell’ottica della funzionalità e mantenimento a lungo termine. Nel caso della protesi su impianto, la fitness consiste normalmente nella somma tra fit passivo, ovvero la stabilità e la mancanza di tensioni in assenza di un carico esterno, e adattamento marginale.

Per quanto riguarda il tipo di ritenzioni, si distinguono due grandi famiglie: protesi su impianti cementate e protesi avvitate. Per queste ultime si considera, invece, solamente il fit passivo. La mancanza del mezzo di compensazione rappresentato dal cemento, in questi casi, rende più complessa la passivazione della corona. Un ulteriore limite della protesi avvitata è rappresentato dalla presenza, in corrispondenza del piano occlusale, del foro per la vite passante. D’altra parte, anche la protesi cementata ha limitazioni, legate per esempio alla presenza di eccessi di materiale da cementazione o alla maggiore difficoltà di rimozione.

Pubblicità

Per ovviare a tali problematiche, è stata percorsa la strada della protesi ibrida o, in completa opposizione e nell’ottica di un superamento effettivo, sono state studiate delle vere e proprie alternative.

Il sistema di fissazione senza cemento (cementless fixation, CL.F) costituisce una nuova tipologia di protesi su impianto: prende in realtà spunto dalla protesi cementata ma prevede l’impiego di resina composita, che viene ribasata tra la corona e l'abutment. La ritenzione deriva dalla forza di attrito statica che si crea, appunto tra abutment e composito. Rispetto ai modelli in vitro, nell’ambiente orale la ritenzione del sistema è aumentata per la relativa espansione del composito stesso, il cui coefficiente di espansione termica è maggiore di quello del moncone in titanio.

Il principio facilita l'adattamento marginale della corona, fattore che influisce sulla deposizione di placca, l’infiltrazione microbica e, conseguentemente, sul rischio di sviluppo di perimplantite.

L'infiltrazione marginale in un nuovo sistema senza cemento

Recentemente, un gruppo di lavoro coreano ha condotto uno studio in vitro, pubblicato sul Journal of Advanced Prosthodontics, atto proprio a valutare la fitness marginale del nuovo sistema, confrontandolo con quella del classico cementato.

Gli sperimentatori hanno allestito 20 campioni costituiti ciascuno da un analogo da laboratorio dell'impianto, un abutment in titanio con una parete assiale conica di 2 gradi e una corona in zirconia. 10 campioni sono stati ribasati con resina composita e, dunque, trasformati in sistemi CL.F. La metà rimanente delle corone è stata cementata con un prodotto all'ossido di zinco eugenolo.

Tutti i campioni sono quindi stati sottoposti prima a sterilizzazione, poi incubati in una coltura di Prevotella intermedia. A quel punto, le corone sono state rimosse ed sono state eseguite una conta delle unità formanti colonie batteriche (CFU) a livello dell’interfaccia e una valutazione della vitalità delle cellule batteriche misurando la bioluminescenza dell’ATP.

Pur con la limitazione del modello in vitro, l’indagine ha evidenziato differenze significative a favore del nuovo sistema. Tale risultato, oltre che determinare la maggiore resistenza all’infiltrazione microbico, è stato letto dagli autori come indice indiretto di un preciso fitting marginale.

Riferimenti bibliografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7449824/

 

Fitting marginale e infiltrazione batterica nel cementless fixation system implantare - Ultima modifica: 2020-09-10T07:13:18+00:00 da redazione
Fitting marginale e infiltrazione batterica nel cementless fixation system implantare - Ultima modifica: 2020-09-10T07:13:18+00:00 da redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome