Evidenze recenti e di interesse clinico nella rivascolarizzazione del dente immaturo necrotico

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Nel soggetto in crescita, il trattamento di un elemento permanente necrotico con apice immaturo presenta complessità clinica spesso rilevante, determinata da pareti radicolari sottili e forame apicale ampio. L’approccio tradizionale consiste nell’apicificazione con cementi a base di idrossido di calcio, per poi attuare in un secondo momento una terapia canalare convenzionale. Alcuni Autori sottolineano tuttavia come tale protocollo sia soggetto a un tasso di successo non elevatissimo (attestabile intorno al 74%) ed esponga il dente a un aumentato rischio di frattura. Il posizionamento di MTA in sede apicale rappresenta un’alternativa che però mantiene il difetto di non favorire la rigenerazione del complesso pulpo-dentinale, con una progressione ridotta della genesi radicolare (allungamento pari al 6% secondo gli studi di Chen e Jadhav, entrambi risalenti al 2012).

Rivascolarizzazione del dente ad apice immaturo: concetti di base

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La metodica della rivascolarizzazione si pone l’obiettivo di superare proprio tali limitazioni. Concettualmente, la procedura consiste nell’indurre, all’interno dello spazio endodontico disinfettato, l’organizzazione di un coagulo ematico che faccia da guida per la migrazione dalla regione apicale di precursori cellulari. La disinfezione rappresenta appunto una fase particolarmente critica, essendo controindicata la strumentazione canalare: accanto alla normale soluzione irrigante a base di ipoclorito di sodio, gli autori suggeriscono l’apposizione di una pasta contenente 3 principi attivi antibiotici differenti: ciprofloxacina, metronidazolo e minociclina.

Nel 2016, Conde e colleghi hanno condotto una revisione riguardante lo stato attuale delle evidenze riguardanti l’efficacia del protocollo di rivascolarizzazione.

La sintesi qualitativa finale rappresenta l’espressione di un totale di 75 lavori scientifici, soprattutto case report (69%) o piccoli case series (15%), facenti riferimento a un ammontare di 367 casi clinici. 21 casi sono andati incontro a fallimento lungo un follow-up medio di 17.6 mesi. Il success rate che ne risulta pare pertanto complessivamente alto (94%), seppur meritevole di correzione per difetto proprio per la natura degli studi da cui viene ricavato.

La definizione di successo tiene comunque conto di più criteri: risoluzione di periodontite apicale, allungamento della radice e maturazione dell’apice. A tale riguardo, lo studio di Jeeruphan (2012) riferisce un allungamento medio pari al 14.9%, oltre a un aumento di spessore del 28.2%, e un survival rate del 100%, contro il 95% (comunque molto positivo) del MTA e il 77.2% della metodica convenzionale, dato quest’ultimo in linea con quanto enunciato in precedenza.

In ultima analisi, gli Autori hanno vagliato quanto riportato in Letteratura a proposito della natura del tessuto neoformato a seguito del trattamento. L’obiettivo ideale sarebbe la contemporanea formazione di tessuto di tipo pulpare e di dentina, condizione al momento esclusa dai pochi studi istologici.

Nell’interesse clinico, tali dati sembrano indirizzare verso un cauto ottimismo nei confronti della metodica di rivascolarizzazione, riservata a casi selezionati.

Riferimenti bibliografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27770435

https://onlinelibrary-wiley-com.pros.lib.unimi.it:2050/doi/full/10.1111/iej.12711

Evidenze recenti e di interesse clinico nella rivascolarizzazione del dente immaturo necrotico - Ultima modifica: 2018-12-28T11:45:43+00:00 da redazione

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